mercoledì, 1 Maggio, 2024
Regioni

Sant’Egidio: Salvare la protezione speciale per garantire i diritti e favorire l’integrazione

Mediante la protezione speciale o “umanitaria” possono essere accolte legalmente nel nostro Paese donne incinte, persone ammalate, chi ha legami familiari o affettivi stabili in Italia e anche, a discrezione
delle commissioni prefettizie ed eventualmente dei giudici, persone che hanno intrapreso un serio cammino d’integrazione, avendo imparato l’italiano, seguito un corso di formazione professionale, e, soprattutto, trovato un lavoro. Possono richiederla, cioè, tutte le persone che non sono in grado dimostrare di essere state perseguitate individualmente per le loro opinioni od origini, e neppure di essere fuggite da Paesi devastati da guerre aperte, come la Siria, o da contesti notoriamente oppressivi, come l’Afghanistan dei talebani.

Oltre, naturalmente, a chi ha diritto alla protezione internazionale ma non ha ancora ricevuto lo status di rifugiato. È la forma più debole, ma anche più flessibile e inclusiva, di protezione internazionale e consiste in un permesso di soggiorno della durata di 2 anni, rinnovabile, che viene dunque rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale.

L’abolizione della “protezione speciale” per i rifugiati contenuta negli ultimi provvedimenti del Governo, giunti ora all’esame delle Camere, affermando che la decisione allineerebbe la legislazione italiana con quella vigente negli altri Paesi europei, interromperebbe i percorsi d’integrazione ben avviati, come quelli di chi aveva trovato un lavoro, frutto per la maggior parte dei casi degli sforzi delle associazioni umanitarie che si occupano di accoglienza e di integrazione. La Comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, che da anni seguono il fenomeno e realizzano risposte concrete, come gli ormai collaudati Corridoi umanitari, esprimono tutta la loro preoccupazione e lanciano un appello al Governo e al Parlamento. Il pacchetto di nuove regole previste rischia, infatti, di intaccare un modello che, sia pure tra luci ed ombre, ha consentito di tutelare diritti fondamentali, di garantire reali processi di integrazione e di contenere fenomeni di irregolarità e devianza.

“In particolare occorre riconsiderare gli effetti che avrebbe una restrizione della cosiddetta ‘protezione speciale’ – si legge in una nota della Comunità di Sant’Egidio – che non è un provvedimento
esclusivamente italiano perché praticato, in forme diverse tra loro, da numerosi altri paesi dell’Unione. Gravi conseguenze si avrebbero prima di tutto sulle persone che lo richiedono. Non potrebbero, infatti, essere più protette se a rischio di trattamenti disumani nei loro Paesi di origine, né riceverebbero più cure indispensabili per la loro sopravvivenza, né avrebbero la possibilità di essere accolti quando fuggono per calamità naturali come alluvioni e terremoti”.

Le associazioni ricordano che si tratta di diritti garantiti dalla nostra Costituzione e che la non conversione della protezione speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro allargherebbe in modo preoccupante l’area di irregolarità e, quindi, anche di insicurezza, proprio in un momento in cui tutte le forze produttive del Paese chiedono una consistente immissione nel mercato di cittadini stranieri.

Il rischio di un restringimento della protezione speciale è quello di produrre un effetto opposto a quello desiderabile e pubblicizzato, non favorendo o interrompendo quei percorsi di integrazione e di “buona immigrazione” di cui l’Italia, anche alla luce dei dati sul deficit occupazionale in varie filiere, ha acutamente bisogno. Da qui l’idea di un appello basato sull’esperienza concreta di integrazione realizzata dal 2016 attraverso i “Corridoi umanitari”, fondata sulla legalità e con importanti riconoscimenti istituzionali, che viene portata ad esempio da tutte le forze politiche, di maggioranza come di opposizione.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Diritti sindacali. L’Olanda contro Cipro, diventa paladina dei camionisti italiani. Uggè (Conftrasporto): l’azione olandese ha portato un quadro di certezze per i lavoratori

Maurizio Piccinino

Il mercato delle intercettazioni

Federico Tedeschini

Per i rifugiati tanti Comuni virtuosi, pochi fondi disponibili

Cristina Calzecchi Onesti

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.