Vorremmo che il giornalista si sbagliasse, vorremmo non udire notizie di cronaca nera maturate tra mura domestiche dove femminicidio, uccisione di figli fanno rabbrividire e speriamo che non creino indifferenza. Nel napoletano una madre uccide il suo piccolo di due anni pensando che ha problemi seri e quindi “A morte”, e un padre che non accettando la scure del divorzio pensa di essere una “Medea” al maschile e uccide il figlio di soli sette anni di vita e lo conserva nell’armadio. Da qui una foto in bianco e nero: la famiglia non è più quel camino di amore, quel ritrovo dove la mamma era l’angelo della casa e il padre la colonna portante di ogni affettiva sicurezza. Adesso sembra proprio che il nucleo familiare sia l’insieme di tante solitudini divorate dalla corsa dell’avere cercando un’affettività quantitativa e non più qualitativa.
Non è un paradosso scrivere “La famiglia uccide più della mafia”. Il vuoto esistenziale, carenze affettive non risolte, corsa allucinante verso orizzonti che non illuminano, rincorsa di sogni mai realizzati, paure di rimanere soli con se stessi, tabù divenuti sepolcri imbiancati, dettano le nuove regole per “incastrare” un partner che pur non sapendo tutto e non conscendo nulla sceglie una convivenza forzata da una paura che diventa arma assassina. La madre uccide i figli, il padre uccide la madre e scarica sui figli i suoi fallimenti umani (non certo da uomo). Famiglia dove sei? Cosa sei diventata? Che fare? Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma è pur vero che una riflessione va proposta e di certo bisogna tornare a interrogarsi sull’incrocio di una identità che chiede un confronto. Per il momento non resta che organizzare due funerali di due “figli innocenti” con la disgrazia di essere nati da due esseri umani morti già dentro la loro coscienza prima di convivere con tormenti mai detti. E mentre per i genitori carnefici si aprono i cancelli delle carceri, per i piccoli “angeli” non amati si spalancano le porte del paradiso dove almeno li non si muore per falso amore.