giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

L’italia dal respiro corto

Riflessioni sul 56° Rapporto CENSIS

Anche quest’anno è puntualmente arrivato a fine anno il 56RC che più di ogni altra indagine interpreta i più significativi fenomeni socio-economici che hanno riguardato l’Italia. In tre anni, si sono registrate quattro crisi profonde: la pandemia, la guerra in Europa, il costo dell’energia, il costo della vita. Crisi epocali che hanno scosso qualsiasi umana coscienza. Le considerazioni generali descrivono una società un po’ frenata, che vive in attesa di risposte a problemi cogenti. Nelle considerazioni tematiche, invece, vengono affrontate le questioni di maggiore interesse emerse nel corso del 2022: la formazione, il lavoro, il welfare, la sanità, il territorio, le reti, i processi economici, i media, la comunicazione, la sicurezza ed altro.

Il Rapporto è una radiografia meravigliosa dei nostri giorni, e ci riguarda da vicino. Le considerazioni e i dati che mi hanno maggiormente colpito: il riferimento alla rapidità dei cambiamenti sociali, socio-economici, della comunicazione, a cui è difficile adeguarsi in fretta e che sottopongono la Società a sollecitazioni importanti di cambiamento. La ripartenza commerciale post-Covid, prevista, cosi eccezionale con una rapida crescita delle esportazioni ma che ha mascherato il calo della domanda interna e la rimodulazione sociale dei consumi. La politica dei sussidi a pioggia che ha coperto bisogni certi ma che ha innescato comportamenti negativi su alcune fasce  della popolazione; la ricerca di  nuove e diverse posizioni professionali che coinvolge tanti giovani finalizzate a precoci sbocchi professionali, ove spicca però la poca attenzione alla progressione di conoscenze.

Resta quindi il problema delle competenze. Alta la percentuale di giovani 18-24enni che hanno abbandonato precocemente gli studi e sono nella condizione di Neet (Not in Education, Employment or Training). Nell’ultimo anno accademico 2021-2022 le immatricolazioni sono diminuite, dopo sette anni consecutivi di crescita: -2,8% (circa 9.400 studenti in meno). I flussi di risorse promessi e assegnati dal Pnrr al Mezzogiorno, mai come ora ingenti, chiedono grande  capacità di progettazione e responsabilità locali spesso inadeguate per mettere in moto dinamiche di medio periodo e occupazione di qualità. Resta la realtà che l’Italia non cresce abbastanza o non cresce affatto. Emergono i percorsi individuali e rallenta il cammino collettivo. È una società interessata solo a traguardi brevi.

Questo non ci rende competitivi su una scala globale, dove bisogna vivere le sfide  da Protagonisti vincenti. L’Italia ha bisogno di competenze, strategie socio economiche, industriali, monetarie unite a politiche nuove  adeguate alle nuove sfide. Queste considerazioni tratte dal 56RC rendono immediato il concetto che  lo slogan dell’«uno vale uno» è ormai archiviato. Dati: le quattro crisi profonde, Storia del nostro tempo, hanno fatto breccia nel genere umano facendo emergere paure per nuovi rischi. Il 61% degli Italiani  teme una Terza guerra mondiale, il 59% teme la bomba atomica, il 58% che l’Italia entri in guerra. Nuovi record per internet, smartphone e social network. Non si ferma il boom della spesa delle famiglie per i dispositivi digitali (7,9 miliardi di euro nell’ultimo anno (+572% dal 2007) Tra il 2021 e il 2022 si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88% di utenza), il 62,8% accede all’internet banking (Ue 70,3%), il 58,2% fa acquisti online (72,5%), il 57,5% visita/interagisce con i siti web della Pa (75,5%) .

Nei giovani si osserva un forte incremento dell’uso di TikTok (54,5%), Spotify (51,8%) e Telegram (37,2%). In flessione, invece, Facebook (51,4%) e Twitter (20,1%), il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Tornano a diminuire i lettori di libri (-0,9%). I radioascoltatori sono il 79,9% degli italiani, stabili da un anno all’altro. La carta stampata è in crisi. Quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ora ridotti al 25,4%. Gli utenti dei quotidiani online invece aumentano al 33,0%. Pochi i lettori di libri e di e-book. Questi dati emersi evidenziano che gli italiani trovano sempre più una migliore espressione di sé attraverso i dispositivi personali digitali. In effetti le competenze digitali risultano essere sempre più strategiche a vari livelli, dallo sviluppo economico, sempre più fondamentali nella la vita quotidiana delle persone, alle relazioni sociali e non ultimo, fattore di inclusione per la popolazione più anziana sia per gli autosufficienti che per quelli già provati dall’età.

L’indice Desi, che misura la digitalizzazione di economia e società in Europa, colloca l’Italia tra gli innovatori moderati, con un punteggio pari a 49,3 rispetto a una media europea di 52,3. In sintesi un Italia sottoposta alle sollecitazioni inarrestabili del nostro tempo, che reagisce bene pur dovendo guadagnare ancora punti in una media europea e globale. Da non sottovalutare la necessità di porre rimedio al problema delle robuste competenze necessarie alle sfide della competizione globale ed al rallentamento del cammino collettivo in  una Società interessata solo a traguardi brevi.

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