mercoledì, 1 Maggio, 2024
Ambiente

Sviluppo sostenibile, Italia lontana dall’Agenda 2030

ASviS: cambiare marcia. Visco: “Investire sulla transizione ambientale”

L’Italia è lontana dal raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Solo un deciso e rapido cambio delle politiche pubbliche consentirebbe di recuperare il terreno perduto: ridurre le povertà̀ e le disuguaglianze, migliorare la qualità̀ dell’ambiente e accompagnare le imprese per cogliere i vantaggi della transizione ecologica e digitale. Nei prossimi 12 mesi Onu e Unione europea assumeranno importanti decisioni, ma Governo e Parlamento devono scegliere urgentemente quale posizione assumere.

Un vero e proprio appello quello lanciato ieri da ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) nel corso del proprio ‘Rapporto 2023’. “Lo studio di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità̀”, le parole del Direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini.

Dati peggiori

Gli indicatori elaborati dall’Alleanza per l’Italia mostrano peggioramenti rispetto al 2010 per la povertà, i sistemi idrici e sociosanitari, la qualità degli ecosistemi terrestri e marini, la governance e la partnership, una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo, alle disuguaglianze e alle città sostenibili, mentre per gli altri otto obiettivi i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute e l’economia circolare, per i quali l’aumento è leggermente superiore.

2 milioni di famiglie povere

Per quanto riguarda la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile il Rapporto spiega che, tra il 2015 e il 2021, la quota di famiglie in condizione di povertà assoluta è salita dal 6,1% al 7,5% e riguarda quasi 2 milioni di famiglie, dove vivono 1,4 milioni di minori; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% (36,5% tra gli stranieri) e la disoccupazione giovanile è al 23,7%; inoltre, 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano. Per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile l’Italia registra il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; lo stato ecologico delle acque superficiali è ‘buono’ o ‘superiore’ solo per il 43% dei fiumi e dei laghi; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, quota che non consente di intraprendere il processo di netta riduzione delle emissioni su cui il Paese si è impegnato a livello Ue.

Lavoro irregolare

Nell’ambito della dimensione economica dello sviluppo sostenibile, dopo la ripresa del biennio 2021-2022 seguita alla pandemia, l’Italia presenta ancora alcuni segnali di crescita debole che hanno caratterizzato il decennio precedente; l’occupazione cresce, ma resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); passi avanti sono stati compiuti per l’economia circolare (il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni) ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018).

Violenze sessuali in aumento

Per la dimensione istituzionale dello sviluppo sostenibile emerge che, nell’ultimo decennio, sono drasticamente diminuiti omicidi volontari e criminalità predatoria, ma sono cresciuti alcuni reati contro la persona, come le violenze sessuali (+12,5%) e le estorsioni (+55,2%). Forte è anche l’aumento di tutti i reati informatici, quali truffe e frodi (+152,3% rispetto al 2012).

 Le richieste al governo

“Per recuperare il terreno perduto è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private”, prosegue Stefanini –.“Negli stessi giorni, il governo si è impegnato all’Assemblea Generale dell’Onu a predisporre un ‘Piano di accelerazione’ per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo più̀ indietro, quasi tutti”.

A tale proposito, l’ASviS avanza all’esecutivo tre proposte concrete: assegnare alla Presidenza del Consiglio il compito di predisporre il Piano; predisporlo entro marzo 2024, affinché́ esso contribuisca alla preparazione del prossimo Documento di Economia e Finanza; coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo sostenibile esistente presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

 Aiuto di banche e imprese

La crisi climatica è una delle sfide più pressanti del nostro tempo e il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, tra gli ospiti ieri alla presentazione del Rapporto, ha condiviso le condivisionidell’Asvis. Nel suo discorso, ha sottolineato l’importanza cruciale del coinvolgimento delle istituzioni finanziarie per garantire il successo della transizione verso un’economia sostenibile: “Banche e imprese dovrebbero investire in questo passaggio affinché il processo abbia successo”. Visco ha sottolineato l’importanza di investire nella conservazione dell’energia come un modo cruciale per ridurre la pressione della domanda e delle attività produttive sull’ambiente. La riduzione dell’energia consumata e la transizione verso fonti rinnovabili possono svolgere un ruolo fondamentale nel mitigare l’impatto ambientale. Inoltre, è necessario perseguire un progressivo e sensibile calo dell’inquinamento, incoraggiando iniziative sostenibili e riducendo l’emissione di gas serra”, il suo pensiero.

 Dignità del lavoro

Tra gli ospiti anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche SocialiMarina Elvira Calderone che ha posto l’attenzione sull’importanza della qualità del lavoro come fondamento irrinunciabile per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, il quale non può essere raggiunto senza la presenza di un’attività degna di tal nome. “La dignità del lavoro è un concetto che abbraccia varie dimensioni, tra cui la sicurezza sul posto di lavoro, retribuzioni adeguate, condizioni di lavoro adeguate e opportunità di crescita professionale. Questi aspetti, quando sono combinati, contribuiscono a creare un’ambiente di lavoro sano e sostenibile”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Un “Tribunale Dreyfus” per l’Afghanistan

Tommaso Marvasi

Affitti brevi: il Governo impugna la legge regionale della Valle d’Aosta

Valerio Servillo

Operazioni finanziarie sospette +17%

Riccardo Pedrizzi*

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.