giovedì, 9 Maggio, 2024
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Durata dei governi, riforma costituzionale e nostalgia del passato

Giorgia Meloni tiene moltissimo a realizzare la sua riforma costituzionale che giudica essere “la madre di tutte le riforme” . Ha dichiarato che sarà il lascito più importante che farà alla Nazione- Lo scopo di questa riforma consiste nel fatto di ottenere una stabilità dei governi e nell’impedire che gli italiani siano amministrati da governi non scelti da loro. Evidentemente fa riferimento ai governi tecnici Monti e Draghi, ma non solo a quelli. Questo è un riferimento emotivamente valido ma giuridicamente inconsistente. La nostra è una repubblica parlamentare; i governi non possono restare in carica senza la fiducia del Parlamento che è espressione della volontà popolare. Nessun governo, dalla fondazione della repubblica ha governato senza ottenere la fiducia del parlamento il che sta a dire l’approvazione del popolo. E’ vero che i governi hanno avuto una durata media di poco più di un anno, ma bisogna distinguere tra i governi della Prima Repubblica e quelli della Seconda Repubblica. Nella prima fase di storia repubblicana i governi erano sostenuti sempre dagli stessi partiti ed includevano frequentemente gli stessi ministri. I governi si succedevano forse troppo spesso ma il governo subentrante non modificava mai i provvedimenti assunti dal governo precedente e spesso ne proseguiva l’opera.

Questo in effetti non può essere affermato per i governi della Seconda Repubblica ma a nostro modesto avviso il rimedio sembra peggiore del male. Per quanto non ci sia ancora un testo definitivo, in Commissione Affari Costituzionale è stato approvato un emendamento secondo cui qualora il Presidente del Consiglio avesse un voto di sfiducia automaticamente le Camere verrebbero sciolte e si dovrebbe procedere ad elezioni politiche anticipate. Per comprendere il significato di questa riforma è sufficiente confrontare i poteri di un Presidente del Consiglio italiano, così come previsti dalla riforma costituzionale con quelli previsti dal Presidente degli Stati Unita d’America (ovviamente non considerando che il presidente statunitense è anche il Capo dello Stato) Il governo statunitense non ha bisogno della fiducia del Congresso e del Senato e governa per 4 anni. Il Congresso ed il Senato realizzano le leggi federali ed hanno una serie di altre importanti funzioni. Il Presidente non può interferire costituzionalmente con l’operato di Congresso e Senato.

Ovviamente può esercitare pressioni attraverso i membri del suo partito, ma non raramente la posizione del parlamento statunitense ha prevalso sulle decisioni del presidente, ad esempio sui capitoli di spesa. Ci sono poi le elezioni di mezzo termine ove metà dei senatori e dei deputati viene rinnovato e queste elezioni possono modificare le maggioranze delle camere dopo due anni di governo. Nella riforma Meloni il parlamento viene di fatto esautorato; chi voterà una sfiducia sapendo che con quel voto se ne tornerà a casa? Bisogna anche considerare che i poteri del Presidente della Repubblica vengono drasticamente ridimensionati. La Meloni dovrebbe porsi un diverso obiettivo: ben governare in modo da vincere le prossime elezioni ed essere confermata, cosa mai accaduta a nessuno nella Seconda Repubblica. Se proprio vuole fare una riforma costituzionale che dia stabilità a governi si ispiri al semi-presidenzialismo francese o al cancellierato tedesco.

Poiché questo governo non avrà in Parlamento i due terzi dei voti per rendere definitiva questa modifica costituzionale si dovrà necessariamente andare al referendum. A prescindere dalle critiche di molti costituzionalisti è prevedibile che dovrà contrastare questo tipo di accusa: Berlusconi si faceva leggi ad personam per difendersi dalle cause, ma erano leggi ordinarie; Meloni invece modifica la costituzione per attribuirsi poteri che non sono previsti in nessun paese occidentale. Vera o falsa che sia questa accusa è però temibile. Molti votano di sentimento e Mattarella piace; una riduzione delle sue prerogative non sarebbe ben vista. E si consideri che l’elettorato è liquido; ne hanno fatto le spese Renzi, Salvini e Di Maio. Né si può pensare di uscire indenni da una proposta fatta come Capo del Governo, Segretario del partito di maggioranza e bocciata al popolo. Vedremo quello che accadrà senza dimenticare che il 41% degli intervistati ha nostalgia della prima repubblica ed in modo particolare della Democrazia Cristiana e dei suoi leaders. Oggi non si vede un simile partito che possa resuscitare quella stagione. Ma non è detto che quello che non si vede oggi non si possa vedere domani.

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un commento

Domenico giovedì, 11 Aprile 2024 at 18:32

Caro Prof., sono tuo coetaneo e come te, ho visto tanta acqua, ovvero tanti governi, passare “sotto i ponti”. Noi elettori, oltre al voto, non abbiamo nessun altro mezzo per cacciare, a calci nel sedere chi:
* Ferma i treni a suoi piacimento
* Chi istiga a non pagare le tasse perché sono un pizzo di Stato
* Chi incassa la cassa integrazione dei suoi dipendenti e li fa lavorare
* Chi utilizza notizie riservate per colpire gli avversari politici
* E altri centinaia o migliaia di “Chi”
Sono convinto che non viviamo in uno Stato democratico per come trattano la Costituzione. Sono convinto che viviamo in un rigido regime monarchico ove principi e nobili inamovibili, vivono a scrocco, da gran signori e senza meriti, alle spalle di un popolo che non ha più niente più di unito.

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