venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

La musica celebra la magia della Natività

All’auditorium Parco della Musica il concerto con Steve Reich diretto da Tonino Battista

Un concerto magnifico, con l’ensemble PMCE, tra le poche al mondo a riuscire in esecuzioni ai limiti del possibile, con gli allievi dei Conservatori di Musica di Latina e di Roma, insieme alle eccellenti ensemble vocali EVO Ensemble e Respighi, ha aperto i festeggiamenti natalizi dell’auditorium Parco della Musica. Il Direttore di questa suite complessa e altissima, sognante eppure rigorosamente geometrica, come a dimostrare che esiste una legge ferrea del sogno, non poteva essere che il Maestro Tonino Battista, direttore capace di interpretare le partiture e le epoche musicali più distanti, con una qualità rara, come la critica unanimemente riconosce. Basti pensare che Stokhausen lo designa interprete autorevole della sua musica.

La scelta di realizzare un concerto su Steve Reich, al termine di un laboratorio raffinato e lungimirante, oltre che impegnativo, in cui musicisti studenti e professionisti hanno lavorato accanto, è frutto della capacità di
visione e di impegno sempre tesa al massimo del Maestro Tonino Battista. Steve Reich, compositore e musicista statunitense, è considerato uno dei padri del minimalismo, con una ricerca permeata dagli studi sulle percussioni africane, approfondito in Ghana.

Nel 2009 ha vinto il premio Pulitzer per la musica con il brano Double Sextet. Nel 2014 gli è stato assegnato dalla Biennale Musica di Venezia il Leone d’oro alla carriera, primo tra i minimalisti ad ottenere tale riconoscimento. In questo concerto la simmetria tra musica e parole, come tra studenti e professionisti, come tra Maestro ( che si pone come un “primus inter paresi”) e orchestra vince sempre, in una sinestesia che rimanda al requisito necessario per ogni incontro, ogni relazione: l’uguaglianza.

Solo così si può dare il senso che si deve al Natale. “Il titolo è tratto dalla raccolta di poesie del poeta americano William Carlos Williams, The Desert Music. Non ho usato poesie intere, ma solo parti
estratte qua e là, e la disposizione delle parti è la mia. La pulsazione con cui inizia e finisce The Desert Music e che ricorre in tutto il brano è significativa sia musicalmente che come risposta senza parole e commento al testo stesso. Ho amato la poesia di William Carlos Williams da quando avevo 16 anni perché ero affascinato dalla simmetria del suo nome.

Trovo che il periodo migliore sia la sua tarda poesia, tra il 1954 e la sua morte nel 1963. È da questo periodo che ho selezionato i testi per The Desert Music – un periodo dopo che le bombe furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Il Dr. Williams era acutamente consapevole della bomba e le sue parole al riguardo, in una poesia sulla musica intitolata The Orchestra, mi colpirono particolarmente: Dite loro: / L’uomo è sopravvissuto fino ad ora perché era troppo ignorante / per sapere come realizzare i suoi desideri. Ora che può realizzarli, / deve cambiarli o perire.”

Questo rimarca Steve Reich e con questa condivisione di spirito e con profondo onore e gratitudine nel cuore, ho letto in apertura di concerto la lettera che Tom, un soldato inglese, scrisse a sua sorella, durante
quella che passerà alla storia come “la piccola pace nella grande guerra”, la tregua di Natale avvenuta il 24 dicembre del 1914 in Crimea, in cui soldati tedeschi e inglesi deposero le armi e sedettero insieme
intorno a un falò intonando canti e scambiandosi doni. “…Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale.

In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Questi non sono i ‘barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre? Il tuo caro fratello Tom.

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