mercoledì, 1 Maggio, 2024
Sanità

Crea: con l’autonomia servono 15 miliardi per contenere il gap sanità

Solo Veneto, Trento e Bolzano ottengono buoni risultati di performance

Il Centro di Ricerca Crea Sanità conferma che l’autonomia differenziata produce un “gap sanitario tra Regioni”, soprattutto tra nord e sud, “ma non solo”. “La perequazione”, si legge in uno studio appena pubblicato, “vale almeno 15 miliardi nel medio periodo” e le performance regionali saranno disarticolate tra loro. I dati del Centro di ricerca, vanno anche al di là dell’analisi dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), mettendo in rapporto gli indicatori sanitari con quelli sociosanitari e sociali. Otto Regioni/Province autonome sono “promosse” (di cui tre a pieni voti), sette “rimandate” e sei “bocciate” alla prova delle performance valutate su sei dimensioni: Appropriatezza, Equità, Sociale, Esiti, Economico-finanziaria, Innovazione.

Solo Trento, Bolzano e Veneto sono ok

Il dato è statisticamente rilevante in quanto “media” le preferenze di oltre 100 stakeholder del servizio sanitario (direttori generali di aziende sanitarie, professionisti sanitari, istituzioni, utenti e industria). Le conferme o le novità sulla valutazione stanno per arrivare con lo sviluppo della nuova analisi già in fase di realizzazione e che sarà conclusa a fine primavera 2024. Nel 2023 Veneto, Trento e Bolzano hanno ottenuto il miglior risultato (con punteggi che superano la soglia del 50% del risultato massimo ottenibile, rispettivamente: 59%, 55% e 52%). Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche vanno abbastanza bene, con livelli dell’indice di performance compresi tra il 47% e il 49 %. Le buone notizie finiscono qui: se Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo raggiungono livelli di performance abbastanza omogenei, seppure inferiori, compresi nel range 37-43%, Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, hanno livelli di performance inferiori al 32 per cento.

Milioni di cittadini in difficoltà

In sostanza, secondo l’istituto di ricerca, la valutazione divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti delle dimensioni considerate. Da una valutazione intermedia della situazione regionale, elaborata in occasione della presentazione a gennaio del 19° Rapporto, Crea Sanità rispetto a cinque capitoli analizzati nel Rapporto (esiti, equità, prevenzione, assistenza ospedaliera ed extra-ospedaliera, assistenza farmaceutica), alcune Regioni riescono a ottenere mediamente valori superiori alla media nazionale, ma molte presentano valori inferiori, e per tutte si registrano alti e bassi rispetto agli anni precedenti con differenze marcate nei servizi e nell’assistenza.

Indicatori sensibili

I capitoli del Rapporto misurano dodici indicatori: mortalità evitabile, prevenibile e trattabile (per 1.000 ab.); quota famiglie impoverite (%), soggette a spese sanitarie catastrofiche, con disagio economico per spese sanitarie; coperture vaccinali contro l’influenza nell’anziano 65+ ; eccesso ponderale nei bambini di 8-9 anni (%); fumatori adulti 18-69 anni (%); tasso di ospedalizzazione standard acuti ordinari (per 1.000 ab.); variazione assistiti in istituti o centri di riabilitazione accreditati 2020/2017 (%); variazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale pro-capite 2021/2019 (%); quota di persone 75+ che ha fatto ricorso all’assistenza domiciliare (%); scostamento dal tetto della spesa farmaceutica totale pro-capite (in euro). Solo dieci Regioni hanno il maggior numero di indicatori, superiori alla media nazionale e sono, tranne la Sicilia, tutte Regioni del Centro-Nord, a partire da Lombardia e Toscana, con 10 indicatori su 12 superiori alla media nazionale, fino alla Puglia che, al contrario, ha 10 indicatori inferiori alla media nazionale su 12. Gli esempi nelle Regioni dalle rilevazioni del 19° Rapporto Crea Sanità Ovviamente è diverso il peso dei singoli indicatori nelle singole Regioni. Eccesso di spesa privata, disagi per le famiglie legati alla spesa sanitaria e percentuale di famiglie sottoposte a spese catastrofiche per l’assistenza sanitaria sono gli indicatori negativi più presenti. Quelli relativi alle spese catastrofiche, in negativo sono soprattutto al Sud, mentre al positivo al Centro, ma nel Nord, tranne in Veneto dive sono uno dei due soli in dici negativi, fanno sempre parte degli indicatori positivi, anche se non sempre al top. A questi si aggiungono spesso lo scarso ricorso per gli anziani all’assistenza domiciliare e il basso tasso di assistiti in strutture residenziali e semiresidenziali.

Servono 15 miliardi per non peggiorare

“È evidente – sottolineano gli esperti del Crea Sanità – che il denominatore comune è la debolezza estrema dell’assistenza territoriale sociosanitaria, che spesso genera situazioni di disagio estreme.” Crea Sanità nel suo ultimo rapporto di gennaio ha già sottolineato che “solo” per non peggiorare il livello di spesa sanitaria italiana rispetto a quello ben più alto degli altri Paesi Ue sono necessari investimenti extra per almeno 15 miliardi, sia pure diluiti nel medio periodo. Ma non solo, per evitare che le risorse siano disperse, anche la cura organizzativa deve essere massiccia.

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