mercoledì, 1 Maggio, 2024
Ambiente

Riscaldamento globale: danni pari a 38mila miliardi di dollari ogni anno fino al 2050

“Anche se le emissioni di CO2 venissero ridotte in modo significativo a partire da oggi, l’economia globale subirebbe un calo del reddito del 19% entro il 2050 a causa del cambiamento climatico. I redditi medi in Italia si ridurrebbero del 15%, più che in Francia (13%) ma meno che in Grecia (17%) e Spagna (18%). Il danno complessivo annuale è stimato a 38 mila miliardi di dollari”. A riportare questi preoccupanti dati è un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, realizzato da tre ricercatori del Potsdam Institute per la ricerca sugli impatti climatici (PIK). Secondo lo studio, il danno economico stimato è sei volte maggiore dei costi di contenimento necessari per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi Celsius. Gli scienziati dell’Istituto di Potsdam hanno calcolato l’impatto futuro dei cambiamenti delle condizioni climatiche sulla crescita economica e sulla loro persistenza, sulla base di dati empirici provenienti da più di 1.600 regioni in tutto il mondo negli ultimi 40 anni. “Si prevede che la maggior parte delle regioni, tra cui il Nord America e l’Europa, vedranno un forte calo dei redditi. L’Asia meridionale e l’Africa saranno le più colpite. Ciò sarebbe causato dagli effetti dall’impatto del cambiamento climatico su vari aspetti rilevanti per la crescita economica, come le rese agricole, la produttività del lavoro o le infrastrutture”, dichiara Maximilian Kotz, scienziato PIK e tra i principali autori dello studio.

Doveroso ridurre le emissioni immediatamente

Nel complesso, secondo tale studio, il danno globale annuo è stimato a ben 38 mila miliardi di dollari e si prevede che aumenterà dai 19mila ai 59 mila miliardi di dollari entro il 2050. Per gli scienziati, tali danni, causati principalmente dall’aumento delle temperature, derivano anche dai cambiamenti nelle precipitazioni. Inoltre, se si prendono in considerazione altri eventi meteorologici estremi, come tempeste e incendi boschivi, è probabile che il danno aumenti ulteriormente. Leonie Wentz, scienziata del PIK e coautrice dello studio afferma: “Secondo la nostra analisi, il cambiamento climatico causerà danni economici significativi in quasi tutti i Paesi del mondo entro i prossimi 25 anni, compresi – sottolinea Leonie Wentz – i Paesi altamente sviluppati come Germania, Francia e Stati Uniti”. Nel rimarcare che tali perdite a breve termine sono “il risultato delle nostre emissioni passate”, la Wentz suggerisce che sia doveroso “ridurre le emissioni drasticamente e immediatamente, altrimenti, le diminuzioni economiche saranno ancora maggiori nella seconda metà di questo secolo, raggiungendo il 60% della media globale entro il 2100”.

Le proiezioni globali

Come spiegato nello studio, ad oggi le proiezioni globali dei danni economici causati dai cambiamenti climatici si concentrano tipicamente sugli impatti nazionali delle temperature medie annuali a lungo termine. Ma, includendo le più recenti prove empiriche sull’impatto del clima sulla crescita economica in più di 1.600 sotto-regioni in tutto il mondo, negli ultimi 40 anni e concentrandosi sui prossimi 26, i ricercatori sono stati in grado di proiettare i danni subnazionali derivanti dai cambiamenti di temperatura e di precipitazioni in modo molto dettagliato nel tempo e nello spazio, riducendo al contempo le grandi incertezze associate alle proiezioni a lungo termine. Per giungere alle conclusioni, gli scienziati hanno combinato modelli empirici con simulazioni climatiche all’avanguardia (CMIP-6). Inoltre, hanno valutato e considerato la persistenza degli impatti climatici sull’economia in passato.

Paesi dei tropici i più colpiti

Anders Levermann, capo del dipartimento di ricerca del Complexity Science del PIK e coautore dello studio, ha dichiarato: “Il nostro studio evidenzia notevoli disparità negli impatti climatici. I danni possono essere riscontrati quasi ovunque, ma i Paesi dei tropici saranno i più colpiti perché sono già caldi”. Pertanto, ulteriori aumenti della temperatura causeranno maggiori perdite economiche in queste aree. I risultati dello studio mostrano che proprio i Paesi con la minore responsabilità per il cambiamento climatico subiranno perdite di reddito maggiori del 60% rispetto ai Paesi ad alto reddito e del 40% maggiori rispetto a quelli con le emissioni più elevate. I Paesi dei tropici sono anche quelli con minori risorse per adattarsi agli impatti. “Noi decidiamo – sottolinea il ricercatore, rammentando come “un cambiamento strutturale verso un sistema di energia rinnovabile sia necessario per la nostra sicurezza. Se continuiamo sulla strada che stiamo seguendo attualmente – aggiunge Levermann – le conseguenze saranno catastrofiche. La temperatura della Terra si stabilizzerà solo se smettiamo di bruciare petrolio, gas e carbone”.

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