Costretta dal conflitto russo-ucraino, l’Unione Europea è stata chiamata a fronteggiare una nuova emergenza umanitaria ed economica contestualmente a quella pandemica, due circostanze straordinarie che potevano mettere a dura prova la tenuta del sistema. “Nessuno avrebbe immaginato due ‘cigni neri’ sulla scena mondiale”, ha, infatti, commentato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, intervenendo al Convegno “Nuovi scenari economici globali: le sfide da superare per l’Italia 2030” organizzato dalle testate del gruppo editoriale Caltagirone. Ma L’Unione sembra reggere bene l’urto. Secondo il Commissario, sta infatti dando prova di un livello di unità e capacità di decisione notevoli tanto che si è detto convinto che i Paesi membri arriveranno ad un “percorso comune” per decretare un embargo “graduale” alle importazioni di petrolio dalla Russia, superando le schermaglie in corso a Bruxelles sul sesto pacchetto proposto dalla Commissione.
Embargo graduale alle importazioni di petrolio dalla Russia
Il provvedimento prevede un embargo all’importazione di greggio dalla Russia effettivo entro sei mesi ed entro fine 2022 per i prodotti raffinati, con deroghe per Slovacchia e Ungheria molto dipendenti da Mosca e prive di sbocchi al mare. “Penso che sia una decisione ragionevole”, ha detto Gentiloni, sottolineando che “non dobbiamo nasconderci che avrà un impatto sull’economia europea”, ma anche che ne produrrà uno “molto maggiore sull’economia della Russia”. “Chi dice che le sanzioni non sono efficaci prende un abbaglio”. Le previsioni delle autorità russe sono di una recessione intorno al 9%, sebbene anche che le nostre economie ne saranno rallentate.
Sui ricaschi economici delle sanzioni, particolarmente pessimista è apparso il presidente del Consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabe’: “Abbiamo costi energetici insostenibili. Nei prossimi mesi avremo una chiusura di interi settori industriali e un’enorme difficoltà economica nel secondo semestre”. Ma Mara Carfagna, ministro per il Sud e per la Coesione territoriale, ha voluto ricordare che, se “il 2021 è stato l’anno della programmazione, il 2022 sarà quello della pubblicazione dei bandi, dell’assegnazione delle risorse e dell’avvio dei cantieri e nel periodo tra il 2023 e il 2026 vedremo il grosso delle opere realizzarsi”.
Certo è che l’inflazione derivante dal rincaro dei prezzi delle materie prime, “è un tema economico, sociale e politico”. Ne è convinto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha aggiunto: “Il tema del recupero del potere di acquisto di pensionati e lavoratori deve essere affrontato senza ricorrere a strumenti, come la scala mobile, che hanno innescato un circolo vizioso. È chiaro che dobbiamo inventarci una nuova politica dei redditi. È una fase in cui le forze politiche e le forze sociali, datori di lavoro e sindacati, devono trovare un punto di approccio comune, altrimenti è un grande problema soprattutto quando inizia un ciclo elettorale”. E a proposito del bonus contenuto nell’ultimo decreto del CDM, da qualcuno considerato irrisorio, Giorgetti ha sottolineato che comunque “è un segnale per le famiglie e per i redditi bassi e medio bassi.
Onu, Vaticano o Cina i possibili mediatori
Per raggiungere la pace è necessario che la resistenza degli ucraini continui, in modo da arrivare ad un “negoziato” che non sia “una resa” all’invasore. Lo ha detto anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: la Ue vuole “la vittoria” dell’Ucraina sulla Russia. Ma sulla possibilità che sia Bruxelles ad avere un ruolo di mediatore Gentiloni risponde di no, perché Mosca “ha sempre preferito dialogare con i singoli Paesi e ha sempre cercato di lavorare sulle differenze tra i Paesi della Ue”. Per avviare un percorso verso una soluzione del conflitto in Ucraina, sostiene il Commissario, potrebbero essere “fondamentali gli interventi dell’Onu e di mediatori come la Santa Sede”. Oppure, la Cina che “non ha interesse ad un peggioramento della situazione, che può avere conseguenze sulle relazioni economiche globali”. Se in ogni caso “intervenire militarmente sarebbe un errore catastrofico dalle conseguenze incalcolabili”, per Gentiloni anche una globalizzazione “solo tra Paesi amici” non è pensabile: ”Credo che dobbiamo pensare piuttosto a una globalizzazione sicura”, senza mettere in discussione l’ordine globale, “perché’ a perdere ne sarebbero soprattutto i Paesi più votati all’esportazione come l’Italia”.