sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

Commercianti, il Mose agisce contro il principio costituzionale di uguaglianza

L’articolo 3 della Costituzione, nella città lagunare, è come sospeso. A Venezia sono stati spesi più di 6 miliardi e mezzo e ancora si continua a spenderli, ma solo per una parte di abitanti e negozianti. Gli altri rimangono con i piedi ammollo. La città non è una tavola piatta, anche se potrebbe sembrarlo, e dunque ci sono zone più alte e altre più basse. Zone che sono subito invase dall’acqua alta e zone che, per qualche centimetro in più, se la cavano meglio. Accade che chi gestisce il Mose, nominati dall’ex ministro del Pd, Paola de Micheli, la cosiddetta commissaria “sblocca-cantieri” – che non lo ha ancora consegnato – e il cosiddetto commissario “liquidatore” del Consorzio Venezia Nuova – che non lo ha ancora liquidato – abbiano fissato un’altezza limite di 110 centimetri, al raggiungimento della quale interviene il Mose. Nella realtà accade che tanti veneziani comincino a bagnarsi i piedi già a 80-85 centimetri.

Prima acqua alta, primo flop

La settimana scorso c’è stata la “prima” L’acqua alta della stagione, arrivata a 116 centimetri. Questa settimana sono annunciate altre cinque acque eccezionali. Durante la prima il Mose è stato sollevato. Ma troppo tardi e piazza San Marco, l’Erbaria a Rialto, i Tre Archi, la Fondamenta di Cannareggio e altre, sono finite sott’acqua. Quattro ore drammatiche per chi ha negozi e abita ai piani bassi. Sul risultato i commenti sono stati feroci: nonostante le barriere, infatti, la città, soprattutto quella antica, è finita ugualmente sott’acqua.

Proteste dei commercianti

Sono scattate immediatamente le proteste dei commercianti, esausti per la doppia difficoltà con la quale devono avere a che fare. Prima del Mose venivano avvertiti dalle sirene e sbarravano i negozi o i ristoranti. Ora vengono avvertiti che si solleveranno le barriere, ma rimane l’incertezza del se e quando queste barriere vengono sollevate, e quindi molti locali decidono di rimanere aperti, ma poi si ritrovano alle prese con l’acqua che entra. Marco De Martin, gioielliere, ha scritto una lettera al sindaco Luigi Brugnaro: “a questo punto viene da chiedersi a cosa serve il Mose se continuiamo ad essere allagati? Se si alza, almeno lo si faccia a beneficio di tutti.” Con questi risultati il Mose, in proporzione della sua efficacia, è come se fosse costato molto di più dei 6 miliardi e mezzo perché non salvaguarda tutti i veneziani, ma soltanto una parte. Claudio Vernier, presidente dell’Associazione piazza San Marco racconta al Gazzettino che “uno si sente sereno quanto sa che il Mose è attivato. Si esce in scarpe da ginnastica, senza stivali, ma poi ci si rende conto che la mattina una parte della piazza è già sott’acqua.” “Se il Mose è fatto per salvaguardare la città”, conclude Vernier, “allora quando ci sono le acque eccezionali si deve alzare. Non è che una parte di città si possa sacrificare e le altre no.”

Salvini e l’Autorità per la laguna

A Venezia il Mose è una soluzione, ma è anche un problema. Problema talmente difficile che lo stesso vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, cerca di non prendere di petto. Deve nominare il presidente dell’Autorità per la laguna, istituito da un decreto di ferragosto, nel 2020, dal Governo Conte II. Lo scopo sottostante era anche quello di mandare a casa i commissari dell’Anac che erano arrivati dopo lo scandalo delle tangenti. L’Autorità dovrebbe fare piazza pulita dei commissari attuali, delle prerogative di provveditorati, città metropolitane e altri enti che agiscono in laguna. Finora, sono quasi tre anni, e l’Autorità è rimasta congelata perché non c’è accordo tra il ministro delle Infrastrutture e il sindaco Brugnaro.

Non c’è accordo sul nome

Da quanto rivela la stampa locale lo stallo sarebbe dovuto al fatto che il primo cittadino di Venezia preferirebbe l’ingegnere Nicola Torricella, tecnico a lui molto vicino, mentre il ministro Salvini punterebbe sull’attuale provveditore di Palermo, l’ingegnere Francesco Sorrentino, che fino a poco tempo fa era al Provveditorato di Venezia e conosce, da dentro, la materia. Si ripetono, da anni, anche altri nomi come l’ex generale della Guardia di Finanza, Giovanni Mainolfi o l’ex prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto. La scelta è in stallo anche perché la legge istitutiva dell’Autorità prevede che la nomina – tra l’altro di una personalità di chiara esperienza riguardo le specificità della laguna – debba essere fatta di concerto tra ministro e sindaco. Salvini aveva promesso, già a giugno scorso, che avrebbe preso una decisione, ma siamo a ottobre e l’acqua alta, Mose o non Mose, come sempre, si ripresenta.

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