sabato, 11 Maggio, 2024
Società

Papa Francesco e l’IA. Insegnare l’umanità agli algoritmi

Dopo l’annuncio del Premier Meloni della presenza del Pontefice al G7, Governo e Vaticano in sintonia su tecnologia e scelte etiche

Una buona notizia la partecipazione di Papa Francesco ai lavori del prossimo G7 nella sessione dedicata all’Intelligenza artificiale. Una presenza che assume più significati e la si può declinare in riflessioni che ci auguriamo siano accolte e rese operative dal leader di Governo e capi di Stato. Il ruolo del Vaticano in questo contesto non è solo di rappresentanza perché la Santa Sede su temi della innovazione e in particolare sulle possibilità e rischi della Intelligenza artificiale ha sviluppato un intenso dibattito. Un confronto che ha portato alla luce nuove e impegnative proposte, in primo luogo il salvare e salvaguardare l’elemento umano. Il percorso promosso dalla Santa Sede per dar vita a “un’etica agli algoritmi”, ha un protagonista con Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione Algoritmi del Dipartimento per l’informazione e l’editoria a Palazzo Chigi, a cui si aggiunge il lavoro prezioso di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che da anni sottolinea l’importanza dell“algoretica” cioè l’applicazione di principi e valori sugli algoritmi.

Una tecnologia umana

L’annuncio della presenza del Pontefice al summit in Puglia che si terrà dal 13 al 15 giugno è stato dato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che ha sottolineato come l’Intelligenza artificiale avrà un impatto eccezionale sul presente e sul nostro futuro. Un fronte nuovo e imprevedibile che ha aperto molteplici interrogativi, molti dei quali sono rimasti sospesi. Ad esempio, come garantire la trasparenza dei processi informativi? Come rendere possibile un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà? Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente? Solo per citare alcune domande, che attengono alla partecipazione democratica.

Governo e Vaticano

Una prima indicazione sul come affrontare i nuovi capitoli dello sviluppo tecnologico ci arriva da Papa Francesco. Una idea che possiede in sé una punta di ottimismo: “Non bisogna avere paura dell’IA ma bisogna governarla”, sottolinea il Pontefice nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali. L’obiettivo è sapere governare questa nuova frontiera e non subirla. “La paura non è mai una buona consigliera e rischia di indebolire ogni intervento”, osserva Papa Francesco. C’è un aspetto, inoltre, su cui padre Benatti e con lui monsignor Paglia insistono, quello di una definizione delle regole, che non siano solo elementi matematici connessi all’economia, ma che si realizzi un sistema di norme basate su principi etici e sociali. L’impegno espresso dal presidente Meloni e quello della Santa Sede su questo terreno convergono. Entrambi sono sostenitori dello sviluppo di meccanismi di governance per assicurare che l’IA sia incentrata “sull’uomo e controllata dall’uomo, ovvero che mantenga al centro la persona e abbia la persona come suo ultimo fine”, commenta il premier nel solco della visione del Vaticano. Un camminino che la Santa Sede ha avviato con la “Rome Call for AI Ethics”, un percorso che porta a dare applicazione concreta al concetto di algoretica, ovvero dare un’etica agli algoritmi.

Ascoltare la voce del Papa

L’Italia ha suggellato il presidente Giorgia Meloni “intende portarlo all’attenzione degli altri leader in occasione del vertice in Puglia”. Noi ci auguriamo che non siano solo annunci ma che ci sia l’impegno concreto di tutti non solo del Governo ma delle forze di opposizione, dei partiti, che coinvolga grandi istituzioni come la Banca d’Italia, le Università, le Associazioni di categoria. Nel G7 capi di Stato e di Governo ascoltino con attenzione le indicazioni del Papa perché la sua voce è in primo luogo un racconto di pace, di rispetto della persona, del creato e di tutto ciò che può rendere migliori noi stessi e le società che dovranno lottare contro nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianze.

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