venerdì, 3 Maggio, 2024
Agroalimentare

Crediti di carbonio per l’agricoltura del futuro

Uno strumento importante per incentivare la transizione ecologica

La Strategia Farm to Fork, il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, prevede, tra le varie misure, l’entrata ufficiale dell’agricoltura europea nel mercato dei crediti di carbonio, per un sostegno normativo alle pratiche di sostenibilità nel comparto. Secondo le stime, questo dovrebbe garantire un risparmio complessivo pari a 42 milioni di tonnellate di CO2 in Europa entro il 2030 e cogliere la grande sfida del nostro tempo: quella di garantire sicurezza alimentare in un contesto geopolitico estremamente complicato, in presenza di variabili imponderabili come il climate change e sotto l’imperativo categorico della sostenibilità.

I crediti di carbonio, unità di misura utilizzate per quantificare e scambiare le riduzioni delle emissioni di gas serra o le rimozioni di tali gas dall’atmosfera, ricoprono un ruolo sempre più importante nel contesto agricolo, perché l’agricoltura è al contempo vittima e causa delle emissioni in atmosfera. I crediti rappresentano, dunque, una nuova opportunità per gli agricoltori. “L’agricoltura è un sistema complesso e dinamico – ha dichiarato Bruno Basso, professore alla Michigan State University, durante il Festival dell’Economia di Trento -; un ponte in bilico tra la tecnologia più evoluta e l’ambiente naturale arrivato ormai quasi al limite della possibilità di assorbire e neutralizzare le esternalità dei processi produttivi. Bisogna ridurre drasticamente le emissioni e puntare ad un approccio di sistema, che in America è già realtà”.

In Usa, Canada, Australia le filiere agricole orientate alla neutralità carbonica stanno già premiando le produzioni che dimostrino significative riduzioni di emissioni gas serra. Ma la transizione ecologica si deve accompagnare anche a quella digitale come in tutti gli altri settori produttivi. La robotica, l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati e i sensori, possono aiutare a migliorare l’efficienza dell’uso delle risorse e la produttività delle colture, riducendo l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi. Un ulteriore grande contributo viene dallo sviluppo di colture resistenti a malattie e condizioni ambientali estreme. “Il mondo produttivo è inconsapevolmente pronto – ha spiegato il direttore dell’Associazione Produttori Ortofrutticoli del Trentino, Alessandro Dalpiaz – e applica già le buone pratiche per produrre un’agricoltura sostenibile. Quella dei crediti di carbonio è una creatura interessante, ma giovane, e bisogna aiutarla a crescere, declinandola nella pratica quotidiana e senza dimenticare i risvolti economici”. Dalpiaz, in merito al credito monetizzato ha, però, anche invitato a prestare attenzione a non creare false aspettative per il mondo agricolo. Al momento, infatti, il carbon farming presenta alcune criticità da risolvere: l’onere finanziario connesso ai costi di gestione e l’incertezza circa le opportunità di guadagno, l’affidabilità delle norme che disciplinano i mercati del carbonio, ma anche i costi elevati e la complessità dei sistemi di monitoraggio, comunicazione e verifica.

In pratica il carbon farming prevede la definizione di schemi di remunerazione per le pratiche di sequestro del carbonio nel suolo. Nella pratica, il “sequestro di carbonio” risulta efficace solo quando viene combinato con pratiche di agricoltura rigenerativa e biologica, mentre risulta inefficace con quella intensiva. Alcuni esempi positivi sono le forestazioni e riforestazioni; l’agroforestazione e altre forme di agricoltura mista (che combinano vegetazione legnosa con sistemi di produzione colturale e/o animale sullo stesso terreno; utilizzo di cover crop e tecniche di minimum tillage o no-tillage (minima lavorazione o nessuna lavorazione) come protezione dall’erosione del suolo; conversione mirata di terreni incolti in prati permanenti; ripristino di torbiere e zone umide che riducano la perdita dello stock di carbonio esistente e aumentino il potenziale di sequestro.

Dobbiamo essere pronti a guardare a una agricoltura senza eccessivi impatti, attraverso un approccio di sistema per meglio quantificare le relazioni complesse tra suolo, clima, genetica e pratiche agronomiche.
“La scienza deve aiutare a trovare quella conoscenza che poi i decisori politici devono applicare e realizzare – ha sottolineato Mario Pezzotti. dirigente del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Mach -.
L’agricoltura di oggi non è più possibile e non c’è più tempo: dobbiamo decidere.

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