venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

L’eroica misericordia di Benedetto XVI

Benedetto XVI° ha varcato il soglio pontificio, in entrata e in uscita, illuminato da un’aura di santità. Immediata da percepire, o comunque più popolare, quella scaturita dalla frase di esordio: “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Più velata, soffusa, ardua, impegnativa da comprendere, e già difficile da cogliere, quella incastonata nella storica frase pronunciata nella declaratio ai Cardinali del Concistoro l’11 Febbraio 2013.

Nella frase di esordio del suo pontificato, la santità si incarna nella dote caratteristica, insieme con la connaturata timidezza, dell’uomo Joseph, cioè l’umiltà. È questa la sua qualità maggiormente sottolineata tanto dal popolo di Dio quanto dai non credenti. Tentava di operare una deminutio di quanto gli altri gli riconoscevano, accadeva in ogni circostanza, eccetto quando era nelle sue rigorose funzioni in osservanza della dottrina della fede. Sin dalla Chiesa nascente “l’umile” è Maria, la donna Madre del Figlio di Dio. È impossibile, ovviamente, tendere alla Sua umiltà, in quanto Maria è al vertice di quella purificazione, unica, che ha portato al Suo concepimento senza peccato originale, fatto che ha determinato anche la Sua estraneità alla morte (l’iconografia antica orientale sia cattolica che ortodossa la raffigura nella dormitio). Tra i comuni mortali, però, è difficile trovare un uomo sul quale converga un tale corale accordo su una stessa qualità. Assolutamente, l’umiltà è la qualità che contraddistingue Joseph Ratzinger.

Nella frase di uscita dalla sua funzione petrina, la santità si incarna invece nella misericordia di Ratzinger cattolico, non solo per il suo marcato e sincero ecumenismo ma, in quella occasione ancora più che in ogni altra, anche per l’amore messo in atto realmente per tutti, e nella misericordia di Ratzinger Papa, per la scelta delle sue cosiddette “dimissioni”. Sì, perché la scelta di non essere più amministratore della Chiesa non sembra un atto di umiltà bensì, piuttosto e più evidentemente, un atto di misericordia. Misericordia: miseri-cors=”sentimento di compassione per l’infelicità, per la miseria altrui”, misereor= “ho pietà”. Appartiene a Dio, la misericordia è propria di Dio. Utile, rivederne l’etimologia… per poi calarne il significato nel contesto della Chiesa di quegli anni, non ancora risolto.

Tralasciamo le note considerazioni relative alla dimensione sacramentale perciò indelebile del papato e alla cessione dell’esercizio del potere, quindi, sostanzialmente, questioni relative al munus petrino rispetto al ministerium o alla potestas, considerazioni che non spettano ai fedeli.

Ma non possiamo non rilevare che, data la scelta di Benedetto XVI° di comunicare la propria decisione durante un Concistoro, nell’ufficialità della lingua latina, il verbo renuntiare (tralasciamo anche qui le considerazioni circa la differenza sostanziale tra dichiarazione di rinuncia e rinuncia) possa costituire il castone in cui è racchiuso il senso reale di quell’atto che irradia un’aura di santità. Infatti, il verbo re-nuntiare, nella sua accezione più antica, quindi più etimologicamente corretta e più in accordo con un animo conservatore, significa, in maniera preponderante, re=”contro” e nuntiare=”dichiarare”, cioè “annunciare in risposta”, “denunciare”. L’umana riconosciuta autentica bontà di Benedetto XVI°, la sua provata misericordia e la sua umiltà non gli consentivano di esprimersi diversamente.

Il contesto ecclesiale, finanziario, morale di quegli anni ha beneficiato della eroica misericordia di Benedetto XVI, che nel suo smisurato coraggio intellettuale ha preferito far ricadere su di sé giudizi di inadeguatezza totalmente inappropriati. Infatti, nonostante le sue condizioni di salute fossero realmente precarie, non avrebbero altrimenti, a mio parere, determinato l’interruzione dell’esercizio delle funzioni petrine. Così, il suo ritiro, per non accusare, ha invece, non per sua volontà ma per volere dello Spirito Santo, scoperchiato un vaso pieno di grovigli di vario genere.

La fase tribolata della Chiesa, che si voleva, ultimamente, sopita, potrebbe adesso riacutizzarsi, per l’ulteriore uscita di scena di Benedetto XVI, accompagnato dall’amore e dalle preghiere di tutto il popolo di Dio.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Fnomceo: mancano medici per colpa dei governi passati

Ettore Di Bartolomeo

Confagricoltura: cereali e semi oleosi serve una produzione europea. Giansanti: scorte solo fino all’estate

Marco Santarelli

A giugno in Italia turismo da record

Marco Santarelli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.