venerdì, 26 Aprile, 2024
Attualità

Spreco alimentare, bisogna fare di più

La lotta allo spreco alimentare non è soltanto una mobilitazione di carattere solidale, dal momento che ha un impatto concreto sia dal punto di vista economico, che sociale e ambientale. Basti pensare al dispendio di risorse come l’energia, l’acqua ed il sottosuolo. La necessità di interventi mirati chiama in causa tutti: cittadini e consumatori, aziende produttrici e della distribuzione, organizzazioni non governative e associazioni pubbliche e private.

Per fortuna dal 14 settembre è entrata in vigore la legge n.166 che sta dando risultati molto importanti sul piano della riduzione degli sprechi lungo tutta la filiera agro-alimentare, favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza.

Con l’approvazione della legge di bilancio 2018 il suo ambito di applicazione è stato ampliato, nel senso che oltre ad alimenti e farmaci è possibile donare anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa, integratori alimentari, biocidi, presidi medico chirurgici, prodotti di cartoleria e cancelleria.

Un po’ lo spirito solidale che, in certe fasce della popolazione non è mai venuto a mancare, nonostante il clima di odio che si respira, un po’ i benefici fiscali hanno fatto sì che lo spreco, soprattutto di cibo, si riducesse.

Dal rapporto 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher, emerge che rispetto alla precedente indagine, la tendenza si è invertita del 25%. Questo sta a significare che la sostenibilità inizia ad essere un criterio di comportamento anche nell’alimentazione. Anche se la strada da percorrere è ancora lunga, perché gli analisti hanno rilevato che lo spreco settimanale medio è di 4,9 euro per famiglia; il che conduce a un dato nazionale di circa 6,5 miliardi di euro.

Grazie alla buona pratica de “Il cibo che serve”, da gennaio 2019 a gennaio 2020 le Acli di Roma e provincia hanno potuto recuperare e ridistribuire 64.319 kg di pane e 36.612 kg di ortofrutta, accompagnando in questo modo circa 1.200.000 pasti in un anno. Di particolare rilevanza sono i prodotti recuperati dalla filiera di agricoltura biologica e biodinamica, che, oltre alla frutta e alla verdura recuperata grazie alla collaborazione con il Car (Centro agroalimentare di Roma), rappresentano quegli alimenti nobili che consentono alle Acli di Roma di rispondere all’obiettivo non solo di recuperare cibo, ma di garantire cibo di qualità, un nutrimento sano necessario per la tutela della salute, ma che spesso manca sulle tavole dei più fragili.

Grazie al progetto “Il cibo che serve” è stato recuperato anche pesce fresco e generi di prima necessità tra i quali alimenti per l’infanzia, una grande novità per l’iniziativa che, oltre a rivolgersi alle grandi realtà solidali del territorio, si apre, quindi, anche alla distribuzione diretta alle famiglie in difficoltà incontrate e accolte presso i presidi solidali delle Acli di Roma presenti soprattutto nelle periferie e nella provincia.

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