mercoledì, 8 Maggio, 2024
Esteri

(S)mobilitazione russa e legge marziale

La campagna di mobilitazione della Russia, almeno nella capitale, è finita. A dirlo non è uno dei soliti propagandisti del Cremlino, ma il sindaco di Mosca in persona. Secondo quanto da lui riferito, tutti i centri di mobilitazione della città dovrebbero essere stati chiusi già dalle 14:00 del 17 ottobre.

Il sindaco Sobyanin, con un comunicato pubblicato sul suo sito internet, ha annunciato che nella città di Mosca “l’operazione di mobilitazione parziale” – iniziata circa un mese fa – è stata “completamente portata a termine”.

Il primo cittadino di Mosca ha anche aggiunto che “Le citazioni inviate a residenze e aziende nell’ambito della mobilitazione cesseranno di trovare applicazione”. L’annuncio è arrivato poco dopo che il presidente Vladimir Putin aveva promesso di completare la sua campagna di mobilitazione “entro due settimane”, affermando che 222.000 persone su un obiettivo di 300.000 erano già state mobilitate. In effetti coloro che sono stati assegnati a unità militari sono stati in tutto 33.000 e di questi 16.000 sono attualmente impegnati in combattimento. Dove siano finiti i restanti 187.000 non è cosa nota. Del resto, come è capitato in altre occasioni, i numeri hanno una importanza relativa per il Cremlino. Quando il Ministro della Difesa russo, proprio in occasione del lancio della “mobilitazione parziale”, aveva parlato di 5.937 soldati russi rimasti uccisi, contro la stima assai più plausibile di oltre 56.000, era stato chiaro come a Mosca gli “zeri” non contino. Forse la mobilitazione è stata smobilitata proprio per le difficoltà incontrate nel reperire i coscritti.

E pensare che solo pochi giorni fa ogni espediente era ritenuto valido pur di racimolare qualche renitente alla leva in più. Il capo del distretto amministrativo del Parco Filevsky, nella città di Mosca, aveva chiesto ai proprietari di hotel e ostelli di Mosca di fornire informazioni sugli ospiti maschi di età compresa tra i 18 ed i 55 anni. L’avvocato Evgeny Stupin, della Duma di Mosca, aveva pubblicato una foto di tale documento. Oltre al nome completo, la data di nascita, dovevano essere comunicati con la massima celerità i dati del passaporto e l’indirizzo di registrazione. Veniva spiegato che queste informazioni sarebbero state utilizzate “per identificare i cittadini che non stanno svolgendo i loro doveri militari”. Eppure dopo appena una settimana la mobilitazione, almeno per Mosca, è terminata. Potranno ora tornare alle proprie dimore quei moscoviti che frettolosamente avevano abbandonato la capitale per evitare di essere precettati? Non la pensa così l’avvocato Pavel Chikov, presidente dell’associazione Agorà, il quale mette in guardia su un dettaglio giuridico non proprio trascurabile. Il legale afferma che la cessazione della mobilitazione non è stata disposta con atti normativi. Le autorità delle regioni della Russia non hanno, pertanto, alcun potere per dichiararla conclusa e «le lettere di convocazione non perdono validità in relazione alla dichiarazione del sindaco di Mosca». Diciamo quindi che serve più di un post per dare rassicurazioni.

La campagna di mobilitazione ha portato, meno di un mese fa, a un enorme esodo di russi verso i paesi vicini, chissà se ora assisteremo al flusso inverso dal momento che – per il Cremlino – tutto è risolto, e come di consueto, gli obiettivi sono stati raggiunti.

Nel frattempo Putin ha promulgato con un decreto la legge Marziale nei territori occupati.

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