venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Arte e tasse: come non perdersi nel labirinto

Attori e regole fiscali tra passione, professionalità e speculazione

Il mondo dell’arte molto spesso viene definito più un piacere per pochi che un lavoro per molti. Un ambiente complesso: se non si è preparati culturalmente e professionalmente, ci si può imbattere in pericoli, sia fiscali, che legali.

Nella storia recente, i prezzi dell’arte sono cresciuti, in modo esponenziale, nel 2022 le vendite di opere di arte hanno superato i 65,8 miliardi di dollari, riprendendosi da un periodo di fermo dovuto alla pandemia e si preannuncia un rialzo delle vendite per tutto il 2023.

Quando si investe nell’arte, alle volte la tassazione diventa uno dei dettagli più dolenti. Si può trasformare, nel momento della vendita o in un grande profitto o in un debito fiscale. Per comprendere al meglio il sistema del mercato dell’arte bisogna distinguere i vari attori che ruotano all’interno di questo mondo tanto affascinante, ma altrettanto pieno di insidie se non si è preparati. Bisogna altrettanto valutare gli elementi, che vanno a costituire il regime fiscale dei vari attori. La vendita di opere d’arte, proprio in ragione del bene oggetto dell’operazione, presenta aspetti fiscali da considerare sia quando viene esercitata a titolo professionale, sia quando è svolta su base occasionale.

Andando per ordine possiamo descrivere i quattro attori principali:

  • L’artista;
  • Il mercante d’arte;
  • Il venditore occasionale;
  • Il collezionista.

In seconda analisi bisogna valutare gli elementi necessari in grado di individuare, se l’attività svolta sia stata in maniera sporadica, o professionale, per cui andremo ad analizzare:

  • Gli importi nelle transazioni effettuate;
  • Il numero delle transazioni effettuate durante l’anno;
  • Altre attività lavorative svolte;
  • Canali di commercializzazione di vendita.

Entrando nello specifico possiamo dire che:

  • L’artista. Crea ed esegue, tramite il suo talento, delle opere uniche nel loro genere, dunque, assolutamente differenti da qualsiasi prodotto realizzato in serie. I  redditi derivanti dalla vendita delle sue opere rientrano tra i redditi di lavoro autonomo (ex. art.[1]53 TUIR).
  • Il mercante d’arte. Il comma 2. art. 2195 c.c.[2], qualifica come imprenditoriale l’attività intermediaria nella circolazione dei beni. Per cui possiamo definire la figura del mercante d’arte come colui che, in maniera professionale ed abituale acquista opere d’arte per poi rivenderle nel medio-lungo termine con un incremento di prezzo, producendo reddito d’impresa (ex art. 55. TUIR[3]), che  sarà assoggettato ad IVA, ove applicabile.
  • Il venditore occasionale. Non svolge in maniera abituale e professionale l’attività di mercante d’arte, ma solamente in maniera sporadica su determinate transazioni. Non è obbligato ad aprire la partita Iva: i redditi sporadici dalla vendita di opere d’arte, rientrano nella categoria di redditi diversi (ex.[4] art. 67 TUIR).
  • Il collezionista. Acquista le opere d’arte per arricchire la propria collezione. Egli non agisce con lo scopo primario di trarre profitto dalle future vendite, ma agisce con lo scopo di godere del suo patrimonio nel tempo.Nel caso in cui, il collezionista decida di vendere una delle sue opere, la plusvalenza derivata dalla vendita è esente da imposta,poichè la principale causa che muove il collezionista ad acquisire le opere è il mero godimento personale e non speculativo delle opere d’arte in suo possesso o, comunque, non con il solo intento di trarne dei benefici economici.

Possiamo soffermarci su una particolare distinzione tra:

  • Il venditore occasionale e il collezionista privato.

Entrambi, possono svolgere l’attività di acquisto e vendita di opere d’arte anche in maniera non professionale e abituale, dove in alcuni casi è facilmente individuabile un nesso causale nello svolgimento dell’attività di compravendita, come ad esempio:

  • Quando è presente un collegamento immediato tra acquisto e vendita (su commissione).
  • Quando una serie di elementi esterni, portano alla luce la dimostrazione dell’intento dell’acquisto, come ad esempio la richiesta di finanziamento volto all’acquisto di un’opera, con l’intenzione di rivenderla a breve termine.

Solitamente, il venditore occasionale svolge la sua funzione di speculatore detenendo le opere per poco tempo per trarne subito un profitto monetario, a differenza del vero collezionista, il quale è portato a rivendere le opere solo dopo un certo periodo durante il quale l’opera ha fatto parte della sua collezione privata ed accrescendo il suo valore monetario.

Possiamo concludere che, chiunque sia intenzionato ad intraprendere la professione di mercante d’arte, o venditore occasionale, dovrebbe rivolgersi ad uno studio di commercialista, il quale potrà consigliarlo e seguirlo nei minimi dettagli, sia da un punto di vista commerciale che di pianificazione fiscale, evitando di entrare in un vortice infinito fatto, di verifiche fiscali da parte delle autorità competenti.

 

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