Il florovivaismo italiano celebra un traguardo storico nel 2024, con un valore complessivo che tocca i 3,3 miliardi di euro. Il merito di questo successo va in gran parte all’export, che chiuderà l’anno con un volume di 1,3 miliardi di euro, e al lavoro incessante delle 19mila imprese impegnate nella produzione di piante e fiori di alta qualità su un’estensione di 30mila ettari. Questi dati emergono dal primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal Centro Studi Divulga e da Ixè in collaborazione con Coldiretti, presentato nell’ambito di Myplant & Garden, uno dei più prestigiosi eventi internazionali dedicati ai professionisti del verde. La manifestazione, che accoglie oltre 800 espositori e operatori del settore provenienti da tutto il mondo, ha visto la partecipazione di numerose figure di spicco, tra cui il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera Mirco Carloni, l’Assessore regionale lombardo Alessandro Beduschi, Valeria Randazzo, Exhibition manager di Myplant & Garden, e altri rappresentanti istituzionali e imprenditoriali.
Il florovivaismo si conferma un comparto strategico non solo per l’agricoltura e l’economia italiana, ma anche per il suo impatto sociale e ambientale. Ma le imprese del settore devono affrontare sfide sempre più pressanti, aggravate dalla situazione geopolitica e dai cambiamenti climatici. Secondo il rapporto Divulga/Ixè, il conflitto in Ucraina ha provocato un aumento esponenziale dei costi di produzione: +83% per i prodotti energetici, +45% per i fertilizzanti e +29% per sementi e piantine rispetto al 2020.
La resilienza delle imprese
A pesare ulteriormente sul settore è la concorrenza sleale derivante dalle importazioni a basso costo, in particolare dall’Olanda, la cui posizione strategica attraverso il porto di Rotterdam consente spesso la ‘triangolazione’ delle merci, facendole risultare come prodotti di provenienza comunitaria. Anche i mercati extra-Ue, come Cina, Thailandia ed Ecuador, rappresentano una minaccia per la filiera italiana, soprattutto nel commercio di fiori recisi. Un altro fattore di rischio per le aziende florovivaistiche è rappresentato dal cambiamento climatico. Negli ultimi tre anni, il 66% delle imprese ha subito danni legati a eventi climatici estremi come grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità. Oltre a minare la produttività, questi fenomeni hanno reso più difficoltosa la gestione delle coltivazioni, contribuendo all’aumento dei costi e alla riduzione dei margini di guadagno.
L’insieme di questi fattori porta oltre un terzo delle imprese florovivaistiche a segnalare difficoltà economiche. Tra le principali problematiche segnalate dagli operatori vi sono: l’aumento dei costi (primo posto), la burocrazia e i vincoli normativi (secondo posto), l’impatto climatico (terzo posto), la carenza di manodopera qualificata (quarto posto) e le distorsioni nella filiera commerciale (quinto posto).
“Servono misure concrete”
Di fronte a questo scenario, Coldiretti lancia un appello affinché vengano adottate misure urgenti per sostenere il settore. “Il rapporto Divulga/Ixè fotografa i record del florovivaismo Made in Italy ma fa suonare anche campanelli d’allarme da non sottovalutare – afferma Prandini –. La redditività delle imprese è sempre più sotto pressione a causa dell’aumento dei costi e della concorrenza sleale. Per questo dobbiamo affermare con forza il principio di reciprocità delle regole: senza una parità di condizioni, rischiamo di vanificare gli sforzi fatti per garantire produzioni sostenibili e di qualità”. Tra le soluzioni proposte da Coldiretti vi è la richiesta di maggiori controlli sulle importazioni per garantire il rispetto degli standard fitosanitari, ambientali e dei diritti dei lavoratori. Si sottolinea, inoltre, l’importanza di potenziare la promozione del florovivaismo italiano, valorizzandone il contributo alla salute pubblica e alla lotta all’inquinamento. Infine, si chiede un maggiore riconoscimento del comparto all’interno della Politica agricola comune e delle politiche di sviluppo rurale, affinché possa ottenere il supporto necessario per affrontare le sfide future.