domenica, 28 Aprile, 2024
Attualità

L’intelligence al servizio del Paese

Il ruolo cruciale della cooperazione dei servizi di informazione per la sicurezza interna e internazionale

Possono i servizi informativi di intelligence con le loro ramificazioni in ogni parte del mondo favorire un dialogo tra Nazioni anche in situazioni geopolitiche estreme e di guerra? La nostra risposta è sì. Battere il terrorismo, oggi più che mai – con due guerre in corso – resta una priorità assoluta. Lo dicono le sconvolgenti immagini dei morti del teatro Crocus City Hall di Mosca. Lo raccontano i fatti rimasti impressi in modo indelebile nella nostra memoria anche a distanza di decenni: dalla strage di Bologna, all’11settembre delle Torri Gemelle, la sanguinosa carneficina di ragazzi nel teatro Bataclan di Parigi, la strage di giovani, di donne bambini del 7 ottobre in Israele. Il terrorismo dei blitz che spezzano vite, affetti e sogni.

Strage di innocenti

Sono episodi terribili con protagonisti inermi. Persone centrate da raffiche armi da fuoco, dilaniati da bombe. Giovani e anziani travolti dal caso senza che loro ne sappiano un motivo. Il terrorismo ha come preda l’innocenza di chi soccombe in modo che la scia di sangue sia più dirompente nella opinione pubblica. Arginare e fermare tutto ciò è un obbligo non solo politico ma lo è soprattutto morale. Abbiamo da cittadini di Nazioni libere una possibilità in più, quella dei servizi di intelligence, di uomini e di donne che rischiano la vita per mettere a punto informazioni vitali per gli equilibri geo politici e di sicurezza dei propri Paesi. Informazioni raccolte, elaborate da analisti per poi approdare sulle scrivanie dei primi ministri.

Gli allarmi ignorati

Resta il problema della capacità della politica di saper cogliere le informazioni ricevute. Gli ultimi due casi, in questo senso, sono allarmanti. Il 28 settembre scorso sulla base di più flussi di intelligence statunitense, – nove giorni prima l’assalto di Hamas ai confini di Israele – Tel Aviv era stata avvertita che il gruppo terroristico era pronto a intensificare gli attacchi oltre confine. Un telegramma della CIA del 5 ottobre metteva in guardia sulla possibilità di violenza da parte di Hamas. L’incalzare delle segnalazioni non furono prese in considerazione. Stessa replica per Mosca. L’8 marzo scorso l’ambasciata americana in Russia avvisò che “estremisti” avevano piani imminenti per colpire grandi raduni a Mosca, in particolare quelli musicali. Putin nell’ignorare la segnalazione ha replicato in modo tranciante, parlando di: “ricatto e l’intenzione di intimidire e destabilizzare la nostra società”.

L’Italia fa passi avanti

Due casi recenti dove la competenza dei servizi non è stata ascoltata. Le cronache degli avvenimenti le abbiamo poi viste. Fatti drammatici che già basterebbero ad incentivare sostegni economici, strutture, tecnologie a quanti sono impegnati nelle attività di servizi informativi per la sicurezza. In Italia passi avanti sono stati fatti. Abbiamo la nuova legge per “Istituzione e ordinamento dei servizi per la informazione e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato”, dove si pone per la prima volta il Presidente del Consiglio dei Ministri a capo dei servizi informativi ed è il premier stesso che nomina direttore e vicedirettori delle diverse agenzie e coordina le politiche dell’informazione per la sicurezza.

Le nuove minacce

Il mondo sta cambiando in maniera minacciosa, bisogna essere pronti. Servono nuove capacità di intelligence e nuovi strumenti, ad esempio, per la “cybersecurity”. Per questo le nostre strutture vanno rafforzate e potenziate. Un maggiore dialogo tra i servizi di informazioni dei dei diversi Paesi alleati, permette di prevenire e sventare atti di terrorismo e di nuovi imprevedibili pericoli.

L’importanza degli 007

Ce lo insegnano, anche i tanti romanzi di successo di autori come: John le Carré, Graham Greene, Ken Follett, il grande Ian Fleming con il suo James Bond. Un “agente 007”, non ha solo la capacità di intercettare notizie vitali per il proprio Paese, ma può salvare vittime innocenti, ovunque esse siano. Bisogna sempre di più puntare sulla qualità di chi opera nei servizi segreti. Sul loro intuito, sulla conoscenza e studio degli avvenimenti, e, soprattutto sul “fattore umano”. C’è infatti un aspetto che va ricordato quello umano per cui si rischia la propria vita per salvarne altre. La politica non sottovaluti il mestiere degli “007”, talvolta le nostre vite sono appese al filo invisibile delle loro capacità.

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