La guerra tra Israele e Hamas entra in una nuova fase critica, mentre l’emergenza umanitaria a Gaza si aggrava e i negoziati per un cessate il fuoco sembrano arenarsi. Il governo israeliano ha infatti respinto la proposta di tregua quinquennale avanzata da Hamas in cambio della liberazione degli ostaggi. Un alto funzionario politico israeliano, in forma anonima, ha confermato il rifiuto della proposta di Hamas per una tregua di cinque anni. “Non accetteremo un cessate il fuoco che permetta ad Hamas di riarmarsi e riprendersi per lanciare nuove offensive contro Israele”, ha dichiarato. Israele intende invece proseguire il processo negoziale per il rilascio degli ostaggi, pur mantenendo una strategia militare graduale. Tra le richieste israeliane rientrano il disarmo di Hamas e l’esilio dei suoi leader, con l’Algeria tra i possibili paesi disposti ad accoglierli. Hamas, tuttavia, ha finora respinto ogni ipotesi di disarmo. Nel frattempo, l’Egitto ospita nuovi negoziati nel tentativo di mediare un accordo globale: il piano discusso prevede il rilascio graduale dei prigionieri, il ritiro israeliano dalla Striscia, la creazione di un comitato internazionale per la ricostruzione e garanzie di sicurezza per un periodo di 5-7 anni. Tuttavia, nonostante alcuni segnali di apertura, parte della leadership di Hamas a Gaza continua a opporsi a queste condizioni. Allo stesso tempo, la comunità internazionale aumenta la pressione su Israele per l’apertura dei corridoi umanitari, ma la Striscia continua a essere teatro di una crisi umanitaria senza precedenti. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, nelle ultime 24 ore gli attacchi israeliani hanno provocato 57 vittime, portando il bilancio complessivo, aggiornato dal comitato di monitoraggio delle persone scomparse, ad almeno 52.423 morti e 117.639 feriti dal 7 ottobre 2023. Dalla fine del cessate il fuoco del 18 marzo scorso, si contano 2.222 morti e 5.751 feriti.
Accuse incrociate tra Israele e ONU
L’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha nuovamente chiesto a Israele di porre fine all’assedio, denunciando un ciclo continuo di violenza e privazioni. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha parlato di “un nuovo inferno” scatenatosi sulla popolazione di Gaza, con morti, amputazioni, fame e sfollamenti di massa. La situazione è sotto esame anche alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell’Aia, che ha aperto una settimana di udienze sugli obblighi umanitari di Israele. Rappresentanti di 38 paesi e diverse organizzazioni internazionali si alternano a esporre le loro dichiarazioni, mentre le Nazioni Unite chiedono un parere consultivo urgente sulla necessità di garantire aiuti senza ostacoli alla popolazione palestinese. Anche il governo tedesco, tramite il portavoce del Ministero degli Esteri Sebastian Fischer, ha invitato Israele a consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e a raggiungere un cessate il fuoco. “L’urgenza di questa richiesta aumenta ogni giorno che passa”, ha dichiarato Fischer, esortando anche alla liberazione degli ostaggi, tra cui cittadini tedeschi. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar ha accusato le Nazioni Unite e l’UNRWA di “strumentalizzare il diritto internazionale” per delegittimare Israele. Sàar ha contestato la legittimità del procedimento presso la CIG, definendolo “un circo”, e ha denunciato l’impiego di terroristi di Hamas tra il personale UNRWA. Durante una conferenza stampa a Gerusalemme, un grande schermo proiettava i volti del segretario generale ONU Antonio Guterres e del commissario dell’UNRWA Philippe Lazzarini sotto il titolo “J’accuse”, richiamando l’affaire Dreyfus. Israele ha deciso di non partecipare al procedimento, ribadendo che il vero responsabile delle sofferenze di Gaza sarebbe Hamas e non lo Stato ebraico.
Netanyahu contro il capo dello Shin Bet
La situazione politica israeliana si complica ulteriormente. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito “bugiardo” Ronen Bar, capo dello Shin Bet, nel contesto di una battaglia legale in corso. Bar aveva accusato Netanyahu di avergli ordinato di spiare i manifestanti antigovernativi durante le proteste del 2023. Il licenziamento di Bar, sospeso dalla Corte Suprema, ha innescato manifestazioni di massa e divisioni profonde tra il governo e le istituzioni di sicurezza. Netanyahu, in una dichiarazione giurata, ha negato ogni accusa, affermando che “non ci sono prove” contro di lui.
Tensioni in Libano e Yemen
Parallelamente un raid israeliano ha colpito nuovamente la periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah. È il terzo attacco diretto all’area dopo il fragile cessate il fuoco del novembre scorso. Da parte loro gli Stati Uniti hanno effettuato nuovi raid aerei sullo Yemen, provocando, secondo i media controllati dagli Houthi, la morte di almeno 30 persone.