sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Fisco-contribuenti liti per 36,4 miliardi

Lo Stato vince oltre il 52% dei casi

La somma equivale ad una manovra finanziaria. Soldi che tuttavia, in questo caso, lo Stato deve ottenere dai cittadini che considera morosi. Forse non lo sono tutti, questo lo si vedrà nei tribunali tributari, ma per l’Agenzia delle entrate un dato è già certo, i contenziosi nel 2022 ammontano al valore di 36,7 miliardi di euro. Una somma da far impallidire ma, che a sua volta, rappresenta ben poco rispetto ai crediti inesigibili che nel 2022 hanno sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro. Cioè, secondo Enrico Maria Ruffini (direttore generale dell’Agenzia Entrate): “I crediti inesigibili valgono la metà del debito pubblico. Ma ormai sono solo un mostro di carte inutili”.

Fisco-Contribuenti, sfida infinita

Quelli che invece lo Stato ritiene ancora esigibili sono oggetto di contenziosi e ricorsi che andranno in discussione nelle aule delle Corti di giustizia tributaria dov’è è facile prevedere maxi ingorghi. Lo studio sullo “stato del contenzioso” ad appena sei mesi dall’entrata in vigore della nuova disciplina del contenzioso tributario, mostra un’impennata di reclami. Contestazioni che si sono abbattuti sull’attività delle Corti provinciali e regionali che segnalano una crescita esponenziale delle cause tra fisco e contribuenti che arriva, dalle percentuali registrate dal Dipartimento delle Finanze, a sfiorare il 90% di liti in più. Una spirale che è stata incentivata anche dallo stop deciso per il Covid. Nelle analisi del Dipartimento emerge che nel 2022 i contenziosi presentati in primo grado hanno fatto registrare un aumento dell’88,2% rispetto al 2021 per un totale di 145.972 cause.

Restano pendenti davanti ai giudici tributari oltre 158mila ricorsi, con un aumento del 7,2% rispetto al 2021. Un percorso ad ostacoli sia per i cittadini che per lo Stato che si dirama in più rivoli.

Ad esempio, i ricorsi presentati alle Corti di giustizia tributaria regionali sono stati 41.051 in calo del 4,4%, mentre quelli definiti non vanno oltre i 55.139 facendo registrare una contrazione delle cause decise pari al 5,8%.

Stato e Regioni battono cassa

Analisi e numeri possono essere consultati se si spulciano i dati statistici pubblicati sul sito del Ministero economia e finanze dove emerge che  il valore delle liti pendenti tra primo e secondo grado ammonta a 36,7 miliardi di cui 18,8 miliardi sono in primo grado e i restanti 17,9 in secondo. Poi un ruolo importante è da attribuire ai territori, tra Regione e Regione emergono delle differenze. I contenziosi con cifre più alte si registrano nel Lazio con liti che valgono complessivamente quasi 8 miliardi mentre in Lombardia tra primo e secondo grado il contenzioso supera di poco i 7,5 miliardi complessivi. Una fetta importante di soldi, pari a 23,6 miliardi sono in bilico per le controversie.

I litigi top sotto i 3 mila euro

La sorpresa arriva tuttavia leggendo i dati. Dalle cifre emerge un aspetto decisamente singolare che da l’idea del tipo di lite c’è tra Stato e contribuente.

Le liti fiscali per il 50% sono per piccoli importi.

Nel 2022 ad essere pignoli, il 49,7% delle cause ha per oggetto ricorsi con valore uguale o inferiore a 3 mila euro per un totale di 63 milioni di euro. Quindi una cifra bassa rispetto ai quasi 4 miliardi di contenzioso. Analizzando le percentuali tra importi e presunti morosi, il 32,4% dei casi il valore è ricompreso tra 3 mila e 50mila euro per un totale di 735 milioni. La sorpresa, invece, arriva per l’ultimo dato, solo nell’1,2% dei casi le liti vanno oltre il milione di euro. Quindi risalendo il fiume dei calcoli e dei ricorsi, si ha un quadro così composto, le controversie che superano il milione di euro, rappresentano un contenzioso complessivo da oltre 10 miliardi.

