venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Minacce ai giornalisti, anche a colpi di querele temerarie

Secondo il report pubblicato dal ministero dell’Interno, nei primi nove mesi del 2022 sarebbero diminuiti gli episodi intimidatori nei confronti di giornalisti, passando da 162 dell’anno precedente a 84, con una flessione del 48%. Le vittime sono state 74 professionisti, di cui il 28% donne e il 72% uomini. Primo resta sempre il Lazio, seguito da Lombardia, Campania, Calabria e Toscana, mentre per quanto riguarda le aree metropolitane, il maggior numero di casi si è concentrato a Roma (16), Milano (8), Napoli (6) e Bari (5). Il 29% degli episodi è stato consumato attraverso il web. L’11% del totale degli avvenimenti è riconducibile a contesti di criminalità organizzata e il 55% a contesti politico/sociali. Per l’88% dei casi le minacce sono state rivolte a persone, per il 19% a sedi giornalistiche o a troupe non meglio specificate.

Per Ossigeno raddoppiate le minacce, solo meno denunce

Ma questa analisi ad opera dall’Organismo permanente di supporto al Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, presieduto dal direttore centrale della Polizia criminale, Vittorio Rizzi, non trova d’accordo la Onlus “Ossigeno per l’Informazione”, che allarga l’osservazione alle querele e alle  cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie, aumentate in proporzione alle altre forme di intimidazione, cioè a quelle che si sono manifestate con aggressioni, avvertimenti e altri metodi violenti. Per Ossigeno le notizie oscurate con la violenza vanno fatte rientrare nel computo. Occorre anche dare il giusto significato al dato riportato nello stesso Report della Polizia relativo al netto calo delle denunce presentate alle forze dell’ordine dai minacciati: “Quest’anno – spiega dice il presidente Alberto Spampinato –  meno giornalisti hanno denunciato le minacce a loro danno. Perché? Hanno meno fiducia negli interventi delle autorità, o sono più rassegnati o semplicemente hanno più paura di prima e perciò subiscono più spesso senza reagire? Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. È anzi un ulteriore segnale di allarme”.

Inserendo anche le querele temerarie, i minacciati sono aumentati del 100%

Facendo riferimento a tipologie di intimidazioni e minacce più ampie rispetto a quelle prese in considerazione dal Viminale, intendendo le querele strumentali equiparabili a una violazione del diritto di informazione codificato dall’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, l’andamento del fenomeno appare profondamente diverso. Per l’Osservatorio dell’associazione, sarebbero 564 gli operatori dei media (tra giornalisti, blogger, video operatori) ad essere stati minacciati quest’anno, il 100% più dei 288 dello stesso periodo del 2021 e 173 gli episodi. “È triste – prosegue Spampinato – chiudere il 2022 osservando che anche quest’anno è trascorso senza che si sia fatto alcun passo avanti. Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenerare e produrre danni peggiori all’organismo. Ed è forse ciò che sta accadendo”.

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