martedì, 23 Aprile, 2024
Lavoro

Concorsi a cattedra

Pur con la dovuta prudenza relativa al fatto che nessuno può essere ritenuto colpevole prima di essere colpito da una sentenza definitiva, sgomenta il nuovo scandalo che colpisce il mondo universitario appena due anni dopo i fatti di Firenze. In quel caso si trattava di manipolazioni nei concorsi per abilitazione scientifica.

Il caso nato a Catania attiene ai concorsi a cattedra per la posizione di professore ordinario, professore associato e ricercatore. Sono coinvolti numerosi docenti con posizioni apicali in diverse università e tre rettori, personaggi molto noti, provenienti dalle facoltà di Medicina, due dei quali dalla disciplina di Chirurgia Generale. Negli ultimi 40 anni la legislazione universitaria è stata cambiata almeno 5 volte per quanto attiene alla modalità di svolgimento di un concorso a cattedra.

L’ultima legge del 2010, la legge Gelmini ha introdotto l’abilitazione scientifica che è necessario possedere per partecipare ad un concorso a cattedra, sembra però non riuscire ad impedire questi spiacevoli episodi. Mediante la creazione dell’ANVUR (agenzia nazionale per la valutazione della ricerca scientifica) le valutazioni delle qualità scientifiche di un candidato vengono indicate da alcuni indici numerici oggettivi.

Con questo sistema si riteneva di evitare alcuni comportamenti anomali delle Commissioni di concorso, come quello di valutare di fondamentale importanza una pubblicazione scientifica su un caso clinico edito dal Bollettino delle Madonie nei confronti delle pubblicazioni di un altro candidato edite su Annals of Surgery che è una rivista di grande prestigio.

Neanche questo è bastato se, come si è detto , sono stati fatti degli imbrogli addirittura per il conseguimento della abilitazione scientifica. Scorrendo gli annali che riportano i nomi dei professori di numerose università si restava colpiti dal ripetersi degli stessi cognomi, e quando non si ripetevano era perché si trattava di mogli o nipoti di docenti in servizio.

Anche su questo è intervenuta la legge Gelmini con la proibizione di chiamare professori presso quelle università dove esisteva un rapporto di parentela con il Rettore, con il Preside o con un membro dello stesso dipartimento. Esiste però anche un altro tipo di parentela, quella di scuola, che logicamente non è sanzionata dalla legge e in base alla quale si sono verificati episodi come quelli oggi indagati dalla magistratura.

Prima del 1980 vigeva il sistema della terna: un Ateneo bandiva un concorso quando si liberava un ruolo, una terna di professori si candidava per comporre la commissione di concorso. Di solito in concorrenza si presentava soltanto un’altra terna e questi sei professori svolgevano una accanita battaglia elettorale perché per risultare vincitori bisognava ottenere la maggioranza dei voti dei professori di tutte le materie delle facoltà oggetto del concorso di ogni università. Le due terne erano capitanate dai docenti più prestigiosi della materia.

Il vincitore era chiamato presso la Università che aveva richiesto il concorso; i due idonei,entro un certo periodo di tempo, potevano essere chiamati da altre università. Non c’erano ricorsi ne denunce, come mai? La selezione era accurata, la qualità dei candidati altissima, mai accadeva che un candidato sconfitto avesse titoli superiori a un vincitore. Nessun professore veniva chiamato nell’Ateneo dove era di ruolo un suo parente. I presidi di Facoltà, quasi fossero presidenti di squadre di calcio, cercavano di procurarsi i docenti migliori per aumentare il prestigio accademico della propria istituzione. Cosa fare allora? Tornare al passato? Non sono più i tempi ne ci sono più quegli uomini esempi di onestà e di dignità.

Bisogna allora adottare il modus operandi delle Università Statunitensi ed Anglosassoni. I candidati presentano i loro titoli e affrontano un colloquio con una commissione composta dal direttore del dipartimento, da  esperti della materia e da membri del consiglio di amministrazione.

Le scelte non sindacabili sono sempre corrette perché vanno nell’interesse economico dell’Ateneo e i membri della commissione sono responsabili della qualità delle loro scelte. Il finanziamento degli atenei italiani dovrebbe essere modificato riducendo in modo drastico il finanziamento fisso e aumentando la quota del finanziamento premiale e dei proventi delle iscrizioni degli studenti.

In questo modo più è elevata la qualità dei docenti e dell’organizzazione, più quella università è ambita dagli studenti e più finanziamenti riceve perché proporzionati ai risultati raggiunti.

La preparazione culturale delle classi dirigenti è importantissima per il progresso del nostro paese che è agli ultimi posti in Europa per numero di laureati e finanzia la ricerca con fondi statali assai limitati. Se questo trend non viene rapidamente cambiato il nostro declino sarà inarrestabile.

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