sabato, 27 Aprile, 2024
Cultura

Romaeuropa Festival un’esplosione di bellezza

“L’arte è visione o intuizione. L’artista riproduce un’immagine o un fantasma; e colui che gusta l’arte volge l’occhio al punto che l’artista gli ha additato, guarda per lo spiraglio che colui gli ha aperto e riproduce in sé quell’immagine” scriveva Benedetto Croce. Questo è il valore primigenio dell’arte, che meglio disegna il fremito vitale che sottende e anima il Romaeuropa Festival. Dentro un tempo fratturato e scosso, lontano dall’assestamento, l’arte assolve un compito di ricostruzione di mondi distrutti e lo fa suturando distanze e istanze, costruendo ponti con approdo al futuro, anche quando il suolo presente si sgretola sotto i piedi. La vita, che è movimento, trova nell’arte non solo uno specchio fedele, ma un soccorso, una forza, un moto, che respinge tutto ciò che vita non è. Teniamoci stretta la bellezza: questo è lo slogan distintivo del Romaeuropa Festival, che sta riempiendo di bellezza i luoghi nevralgici dell’arte e della cultura, dall’Auditorium Parco della Musica, al Teatro Argentina, passando per Villa Medici-Accademia di Francia, fino al MAXXI. Il Festival è giunto alla sua 37sima Edizione, dopo essere stato creato nel 1986 da Monique Veaute e Fabrizio Grifasi, attuale Direttore Generale e Artistico, e offre al pubblico il meglio della creazione artistica contemporanea a livello internazionale, valorizzando e promuovendo i progetti di miglior qualità delle nuove generazioni. Con 80 spettacoli in programma, fino al 20 novembre, il Romaeuropa è un’esplosione di bellezza, capace di attrarre gli spettatori, in una tensione continua tra memoria e innovazione. Ne parliamo col Presidente della Fondazione Romaeuropa Guido Fabiani e col Direttore Generale e Artistico Fabrizio Grifasi.

Presidente, nella situazione culturale attuale qual è il contributo che il Festival porta in termini di valore formativo, costruttivo e in termini di relazione, attraverso l’incontro e la commistione di realtà culturali internazionali e dialogo tra le arti?
Presidente della Fondazione Romaeuropa Guido Fabiani: Oggi sul piano culturale, come su quello economico e sociale, assistiamo sgomenti a un progressivo passaggio da un mondo che avevamo percepito come spazio senza limiti, a un mondo diviso in spazi contrapposti che, per affermare una presunta supremazia, ricorrono a guerre di invasione e distruzione e a minacce di coinvolgimento globale, mettendo in discussione la centralità umana e la sua capacità di saper creare un mondo di dialogo e di confronto. Il REF da oltre tre decenni ispira la sua azione alla dimensione internazionale e indaga sulle globali provocazioni culturali e artistiche, che segnano il mondo contemporaneo. Una folta famiglia di istituzioni pubbliche nazionali e numerose ambasciate straniere sostengono la nostra azione. Un’azione che si propone di valorizzare la creazione artistica contemporanea riconoscendone le diversità, il dialogo e il confronto culturale senza frontiere geografiche, senza guerre, con una forte sensibilità verso le situazioni di fragilità per accrescere la consapevolezza della loro presenza nel mondo che ci circonda e la necessità di combatterle insieme. Guardando soprattutto al bisogno di futuro dei giovani.

Direttore, quale è oggi il ruolo primario delle arti rispetto alla società in cui viviamo?
Direttore Generale e Artistico Fabrizio Grifasi: Essere al contempo sguardo sul mondo e tramite con il patrimonio, capaci di coinvolgere pubblici e generazioni diverse, suscitare emozioni e passioni, senza rinunciare al ruolo critico e anticipatore che ci stimola ad aprirci verso il nuovo. Le arti continuano ed essere uno straordinario spazio di investigazione sul presente, sui nostri cambiamenti, sulle interrogazioni delle nostre vite e in questo hanno la capacità di riportarci a quanto di più profondo abbiamo sedimentato nella nostra storia.

Nella selezione operata per comporre l’offerta artistica al pubblico c’è un fil rouge, una filosofia di fondo, e, se sì, quale?
Fabrizio Grifasi: Esattamente quella che ho appena descritto, l’esigenza di testimoniare i cambiamenti del presente in dialogo con il patrimonio, la ricchezza e la diversità della creazione artistica contemporanea, valorizzando lo spazio di dialogo, incontro e confronto costituito dal Romaeuropa Festival. Soprattutto nel momento attuale, dopo la pandemia, nel mezzo di una grave crisi economica e con la guerra di nuovo in Europa, il nostro progetto vuole essere responsabile e consapevole, sostenibile e coraggioso nelle scelte.

Il cartellone del Festival è costituito da nomi di grandissimo spessore internazionale, che intorno alle tematiche dell’umano, assumono punti di vista a volte opposti circa il metro di indagine (dall’arcaico al futurista), e il linguaggio scelto dal teatro, alla musica, alla danza, fino alle arti digitali. Crede che sia necessaria una sintesi tra passato e futuro per rispondere alle istanze umane?
Fabrizio Grifasi: Assolutamente si, è necessario un raccordo e un rapporto critico tra la tradizione storicizzata e la ricerca del contemporaneo che sia capace di parlare al pubblico di oggi dei grandi temi sempre al centro della creazione artistica e dell’esperienza umana, usando strumenti e linguaggi propri del nostro presente, ed avendo il coraggio di continuare ad interrogarsi e spingere lo sguardo verso il futuro. In questo il confronto con il patrimonio e lo sguardo internazionale sul mondo offrono una opportunità straordinaria che si accompagna all’attraversamento e all’incrocio tra le differenti pratiche artistiche, musica, teatro e danza.

Qual è secondo Lei il compito primario delle arti verso il pubblico?
Fabrizio Grifasi: Essere accessibili senza rinunciare alla radicalità e alla pratica esigente, essere coraggiose e visionarie, generose e sensibili, capaci di emozionarci e sorprenderci, accettando il rischio della creazione e osando spostare in avanti i propri sguardi.

C’è, nel Festival, un ampio spazio dedicato ai bambini e agli artisti emergenti. Qual è la vostra mission riguardo i giovani artisti? C’è un messaggio che vuol lasciare ai giovani circa il valore dell’arte?
Fabrizio Grifasi: Al cuore del progetto del Romaeuropa Festival c’è il desiderio di crescere e cambiare assieme al pubblico, accogliere nuove generazioni di artisti, accompagnare lo sguardo dei più piccoli e delle loro famiglie, nella convinzione che la pratica artistica sia capace di regalarci dei momenti collettivi unici e aprirci agli orizzonti dell’inatteso e del sensibile, accompagnando e favorendo il ricambio generazione sulla scena e nelle sale.

In conclusione, cosa della sua visione e del Suo lavoro ha portato nel Festival?
Fabrizio Grifasi: Il dialogo tra estetiche e pratiche artistiche diverse, tra mondi anche geograficamente lontani, tra generazioni e tradizioni, all’insegna dell’inclusione e della diversità, usando gli strumenti multidisciplinari della creazione contemporanea.

Foto di Cosimo Trimboli

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