domenica, 28 Aprile, 2024
Economia

Nuove regole in Europa per fermare l’egemonia della Cina

“Nuova Frontiera. Direzione 5.0” il titolo del 52° incontro dei giovani imprenditori, come di consuetudine a Rapallo, alla presenza dei ministri Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, e Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR. Il presidente, Riccardo Di Stefano, apre l’incontro partendo subito con una preghiera rivolta al nuovo Esecutivo: “La macchina dello Stato è in panne da anni e dobbiamo rivolgerci a voi, che oggi ne siete alla guida. Quindi, chiariamoci: non ci accontenteremo di ascoltare rimpalli di responsabilità, né sul presente né sul passato”.

La principale aspettativa riguarda un piano almeno quinquennale per l’Industria 5.0 per consentire una pianificazione degli investimenti, con norme sul digitale e il green chiare, semplici, stabili nel tempo e risorse soddisfacenti. Secondo Di Stefano le nuove professionalità richieste dal mercato generato dalla transizione ecologica e digitale, i cosiddetti green jobs, non nasceranno all’improvviso “come margherite a primavera”. Al centro della nuova Industria 5.0 ci sono persone e competenze, occorre spezzare, ha sottolineato il presidente dei Giovani Imprenditori, il “circolo vizioso” tra bassa preparazione del capitale umano, contesto inefficiente e bassi salari. “Che la settimana lavorativa sia lunga o corta – ha detto Di Stefano -, il nodo resta sempre la produttività. Se questa non cresce, non ci sarà salario minimo che tenga, per quanto giusto”.

Appello alla “Patria Europa”. Urso: riaprire le miniere

In gioco, dicono i giovani Imprenditori riuniti a Rapallo, è il bene comune e il futuro degli italiani di domani. Per questo l’auspicio è che i parlamentari riescano ad andare oltre alle affermazioni identitarie per puntare a diventare first mover nei settori cardine dell’innovazione. Occorre contrastare l’egemonia di Cina e Stati Uniti che rischiano di spazzare via interi settori industriali come quelli dei pannelli solari, delle batterie e dei motori elettrici. Per Di Stefano “cominciamo dalla politica industriale, che deve diventare compiutamente una competenza europea. Al centro ci sono le Ket, le Tecnologie Abilitanti Chiave. Dobbiamo tirare fuori le unghie e far passare il principio della neutralità tecnologica. Sappiamo che il Governo concorda su questa linea. Ora aspettiamo i risultati, perché dobbiamo investire”, vanno impostati i “nuovi schemi di collaborazione con i nostri alleati naturali, Francia e Germania”. E sul punto il ministro Urso si è detto ottimista: “Finora le decisioni in materia economica-produttiva venivano prese in vertici bilaterali tra Parigi e Berlino. Siamo riusciti a stabilire per la prima volta un nuovo format di politica industriale trilaterale che si riunisce la prima volta a Berlino lunedì” per parlare di materie prime critiche. “La nostra posizione – ha detto Urso – è raggiungere un’autonomia strategica del 10% nelle materie prime critiche che ci servono attualmente entro il 2030, il 40% delle materie prime critiche che ci serviranno in futuro, e il 15% sul riciclo”. “Il tema che mi preoccupa di più è l’estrazione. Noi abbiamo in Italia 15 su 34 materie prime strategiche. Sono fermi da 30 anni, e sono tutti in aree naturali protette. Capisco che è più facile produrre cobalto in Congo, dove ci sono i bambini nelle miniere controllati dai mercenari. Ma anche gli ecologisti che imbrattano i palazzi devono capire che oggi il vero modo per proteggere l’ambiente è scavare la terra del nostro Paese, per reperire le risorse destinate all’industria green e della transizione energetica, per non finire asserviti alla Cina”.

Fitto: le criticità sul PNRR sono evidenti

Sul nodo da sciogliere relativo all’attuazione del Pnrr i giovani industriali chiedono che venga implementato, “con decisione” e sforzi che “assomiglino più a uno scatto di Formula 1 che a una gara fra tricicli”, anche perché, ha detto Di Stefano, “ci rende un sorvegliato speciale in quanto banco di prova per tutta l’Unione”. “Sul Pnrr – ha risposto il ministro Fitto – stiamo lavorando intensamente.

Il Pnrr, lo dirò fino alla noia, non è un programma nel quale riesce o meno il Governo Meloni, è un programma nel quale riesce o meno il Paese”. “L’’approccio – ha continuato Fitto – non può essere quello di una contrapposizione tra le parti. Il mio auspicio è che il Pnrr sia fuori dal contesto del dibattito”. “C’è la necessità di correggere il tiro su due livelli: il primo per il cambio di contesto perché come sapete, il Pnrr è stato immaginato prima dell’invasione dell’Ucraina. Il secondo è quello che c’è l’esigenza di correggere alcune indicazioni, alcune scelte che magari non riusciranno a completare gli interventi entro il giugno del 2026 e questo è un altro aspetto del quale si deve tener conto perché non è un dettaglio”.

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