“Colpiremo ancora”. È la minaccia diretta lanciata dall’Ayatollah Ali Khamenei, guida Suprema dell’Iran, parlando da Teheran nella cerimonia in commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah ucciso in un raid israeliano a Beirut. “Se necessario colpiremo ancora”, scandisce Ali Khamenei, nel definisce Israele ”un vampiro”. Per l’Ayatollah, riapparso in pubblico con un fucile al fianco, si arriverà alla ”rimozione della vergognosa esistenza” di Israele.
Nel mirino il nuovo capo di Hezbollah
Sul campo di battigia le cose vanno in altro senso. Secondo l’esercito israeliano, l’attacco aereo avvenuto durante la notte a Beirut ha preso di mira il quartier generale dell’intelligence di Hezbollah. Al momento, l’esercito non ha voluto rivelare chi si trovasse nel bunker sotterraneo nella periferia meridionale di Beirut, la roccaforte di Hezbollah nota come Dahiyeh, durante l’attacco. Secondo quanto riportato dal New York Times e da Axios, l’obiettivo era Hashem Safieddine, il capo del consiglio esecutivo di Hezbollah che dovrebbe essere il successore di Hassan Nasrallah dopo il suo assassinio della scorsa settimana. Ieri inoltre sono stati sferrati due nuovi attacchi dell’esercito israeliano che hanno preso di mira la periferia sud di Beirut. Si sono udite forti detonazioni a chilometri dalla capitale del Libano.
Sepoltura non c’è data e luogo
Sui funerali di Nasrallah, ieri Hezbollah ha smentito le notizie circolato nelle ultime ore secondo cui il segretario generale del partito, sarebbe stato sepolto ”temporaneamente in un luogo segreto”. Secondo fonti del movimento sciita libanese, ”non è stata ancora presa alcuna decisione riguardo la data e il luogo della sepoltura”.
Piantedosi al G7: massima attenzione
La situazione in Libano ha riflessi anche sul livello di sicurezza in Italia. “L’acuirsi del conflitto israelo-palestinese ci impone un rafforzamento dell’attenzione. In riferimento agli scenari di alimentazione di circuiti terroristici confermo che sono sempre in nostra massima considerazione ma non ci sono rilievi di intelligence o di forze di polizia che ci facciano segnare che ci sia qualcosa di particolare che possa destare il nostro allarme”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in conferenza stampa al termine del G7 dell’Interno a Mirabella Eclano (Avellino). Piantedosi ha ricordato che “in Italia da ormai un anno, dall’inizio del conflitto, pratichiamo un livello di massimo innalzamento sotto tutti i punti di vista dei presidi di attenzione. Su questo mi sentirei rassicurare. I problemi principali ce li abbiamo come riflessi dell’ordine pubblico interno, abbiamo visto l’esperienza di quest’anno. Questo conflitto ha determinato una radicalizzazione delle posizioni di discussione nel dibattito interno, legittime in quanto tali ma che in alcuni casi hanno visto compiere alcune azioni, una pratica di fare manifestazioni che poi non sempre fossero immuni da preoccupazioni su disordini”.
Crosetto: possibile invio di 200 carabinieri a Gerico
“Oggi a Gaza è richiesto il nostro intervento dei Carabinieri italiani”. Così il ministro della difesa, Guido Crosetto, nel suo discorso in occasione della cerimonia di avvicendamento del nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa, nell’aeroporto militare di Ciampino. Due giorni fa, in commissione difesa, Crosetto aveva inoltre riferito della richiesta da parte degli Stati Uniti per l’invio di 200 carabinieri a Gerico, in Cisgiordania, per formare le forze di polizia palestinesi. “Nei momenti di difficoltà e nei luoghi peggiori come adesso a Gaza viene richiesto l’aiuto di duecento Carabineri italiani”, ha detto Crosetto nel suo discorso all’aeroporto, “viene richiesto un approccio italiano perchè probabilmente il nostro modo di svolgere le missioni internazionali da parte di tutte le forze armate, in questo caso dei Carabinieri, ci ha resi credibili e ci ha resi capaci di gettare ponti anche tra sponde che non comunicano e di essere in quella zona accettati sia da Israele sia da parte dei palestinesi”.
Rifugi libanesi non c’è spazio
Emergenza umanitaria in Libano dove la maggior parte dei quasi 900 rifugi per sfollati sono quasi pieni e il confine con la Siria è inagibile dopo gli ultimi attacchi israeliani. “La maggior parte dei quasi 900 rifugi collettivi istituiti dal governo in Libano non hanno più capienza”, ha dichiarato l’Unhcr in conferenza stampa a Ginevra. “Con l’arrivo dell’inverno, l’agenzia Onu per i rifugiati teme che le condizioni per le persone colpite dall’escalation del conflitto in altri Paesi non faranno che peggiorare”. Già adesso, secondo quanto riferito dall’Onu, le persone in fuga dagli attacchi israeliani dormono sempre più all’aperto. Secondo il governo libanese, più di 300 mila persone, la maggior parte delle quali siriane, hanno attraversato il confine dal Libano alla Siria negli ultimi 10 giorni per sfuggire ai crescenti bombardamenti israeliani. Ma il valico di frontiera di Masnaa, da cui decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra in Libano hanno attraversato la Siria nelle ultime due settimane, è stato “bombardato in modo molto significativo”, limitando la capacità delle persone di fuggire.