Lombardia record per valore

Facendo entrare in gioco percentuali e medie, allora cambiano le prospettive. In primo luogo il valore medio del singolo ricorso a livello nazionale si attesta in primo grado a 101 mila euro e risulta tre volte più alto in Lombardia con un valore medio di 309.894 euro, a Trento si arriva 203mila euro mentre in Piemonte siamo a una media di 174.250 euro a lite. In Campania, si arriva a cause dal valore medio di 50mila euro, poco di più in Molise con valori medi di 53.220 euro.

Le differenze nord e sud

A dividere nord e sud anche la tipologia dei ricorsi. I contenziosi con somme più alte sono al Nord perché le cause  riguardano soprattutto società e professionisti e l’oggetto della controversia sono l’Ires e l’Iva mentre al Sud prevalgono cause e liti per altri tributi erariali o per quelli sugli immobili. C’è poi un netto sorpasso attuato dalla Lombardia che vince il podio per le cause tributarie, che hanno un valore medio di 658mila euro, mentre il valore medio nazionale è sui 195 mila euro.

Napoli e Roma regine dei ricorsi

Di rilievo anche la mappa dei litigi, nel 2022 fisco e contribuenti si sono trovati su sponde opposte soprattutto al Sud. In primo grado il più alto di ricorsi pervenuti nel 2022 si è registrato presso la Corte di giustizia tributaria di Napoli (13%), seguono Roma con quasi il 12% delle cause depositate e chiude Catania con il 3,7%. In 4 regioni si concentra comunque il 65% del contenzioso tributario italiano: il 22,7% è in Campania, il 14,7% in Sicilia, il 14,1% nel Lazio e il 14% arriva in Calabria.

Tempi lunghi a Foggia e Trento

Altro aspetto di questa corsa dagli esiti incerti, in particolare per il cittadino o impresa, ritenuta morosa, sono i tempi lunghi per arrivare a chiudere il contenzioso. Dai dati statistici del Dipartimento delle Finanze emerge che il tempo di smaltimento delle cause pendenti nel 2022 è pari 428 giorni (un anno e 2 mesi) in primo grado e di ben 734 giorni (2 anni) per chiudere la causa in secondo grado. I tempi più lunghi di attesa per chiudere un contenzioso tributario nel 2022 uniscono il sud con il nord, la palma spetta a Foggia dove per definire una causa in primo grado ci vogliono 1.993 giorni, mentre a Trento di giorni ne servono 1.572. Così come a Lodi ne occorrono 1.264 a Pescara 1.039 giorni. I giorni di attesa crollano invece ad

Enna dove in 90 giorni si può venire a capo del contenzioso, a Rieti dove di giorni di attesa ne servono 114 e Verbania con appena 122 giorni.

Contenziosi, il fisco vince

Il bello della lunga partita tra Stato e cittadini tuttavia arriva alla fine. Il Fisco come il banco vince, in questo caso più del 51% dei contenziosi è a sfavore del  contribuente, dove lo Stato ha ottenuto ragione nel primo

e secondo grado. Il contribuente invece la spunta nel 28,1% dei casi. Da tenere a mente per chi si avventura  in una controversia con il fisco, che oltre il 50% delle cause le vince l’Agenzia, inoltre il fisco è ancora più forte in secondo grado, dove la vittoria si assetata sul 52,8% delle controversie.

Bollo e Imu prime in classifica

Dalla statistica del Ministero dell’economia e finanze emerge infine il dato più inaspettato. Gli italiani non litigano tanto per l’Irpef, l’Ires o l’Iva. I contribuenti lanciano la sfida al fisco per i cosiddetti “altri tributi erariali”, in altre parole per il bollo o il registro per fare solo due esempi. Queste cause assorbono il 18,6% delle liti. Poi il lungo elenco dei tributi locali sui beni immobiliari come ad esempio l’Imu che riguardano il 18,3 delle cause. I rifiuti i cui contenziosi sono il 10,7% delle liti, mentre il 17,2% delle cause sono dedicate all’Irpef.

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