giovedì, 2 Maggio, 2024
Economia

Meno evasori da galera e più gettito recuperato

Cgia: non serve uno stato di polizia tributaria

Il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria diminuisce, ma il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale aumenta. Lo scrive la Cgia di Mestre, che subito precisa: “certo, non necessariamente c’è un nesso inversamente proporzionale tra questi due fenomeni”, come a dire non si pensi che vengono arrestati quelli che evadono di più. Il nesso è solo statistico. Tuttavia è importante segnalare che la lotta all’infedeltà fiscale produce risultati sempre più positivi, senza ricorrere ad un inasprimento delle misure limitative alla libertà delle persone. La stima dell’evasione fiscale è poco superiore all’11%. Ovvero a fronte di 100 euro incassati dall’erario, 11,2 euro rimangono indebitamente nelle tasche degli evasori e questo accade anche con differenze territoriali molto marcate e tipiche dell’Italia; in Calabria l’infedeltà fiscale è del 18,4 per cento, in Campania del 17,2 per cento e in Puglia del 16,8 per cento, nella Provincia Autonoma di Trento, invece, scende all’8,6 per cento, in Lombardia all’8 per cento e nella Provincia Autonoma di Bolzano al 7,7 per cento.

Nel 2022 incarcerati 290 evasori

Se si ricorre alle serie storiche si evidenzia che, dai dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che nel 2021 (ultimo dato disponibile) l’evasione tributaria e contributiva era pari a 83,6 miliardi di euro, di cui 73,2 miliardi riconducibili alle entrate e 10,4 miliardi ai contributi, con un dato complessivo sceso di 24,1 miliardi rispetto al 2016 (-22,4 per cento). Insomma cala l’evasione e, con alti e bassi, calano anche gli arresti per violazioni tributarie. Il numero minimo di arresti si è verificato nel 2016, dopodiché c’è stato uno sali scendi fino al 2021, anno in cui il numero di persone “ammanettate” per aver commesso un reato tributario ha toccato il picco massimo di 411. Nel 2022 (ultimo dato disponibile) il numero è sceso a 290. Diversamente, al netto dei risultati conseguiti nel 2020-2021, biennio caratterizzato dalla grave crisi pandemica, il recupero dell’evasione è stato di 20,2 miliardi nel 2022 e di 24,7 miliardi di euro nel 2023.

Norme efficaci

Secondo gli artigiani mestrini le cause di queste performance di recupero delle evasioni sono da cercare “nell’applicazione della cosiddetta compliance” che per l’Agenzia delle Entrate sono gli inviti bonari a controdedurre in via non contenziosa ad eventuali infrazioni evidenziate dall’Agenzia stessa o a pagare il dovuto con sanzioni ridotte. In secondo luogo l’introduzione della fatturazione elettronica e l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi; in terzo luogo gli effetti dello “split payment” (la PA trattiene direttamente l’Iva) in capo a chi lavora con la Pubblica Amministrazione e del “reverse charge” (le tasse le paga il committente e non il prestatore) per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni. Insomma è stato fatto uno sforzo di adeguamento delle norme che rendono più difficile l’evasione.

Inflessibili con gli “sconosciuti”

Nonostante manchino dati aggiornati, rivela l’ufficio studi della Cgia di Mestre, “in Italia non abbiamo la necessità di istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere l’evasione.” Piuttosto, suggeriscono gli artigiani, “per contrastare maggiormente l’evasione bisogna essere inflessibili con chi è completamente sconosciuto al fisco e altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene “targati”, fanno i furbi. Tutto questo, comunque, senza essere costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di gettare in galera gli evasori e buttare la chiave.” Insomma serve un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza.

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