martedì, 30 Aprile, 2024
Esteri

Mediazione difficile per Blinken. Uccisi tre giornalisti. Altri bimbi mutilati

No della Giordania all'esodo forzato dei palestinesi. Timori Usa per l'allargamento del conflitto al Libano

Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken ha incontrato il re di Giordania, Abdullah II. Dopo la Turchia, dove ha chiesto al Presidente Erdogan di aiutare a trovare una soluzione di pace, il diplomatico è volato in Grecia e poi in Giordania. Il Re Abdullah ha detto che “la regione non potrà raggiungere la stabilità senza una giusta soluzione alla questione palestinese e senza il raggiungimento di una pace giusta e globale basata sulla soluzione dei due Stati”. Ha inoltre ribadito “il totale rifiuto della Giordania allo sfollamento forzato dei palestinesi” e “i tentativi di separare Gaza dalla Cisgiordania”, due territori che, secondo lui, sono parte integrante del futuro Stato palestinese. Dopo la Giordania, Blinken è andato in Qatar, paese che ha svolto un ruolo di mediazione nella tregua tra Israele e Hamas, e poi andrà in Arabia Saudita e in Israele dove si aspetta, per sua stessa ammissione, di avere colloqui che “non saranno facili.” Questo perché gli Usa temono che il premier israeliano Netanyahu voglia allargare la guerra anche al Libano.

Morti ogni giorno

La domenica è trascorsa con il consueto “massiccio” lancio di razzi verso Israele dal Libano meridionale verso la Galilea. Con altrettanta massiccia risposta di attacchi da Israele. In Cisgiordania c’è stato un attentato dove si sono registrati morti e feriti, anche una bambina di 4 anni, mentre le Forze di difesa israeliane hanno reso noto che le truppe della Brigata Kfir hanno ucciso decine di membri di Hamas e distrutto più di 100 obiettivi del gruppo estremista nell’area di Khan Younis, compresi i tunnel. Sono stati scoperti anche un grande deposito di armi, tra cui armi da fuoco, granate ed esplosivi, alcuni dei quali nascosti all’interno di borse con il logo dell’Unrwa. Sono stati trovati anche parti di missili di precisione che si riteneva Hamas non potesse disporne.Nel sud della Striscia due giornalisti sono rimasti uccisi: si tratta di Mustafa Abu Thraya e Hamza Dahdouh; figlio del reporter di Al Jazeera, Wael Al-Dahdouh che aveva appreso mentre era servizio in un ospedale di aver perso grand parte della sua famiglia. Un terzo giornalista ucciso è Ali Salem Abu Ajwa, nipote dello sceicco Ahmed Yassin, che fondò Hamas a Gaza nel 1987 e ne fu il leader spirituale finché non fu assassinato nel 2004. Anche due membri del gruppo armato filo-iraniano Hachd al-Shaabi sono stati uccisi in un attacco attribuito a jihadisti del gruppo Stato islamico (Isis) a nord di Baghdad. Save the Children, intanto, denuncia che più di 10 bambini al giorno, in media, hanno perso una o entrambe le gambe a Gaza dall’inizio del conflitto. Secondo l’Unicef, dal 7 ottobre, a più di 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe.

Iran, trovati attentatori di Kerman

Intanto in Iran dopo il duplice attentato di Kerman, dove sono morte quasi 100 persone e altre centinaia sono ferite, sarebbero stati arrestati “tutti” i responsabili; 32 persone. Negli ultimi mesi, hanno reso noto le autorità locali, erano già stati fermati nella provincia di Kerman 23 esponenti dell’Is pronti a compiere operazioni terroristiche suicide ed oltre 60 ordigni erano stati rinvenuti in altre province. Prosegue anche il procedimento giudiziario avviato dalla giustizia iraniana per l’uccisione con un attacco di drone Usa, quattro anni fa a Baghdad, del comandante delle forze speciali Qods e stratega militare iraniano Qassem Soleimani. Sono imputati 96 americani, inclusi l’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il suo Segretario di Stato, Mike Pompeo, e il comandante del Centcom, generale Kenneth F. McKenzie. Lo ha annunciato il vicecapo della magistratura iraniana, Kazem Gharibabadi. Gli imputati, ha precisato, sono accusati di “omicidio volontario e di finanziamento al terrorismo”, mentre sono indagati altri cinque o sei Paesi per coinvolgimento nell’attentato, fra cui il Regno Unito e la Germania.

Netanyahu “avverte” Hezbollah

Il premier Benyamin Netanyahu ha lanciato un avvertimento aprendo il consiglio dei ministri di ieri. Rivolto agli Hezbollah il Presidente israeliano ha dichiarato che “dovrebbero imparare quanto Hamas ha già appreso negli ultimi mesi. Nessun terrorista è immune”. Israele, ha aggiunto, intende consentire agli abitanti del nord, sfollati per i bombardamenti, di tornare alle loro case in condizioni di sicurezza. “Questo è il nostro obiettivo comune e operiamo con responsabilità per conseguirlo. Se potremo, lo faremo per via diplomatica. Altrimenti useremo altre vie”. Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz, in un post su X, in merito alle indiscrezioni pubblicate da Washington Post secondo cui il premier Netanyahu avrebbe intenzionale di estendere il conflitto al Libano per questioni di opportunità politica ha difeso il premier: “l’unica considerazione qui è la sicurezza di Israele, niente altro. E’ il nostro dovere verso il Paese i i suoi cittadini”. “Il mondo deve ricordare – ha poi aggiunto il ministro – che è stato Hezbollah a iniziare l’escalation. Israele è interessata a una soluzione diplomatica ma, se non si trovasse, il paese insieme all’Idf rimuoveranno la minaccia. E tutti i membri del governo condividono questa visione”. Mentre migliaia di sostenitori, amici e famiglie degli ostaggi israeliani catturati da Hamas il 7 ottobre si sono radunati nella “Piazza degli ostaggi” di Tel Aviv sabato sera per chiedere il ritorno dei prigionieri e le dimissioni del governo di Netanyahu.

Baerbock in Israele

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, è arrivata in Israele e in Cisgiordania nella sua quarta visita dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza: lo hanno reso noto fonti governative di Berlino. Baerbock incontrerà l’omologo israeliano Israel Katz e il presidente dello Stato ebraico, Isaac Herzog, nonché il presidente dell’Anp, Abu Mazen, e il capo della diplomazia palestinese Riyad al-Maliki.

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