mercoledì, 1 Maggio, 2024
Società

La Comece: la promozione della donna non è legata alla promozione dell’aborto

Dopo il voto europeo intervengono i vescovi di tutta Europa

Inserire l’accesso all’aborto, in modo “sicuro e legale”, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è la proposta contenuta in una risoluzione, non vincolante, approvata dal Parlamento europeo con 336 sì, 163 no e 39 astensioni. A favore tutte le componenti di sinistra e anche una parte dei Popolari che si sono divisi. Per l’Italia si sono espressi per il sì PD e 5 Stelle e per il no tutto il centrodestra con tre eccezioni: Alessandra Mussolini e Lucia Vuolo di Forza Italia e la leghista Gianna Gancia. Il testo non è vincolante perché serve l’unanimità degli stati membri perché sia adottato, ma esorta i governi a depenalizzare completamente l’interruzione di gravidanza, a non finanziare associazioni che fanno propaganda antiabortista e a rimuovere ostacoli come l’eccesso di medici obiettori. In Europa la Francia ha inserito il diritto all’aborto nella Costituzione, ma paesi come Malta, Polonia e Ungheria, invece lo limitano o lo vietano.

Il documento Comece

La COMECE (Catholic church in Eu) che raccoglie i vescovi cattolici di tutta Europa, ha diffuso un comunicato indirizzato a Membri del Parlamento europeo e cittadini europei, che riportiamo integralmente: “La promozione delle donne e dei loro diritti non è legata alla promozione dell’aborto. Lavoriamo per un’Europa in cui le donne possano vivere la loro maternità liberamente e come un dono per loro e per la società e in cui essere madre non sia in alcun modo una limitazione per la vita personale, sociale e professionale. Promuovere e facilitare l’aborto va nella direzione opposta alla reale promozione delle donne e dei loro diritti.”

L’aborto non è diritto fondamentale

“L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale. Il diritto alla vita è il pilastro fondamentale di tutti gli altri diritti umani, in particolare il diritto alla vita delle persone più vulnerabili, fragili e indifese, come il bambino non ancora nato nel grembo della madre, il migrante, l’anziano, la persona con disabilità e il malato. La Chiesa lo ha sempre insegnato costantemente: “Si dovrà, pertanto, affermare con ogni forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno.” (Dichiarazione “Dignitas Infinita” circa la dignità umana, Dicastero per la Dottrina della Fede, 2 aprile 2024; n. 47).”

L’Ue rispetti diverse culture

“L’Unione europea deve rispettare le diverse culture e tradizioni degli Stati membri e le loro competenze nazionali. L’Unione europea non può imporre ad altri, all’interno e all’esterno dei suoi confini, posizioni ideologiche sulla persona umana, sulla sessualità e sul genere, sul matrimonio e sulla famiglia, ecc. La Carta dei diritti fondamentali dell’UE non può includere diritti che non sono riconosciuti da tutti e che sono divisivi. Non esiste un diritto riconosciuto all’aborto nel diritto europeo o internazionale e il modo in cui questo tema è trattato nelle Costituzioni e nelle leggi degli Stati membri varia notevolmente. Come afferma il suo Preambolo, la Carta deve rispettare la “diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa”, nonché “i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri.”

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