venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Il virus non va in “pausa”

Sorprende davvero, vedere gruppi di persone a ciuffi, numerosissimi, ancora dopo anni di informazione su come prevenire il contagio da SarsCoV2.

Sembra che la mente di questi individui sia andata in “pausa”. Chi, invece, non fa pause, né pausa-pranzo, né pausa-aperitivo, né pausa-caffè, è proprio il virus, che, piuttosto, proprio nel momento in cui le persone si avvicinano tra loro, più agevolmente, più massivamente e più prolungatamente passa da un soggetto all’altro.

Quando mi trovo obbligatoriamente a dover affiancare questi gruppi per passare oltre, affretto il passo mentre (effetto figurato del mio lavoro quotidiano) vedo la nuvola di goccioline vaganti e traboccanti di carica virale che, come una cappa, sovrastano tutte le teste fino ad una certa altezza, in direzione verso l’alto, e si posano su tutte le superfici che trovano nella loro caduta libera, lenta, verso il basso, fino a terra. Lenta, sì, perché in condizioni ambientali stazionarie senza vento le droplets impiegano circa un quarto d’ora per cadere dall’altezza d’uomo fino al pavimento.

Poi c’è l’effetto sommatorio, certamente, per cui da brezza leggera il carico di goccioline diventa una vera e propria nube umida, tossica ed infettiva.

Probabilmente vi sarà accaduto di trovarvi per strada immersi in un’aria carica di umidità al limite del piovoso, se poi la città è molto inquinata quell’aria vi si appiccica dappertutto (non solo sulla minima superficie di una mascherina!) ed al rientro in casa l’unico rimedio è una doccia con shampoo per ripulirsi realmente da tutto lo smog depositatosi su pelle, capelli e vestiti.

Tutto questo, dalla folla spensierata di avventori o di imprudenti convitati, sembra essere totalmente ignorato. Appunto, l’ignoranza… meglio, comunque, attribuire ad essa tali comportamenti scriteriati piuttosto che direttamente a persone, come dire, witless.

La mancanza di informazione corretta, infatti, non è responsabilità della popolazione, che, semplicemente, riguardo a ciò che non già conosce, si regola sulla base delle cognizioni di cui è informata.

Che il virus non fa la pausa-pranzo (e, anzi, ne approfitta!), deve essere chiaro a tutti.

Che essere “tamponati” non significa NON essere “infettati”, deve essere altrettanto chiaro a tutti.

Che non avere sintomi non esclude di essere “positivi” e contagiosi, anche questo, deve essere acquisito da tutti.

Che la probabilità di contagiare un’altra persona non è relativa all’intensità dei propri sintomi sembra non essere acquisito, neanche dai sedicenti “bene informati”.

Che solo il distanziamento (insieme con le note, si spera, norme igieniche) è il modo per far fare al virus un “salto nel vuoto”, cioè non fargli trovare nelle vicinanze un umano in cui annidarsi, e così interrompere la catena di trasmissione dell’infezione, deve essere il dato più ovvio.

Fino a quando queste informazioni non saranno divulgate a chiare lettere in tutti i media di tutto il mondo dobbiamo attenderci un ulteriore prolungamento della pandemia e, a causa degli innumerevoli passaggi del virus da una persona all’altra, anche l’insorgenza di nuove sconosciute varianti.

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