giovedì, 28 Marzo, 2024
Lavoro

Occupazione in crescita nonostante la guerra

Il tasso di occupazione in Italia sembra restare stabile se non leggermente in crescita nonostante tutte le difficoltà dei mercati derivanti dal caro prezzi. Secondo quanto emerge dalla ultima nota della Banca d’Italia sul mercato del lavoro, dall’inizio dell’anno sono stati assegnati 260.000 posti di lavoro, un valore di poco inferiore a quello dello stesso periodo del 2019.  Il numero delle cessazioni si è ormai assestato sui livelli del 2019, sebbene quello dei licenziamenti sia ancora lievemente inferiore ai valori precedenti il blocco imposto dal Governo nel febbraio 2020.

Nel confronto con gli ultimi mesi del 2021, resta sostanzialmente costante la crescita dell’occupazione delle donne; rallenta invece quella degli uomini frenata dall’andamento dell’industria. L’occupazione femminile condivide però in misura inferiore l’aumento del numero delle posizioni a tempo indeterminato, concentrandosi nel settore turistico dove i contratti stabili sono meno frequenti. Per effetto del rallentamento dell’industria, la dinamica del mercato del lavoro è meno favorevole nelle regioni del Centro Nord; nel Mezzogiorno le attivazioni nette continuano a essere sostenute dal turismo e dalle costruzioni, che vi contribuiscono per quattro quinti. L’impatto del rialzo dei prezzi energetici sul numero di occupati appare al momento contenuto. Le imprese ad alto consumo di energia hanno finora aggiustato l’input di lavoro soprattutto attraverso una riduzione delle ore lavorate, aumentando il ricorso alla Cig.

L’aumento dei posti di lavoro è sostenuto principalmente dalla componente a tempo indeterminato, grazie anche al contributo delle trasformazioni dei numerosi contratti a termine attivati nel corso del 2021. Nei primi mesi del 2022 si è consolidata la tendenza a una riduzione dei disoccupati amministrativi. All’aumento significativo delle uscite dalla condizione di disoccupazione, grazie alla ripresa delle assunzioni, fa fronte un continuo flusso di ingressi, che indicherebbe la presenza di fasce della popolazione ancora non occupate e disponibili a lavorare.

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