giovedì, 16 Maggio, 2024
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Dopo lo scippo di Putin Urso e Tajani in difesa di Ariston

Dopo la decisione del governo russo di procedere al trasferimento temporaneo della sussidiaria russa dell’azienda italiana Ariston Thermo Group, alla russa GazpromHousehold Systems Jsc, società produttrice di elettrodomestici che fa capo a Gazprom, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto una conversazione telefonica con Paolo Merloni, presidente di Ariston, per un confronto sulla situazione in corso e per esprimere la vicinanza del Governo, “pronto a tutelare l’azienda in ogni sede”. Il ministro Urso incontrerà a Pescara il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, nella cui area di Fabriano la multinazionale italiana ha la sede centrale e operativa, mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore della Federazione russa in Italia. Il Governo vuole chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group ed è al lavoro anche con Bruxelles, in raccordo con la Germania, perché con la Ariston il Cremlino ha trasferito a Gazprom anche la filiale Bosch.

Ariston da 20 anni in Russia

Il gruppo Ariston, in una nota, ha comunicato di essere”attivo industrialmente nella Federazione Russa da quasi 20 anni e con rapporti molto corretti con le istituzioni locali, non è stato informato preventivamente del decreto ed è estremamente sorpreso da questa iniziativa”. Il Gruppo spiega di aver appreso del decreto russo che colpisce la filiale nazionale Ariston da notizie di stampa e di aver recuperato il decreto presidenziale firmato dal Presidente Putin solo dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Russa. “In attesa di spiegazioni sull’inatteso provvedimento, stiamo valutando le implicazioni, anche dal punto di vista della governance e della gestione” conclude la nota.

Pagati al fisco russo 100 milioni

Il Gruppo Ariston possiede uno stabilimento di produzione dedicato al riscaldamento dell’acqua situato fuori San Pietroburgo (con circa 200 dipendenti diretti e indiretti), che produce prodotti avanzati ad alta efficienza per il mercato domestico, un centro di eccellenza per lo sviluppo prodotto locale e un ufficio commerciale ufficio a Mosca. Il gruppo ha generato circa 100 milioni di euro di fatturato nella Federazione Russa nell’anno fiscale 2023 e ha una significativa base patrimoniale per operare nel mercato locale, risultato di quasi due decenni di investimenti.

Ritorsioni di Mosca

Il Servizio di Azione Esterna Ue, intervenendo sulla decisione del Cremlino, ha definito la mossa “ennesima prova del disprezzo della Russia per il diritto e le regole internazionali” e chiesto a Mosca di “revocare queste misure e a cercare soluzioni accettabili con le aziende europee”. Dall’inizio della guerra la Russia ha messosotto “gestione temporanea” i beni di alcune aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioniper le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni e per il congelamento del patrimonio russo in Europa e Stati Uniti. Il provvedimento è stato deciso anche per Danone e Carlsberg. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell’Agenzia Rosimushchestvo.

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