giovedì, 25 Aprile, 2024
Attualità

Al Sud, un populismo a mani vuote 

Nel 1949, a soli tre anni dalla sua nascita, si spensero in Italia gli ultimi fuochi dell’Uomo Qualunque. Fu allora che Guglielmo Giannini, di fronte alla disfatta,   dette questa spiegazione a Indro Montanelli: “L’Uomo Qualunque una volta diventato assessore comunale di Rocca Priora, ha cessato di essere uomo qualunque e ha preteso di mettersi a fare quello che hanno fatto gli strofinacci Mussolini, Roosevelt eccetera….E’ umano e non lo condanno. Ma non sono io che ho perso, è isso. Peggio pè lui”. Giannini  non era un uomo che andava tanto per il sottile. E infatti, quando espresse il suo ideale di governo, se ne uscì con una famosa metafora: “Basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione”

Nel 1946, anno di nascita dell’Uomo Qualunque, il Movimento ottenne al Centro-Sud un risultato di tutto rispetto: tra il 15 e il 20 per cento dei voti. Secondo partito a Roma col 20,69%. Primo partito a Lecce e a Messina, dove conquistò anche il Sindaco. Perchè questa premessa?  Sotto certi aspetti, l’Uomo Qualunque, specie al Sud, non è mai morto.

Dopo tanti anni, si è incarnato nel M5S. Complice tutti quei comizi-spettacoli di Beppe Grillo che incitavano alla rivolta, stuzzicando la rabbia, il rancore e la frustrazione delle piazze. E così il M5S ha occupato la  scena politica per oltre 18 anni. Poi però ha preteso di trasformare il sistema con i suoi stessi meccanismi, le sue regole e i tanti compromessi che la politica richiede. E qui che inizia lo “sfarinamento” del movimento grillino.

Dalla batosta delle Europee del 2019  alla disfatta di queste ultime  elezioni amministrative. Avevano promesso mari e monti, ma poi una volta entrati nei palazzi del potere, hanno smesso di protestare. I lauti stipendi, le poltrone, le carriere e le luci della ribalta li hanno prima confusi e poi inebriati. Dei loro cavalli di battaglia, cosa ci lasciano in eredità? Resta in piedi solo il Reddito di cittadinanza. Che altro non è se non un sussidio contro la povertà. Anche qui, come tante loro promesse, è andata in crisi l’idea stessa di quel progetto. Una misura concepita inizialmente come strumento per sostenere i giovani in difficoltà, ma che successivamente li avrebbe inseriti, tramite i navigator, nel mondo del lavoro.

Poi però veniamo a sapere che a Napoli, in Campania e in altre realtà del Sud,  che il beneficio si è trasformato in una una ricca diligenza. Che in tanti, truffatori, scansafatiche e camorristi, hanno subito preso d’assalto. Ora, al Sud, evaporate le promesse, il M5S si scopre a mani vuote. E’ stato facile sbraitare contro la casta dei mafiosi e dei farabutti, mentre si incitava il “Popolo” alla Rivoluzione. Purtroppo, son bastati tre anni di governo per farli rinsavire. Tre anni in cui hanno governato con il fior fiore della casta. Rimane per loro un ultimo giro di giostra. Dopodiché dovranno decidere. Sparire o trasformarsi in un piccolo, sbiadito ramoscello dell’Ulivo che verrà.

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