giovedì, 14 Novembre, 2024
Politica

Meloni si candida alle Europee: “Sarò capolista ovunque”

L’annuncio del Premier: “L’obiettivo è mandare la Sinistra all'opposizione anche a Bruxelles”

“Ho deciso di scendere in campo per guidare Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo. Lo faccio perché oltre a essere il Presidente di FdI sono anche il leader dei Conservatori europei, che vogliono avere un ruolo decisivo nel cambiare rotta alle politiche europee. Votandoci si voterà per dare ancora più forza al nostro governo in Italia e in Europa. Lo faccio perché mi sono sempre considerata un soldato e i soldati quando devono non esitano a schierarsi in prima linea”. Dunque, come ampiamente previsto, Giorgia Meloni ha confermato i rumors delle ultime ore in merito alla sua candidatura alle Europee di giugno. L’annuncio è stato fatto direttamente dal palco allestito in piazza Primo Maggio in quel di Pescara, dove ieri si è conclusa la Conferenza programmatica del primo partito del Paese. “Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome di battesimo alle europee” ha detto Meloni, rivendicando le sue radici popolari: “Mi hanno chiamata pesciarola, borgatara… Ma io sono fiera di essere una persona del popolo. Se volete dirmi che ancora credete in me scrivete sulla scheda Giorgia, perché io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà”.

“Occasione storica”

Chiaramente il discorso del Premier dal cuore dell’Abruzzo è stato particolarmente incentrato sul voto dell’8 e 9 giugno, “un’occasione storica”, ha detto, “per spostare l’asse delle scelte dell’Europa a Destra”. Obiettivo, per il leader di FdI, portare quindi anche in Europa il modello italiano: “Vogliamo creare una maggioranza che metta insieme le forze di Centrodestra e mandare all’opposizione la Sinistra anche a Bruxelles. È un’impresa difficile, ma possibile e dobbiamo tentare”, ha spiegato facendo riferimento a chi “in queste settimane sta confondendo i piani tra la maggioranza in Parlamento europeo e la futura Commissione, per insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti”. Da qui una precisazione senza mezzi termini: “Quando noi diciamo mai con la Sinistra non stiamo utilizzando uno slogan buono per la campagna elettorale da buttare via il giorno dopo del voto. Le nostre idee saranno sempre incompatibili con quelle della Sinistra. Parliamo di qualcosa che è nel nostro dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles”.

Meloni ha voluto precisare che continuerà a lavorare alle attività governative e dunque “non toglierò un solo minuto per fare campagna elettorale suo mio nome. Siccome non sono la segretaria del Partito democratico sono sicura che il partito mi darà una mano in questo senso”, ha detto con ironia.

“Alzare la posta”

Per Meloni le elezioni europee devono essere l’occasione per alzare la posta per cambiare l’Europa: “Nella nostra storia ci hanno dato tante volte per sconfitti, ci hanno detto che eravamo senza speranza e destinati a scomparire. Lasciate che lo dicano anche stavolta e mentre si crogioleranno in questa loro rassicurante speranza noi continueremo a lavorare con determinazione come sempre fatto e chissà se anche stavolta non si riesca a smentire i pronostici”, ricordando le elezioni di un anno e mezzo fa.

Meloni ha comunque colto l’occasione per ribadire che la coalizione di Centrodestra non ha mai professato l’antieuropeismo: “Non prendiamo di certo lezioni di europeismo dagli eredi dell’Unione Sovietica, che oggi vogliono riformare i trattati per avere un’Europa federale, che si tradurrebbe nel trasferire più competenze dai Paesi alla Commissione europea”.

Ha quindi parlato di dibattito surreale quello in merito a chi debba essere il nuovo Presidente della Commissione europea prima del voto: “È un discorso alimentato ad arte, da politici abituati ad apparecchiarsi le spartizioni senza ascoltare il risultato elettorale, senza ascoltare quello che dicono i cittadini. Non è il nostro costume”.

Tra gli obiettivi che si pone Meloni per l’Europa, c’è quello di difendere il Made in Italy, “per contrastare l’Italian sounding, quei prodotti che nulla hanno di italiano, ma che si spacciano per italiano, per tentare di imporsi sui mercati mondiali a discapito di chi produce veramente in Italia. Vale per il formaggio, vale per l’abbigliamento, vale perfino per le automobili”.

Critiche all’Ue

Non so mancate le critiche all’operato dell’Ue, per esempio in merito alla direttiva sulle case green (“Non ha tenuto conto su alcune specificità, è stata pensata malissimo”) o la decisione di stoppare la produzione di auto a diesel e benzina dal 2035(“Nessuno nega che l’elettrico possa essere una parte della soluzione per la decarbonizzazione dei trasporti, però io nego che possa essere l’unica. Sostenere il contrario è semplicemente un’idiozia, che diventa suicida quando lo si fa senza tenere conto che l’elettrico viene prodotto da nazioni che non rispettano neanche lontanamente i vincoli ambientali a cui sono sottoposte le nostre aziende”.

Ma non sono mancate nuove parole di bocciatura verso il Superbonus, voluto dall’ultimo governo Conte: “È la più grande patrimoniale al contrario mai fatta in Italia. Parliamo di un provvedimento che ha consentito di ristrutturare gratis soprattutto seconde case, case di pregio, scaricando il costo sulle tasche di tutti, anche di chi una casa non ce l’aveva, per un peso complessivo di oltre 200 miliardi di euro, circa 65 in più di quanto ci costa l’intero fondo sanitario nazionale in un anno”.

La battuta su Salvini

A latere, Meloni ha fatto una battuta sul leader della Lega Matteo Salvini, che ieri, a differenza del numero uno di Forza Italia Antonio Tajani (ma anche del leader dell’Udc Lorenzo Cesa e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi) ha disertato la convocazione pescarese, collegandosi solo in videocollegamento preferendo restare a Roma con la famiglia: Un grazie a tutti i presenti, compresi gli alleati di governo, esteso anche ‘a Matteo, anche se ci ha preferito il ponte… Scherzo, so che ci teneva a essere con noi ma so quanto è difficile per noi genitori”. Per dovere di cronaca, il numero del Carroccio ha detto la sua in merito allo stato di salute dell’esecutivo: “Ci si metta l’anima in pace, le prossime elezioni politiche si terranno nel 2027, alla naturale scadenza del mandato”.

Da segnalare anche la standing ovation che la platea di Fratelli d’Italia ha dedicato alla memoria di Luigi Berlinguer nel corso di un’intervista che ha visto di fronte la figlia Bianca (giornalista della Rai) e il Presidente del Senato Antonio La Russa.

Schlein critica

Il discorso di Meloni non è piaciuto per niente (eufemismo) alla Segretaria del Pd Elly Schlein: “Un’ora di discorso senza nemmeno nominare la sanità pubblica e le infinite liste d’attesa che si allungano per i suoi tagli. Senza nemmeno citare i salari bassi, la precarietà, la sicurezza sul lavoro di fronte a 1041 morti nel 2023. È nel paese delle meraviglie, seppellisce i problemi sotto un fiume di retorica”. Il problema, per la Schlein, è che “la Presidente del Consiglio si divide tra palazzo Chigi e la propaganda di TeleMeloni, ha perso il contatto con la realtà”.

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