sabato, 20 Aprile, 2024
Società

L’impegno dei cristiani nella società per le prossime elezioni

Il dibattito che si è aperto sulla cosiddetta “questione cattolica” a seguito degli articoli di Andrea Riccardi e di Ernesto Galli della Loggia apparsi sul “Corriere della Sera” e anche del recente intervento del Segretario di stato Vaticano Cardinakle Parolin, ci invita ad alcune riflessioni di carattere generale sul ruolo dei cristiani nella società.

Il cristiano, soprattutto il laico cattolico impegnato in politica e nel sociale, innanzitutto vada incontro al mondo e lo plasmi.

Il laico non dimentichi mai il profondo nesso che si pone tra diritto naturale e legislazione positiva, affinché la sua opera sia sempre ispirata al bene della comunità, in cui tutti gli uomini hanno pari dignità.

Sono stati questi i continui ed assidui insegnamenti del Magistero della Chiesa che sollecitano tutti i cristiani a non lasciarsi condizionare da quel relativismo etico che caratterizza la società contemporanea.

L’eredità dei valori sedimentati nella storia dell’uomo è caratterizzata infatti dal principio cardine della centralità della persona umana, assolutamente condivisibile da fedeli e laici, sia da credenti che da atei. Non è forse vero infatti che, una volta strumentalizzata la figura dell’uomo per fini prettamente ideologici o consumistici. La società sarà inevitabilmente destinata a franare in una vera e propria giungla nella quale imperano solamente la legge del più forte e logiche di tipo darwiniano?

La società post-moderna, caratterizzata dalla “velocizzazione” dei rapporti economici, mediatici e della tecnologia globalizzata, ha determinato un incremento della conflittualità, per questo i valori cristiani e laici assieme, in una parola umani, sono messi a dura prova per evitare che “una democrazia senza valori si trasformi inevitabilmente in un totalitarismo” (Cfr. San Giovanni Paolo Secondo). La tutela della vita in ogni momenti, l’accoglienza della vita nascente, la libertà di educazione, la lotta alle ingiustizie sociali, la difesa della famiglia, ad esempio, si legano indissolubilmente con il dovere di rispettare il primato dell’uomo e dell’etica e si fondano su valori personalistici che sono indipendenti sia da una visione metafisica che naturalistica della creazione e che vanno al di là del credo religioso di ciascuno di noi.

Non dunque uno Stato “neutro” o indifferente, ma uno Stato maturo, che sappia farsi carico delle istanze diversificate della società e con pazienza si opponga alla omologazione ed alla perdita del senso delle origini del vivere comune.

Ma non solo: gli orizzonti oggi si sono allargati al nostro continente, rammentandoci come la stessa esperienza politica dell’Europa unita dovrà riconoscere se vuole consolidare il processo unitario che l’architrave dell’incontro tra culture e civiltà diverse, si sia realizzato proprio grazie al valore “aggiunto” della cristianità, che tutto ricomprende nella logica di un umanesimo che ha posto al centro della storia il primato dell’uomo.

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