domenica, 5 Maggio, 2024
Esteri

Il regime senza onore uccide e stupra

Disonore di ogni Dio, questo è il regime iraniano. Non esiste un altro modo di dire la verità, oltre le logiche di relazioni internazionali, oltre gli equilibri dello scacchiere internazionale, esistono i diritti umani; altrettanto esiste la fede religiosa, spesso sostegno e faro nelle tempeste dell’esistenza e esiste il rispetto di ogni fede, fino all’argine invalicabile della “sacralità della vita”. Io, essere umano e cittadina italiana, abborro la pena di morte e questo è fatto scontato, quel che non è scontato è che in Iran, dove l’infame, inaccettabile pena di morte esiste (e dove si sta consumando una delle più grosse vergogne dell’umanità) il regime sta disonorando la stessa legge che dice di tutelare. Nessuno studioso di Islam parla di obbligatorietà della pena di morte, esiste infatti nei versi la congiunzione “o”, che consente a qualsiasi giudice di commutare pene, a dimostrazione della misericordia di Dio.

Dove sta questa misericordia di Dio davanti all’esecuzione pubblica di un ragazzo di 23 anni, le cui ultime parole, prima di essere impiccato sono più potenti di quelle di un Dio che il regime, con la sua ferocia, ha tradito? “ Non piangete, non leggete il Corano, ballate e suonate musica allegra”. Non è possibile continuare a credere ad una sola parola di questo regime, perché la logica grammaticale alla base del loro agire è la “perversione”: la legge iraniana condanna crudeltà e tortura, condanna lo stupro, ne prevede punizione. Eppure, la stessa legge garantisce impunità, quando non lode, all’agire con stupri fino a provocare morte da parte della polizia morale contro manifestanti, prigionieri, ancorché minori, donne e uomini. Anzi, l’Iran sa fare di meglio, mostrando al mondo le vette “dell’infinitamente male” che sta scalando con sadico compiacimento: lo stupro è stato validato tra gli strumenti di persuasione e confessione degli imputati dei suoi processi-vergogna in cui gli avvocati di parte sono minacciati e intimiditi, a volte incarcerati, costringendo a ricorrere ad avvocati d’ufficio, che dibattono apertamente contro coloro che dovrebbero difendere. Ora sto guardando la foto, tragica effigie della continua distruzione del sacro, della dottoressa Aida Rostami, torturata e uccisa, perché curava i manifestanti. Le sue dita che esercitavano la pietà e la misericordia sono state fratturate, gli occhi con cui sapeva vedere e riconoscere i bisognosi di cure, cuciti da punti in seguito a impatto con oggetto pesante, metà del suo viso cancellato. Ma la cancellazione di quel volto è la cancellazione stessa del giuramento di Ippocrate e dei principi millenari a cui i medici giurano, ossia il soccorso di chiunque, senza alcuna distinzione, in pace come in guerra.

A corollario di questo orrore, il regime ha cercato di fare passare questo assassinio per un incidente stradale, a dimostrazione tangibile che ben sa quali leggi eterne sta tradendo, a dimostrazione, quindi, che non più in nome di Dio stanno agendo, ma contro la sua stessa misericordia. Questo regime non può più definirsi neppure teocratico, perché non venera altro che il potere e i suoi detentori, a qualsiasi costo di sangue. La morale difesa nel più immorale dei modi, grida giustizia dentro le labbra chiuse dal freddo della morte di Masooumeh, di cui, ad ora conosciamo solo il nome, la ragazza di 14 anni, incarcerata per aver tolto il velo a scuola, violentata fino alla morte. Ripresa dalle telecamere di sorveglianza che l’hanno registrata, è stata individuata e portata in carcere, dove hanno agito con chirurgica ferocia per insegnarle a onorare la castità e il pudore che si confà a una donna: violentandola e torturandola. Poco dopo è stata portata in ospedale a causa di una grave emorragia vaginale, dove è morta. Il referto medico è un film dell’orrore: mutilazioni, emorragia vaginale, ano strappato. La madre che voleva denunciare il caso è scomparsa. Altra macabra perversione di regime è la risoluzione del divieto ad uccidere le vergini: prima di morire sarai stuprata, così Dio non si indigna. Intanto tra gli ancora umani e vittime della follia istituita, sono stati indetti altri tre giorni di sciopero, fino al 21 dicembre, perché si fermi l’orrore.

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