mercoledì, 24 Aprile, 2024
Agroalimentare

Latte, quattro centesimi in più salvano i produttori. Coldiretti: in gioco 26 mila stalle e 100 mila addetti

Per Coldiretti è stato un “atto di responsabilità”, l’aver accolto la proposta per un aumento di 4 centesimi del prezzo minimo del latte alla stalla. Un prodotto interamente italiano senza l’aumento abbia un impatto sui consumatori.

L’accordo è stato firmato dall’intera filiera al tavolo convocato dal Ministro Stefano Patuanelli sulla crisi del latte, su sollecitazione della Coldiretti.

Più acquisti di latte

La Grande Distribuzione Organizzata, commenta la Coldiretti, si impegna affinché si valorizzino e si incrementino gli acquisti di latte Uht, latte fresco, yogurt e formaggi freschi e semi stagionati, tutti da latte 100% italiano, “riconoscendo un premio emergenza stalle che viene corrisposto alle imprese della trasformazione per poi essere riversato integralmente agli allevatori, sino a 3 centesimi di euro al litro di latte, con una soglia massima di intervento pari a 0,41 euro/litro alla stalla, iva esclusa”.

Filiera da far crescere

All’accordo, sottolinea Coldiretti “deve seguire una adeguata campagna pubblica di sensibilizzazione sul consumo di latte e derivati e per la valorizzazione di una produzione nazionale che supera le 12 milioni di
tonnellate all’anno”. “L’intesa salva le 26mila stalle da latte italiane rimaste che nel corso dell’anno 2021 hanno dovuto subire un rilevante aumento dei costi di produzione con un rincaro delle materie prime e dei
foraggi” sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di valorizzare la filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro, occupa oltre 100 mila persone e genera una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale nel Paese e che rappresenta, di fatto, il primo comparto dell’agroalimentare nazionale”.

“La stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude”, conclude Prandini, “si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.

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