sabato, 20 Aprile, 2024
Società

Crediti e banche, bomba sociale

“Lo abbiamo già denunciato, anche al tavolo negoziale per il rinnovo del ‘Contratto nazionale del lavoro’ di settore registriamo un altissimo rischio di tensioni sociali, usura, per imprese e famiglie, legato alla massiccia vendita di sofferenze e di crediti deteriorati da parte degli istituti di credito. Sappiamo bene come queste società di recupero crediti operino, sappiamo anche come alcune di esse stiano riconsegnando la licenza bancaria – supponiamo per sottrarsi più agilmente ai controlli regolamentari previsti per legge -”.

È l’accorato appello del segretario generale della Fisac Cgil, Giuliano Calcagni, in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione dei 100 anni dell’Abi. Una missiva inviata al “custode dei valori costituzionali”, dove non vengono nascoste le: “forti preoccupazioni che da tempo esprimiamo rispetto a problematiche fondamentali per gli sviluppi e la tenuta degli equilibri democratici del Paese”. In ballo ci sono 360 miliardi di sofferenze bancarie, crediti non esigibili che sono stati ceduti dagli Istituti bancari a società terze di riscossione crediti che non andranno per le “spicce” nel riavere il denaro che non è stato restituito alle banche.

Sull’ammontare e la scomposizione della colossale cifra dei debiti emerge il tema e la preoccupazione del segretario generale della Fisac Cgil: buona parte dei crediti inesigibili sono delle famiglie e vanno dalle 250 euro alle 30 mila euro, ossia soldi non pagati magari per il sopravvenire di problemi di lavoro, di povertà, di indigenza. Soldi che ora le società di riscossione vorranno indietro senza troppi preamboli, perché tra l’altro non sono obbligate a sottostare ai limiti di legge e di norme poste alle banche a tutela delle famiglie in difficoltà. Quindi mano libera.

“Conosciamo i tempi delle lavorazioni per il recupero dei crediti in sofferenza, tempi troppo veloci a nostro avviso, rispetto alle diffuse condizioni di difficoltà economica in cui versano le famiglie e le imprese italiane”, sottolinea Giuliano Calcagni nelle lettera inviata al capo dello Stato. Lo scenario illustrato dal rappresentante sindacale è tutt’altro che rassicurante in quanto la riscossione forzata sia nei tempi che nei modi andrebbe ad abbattersi su un tessuto sociale fragile, dove per buona parte dei debitori le condizioni avverse sono ancora presenti se non aggravate.

“Di qui, i pericoli”, sottolinea il segretario della Federazione Italiana del Credito e delle Assicurazioni, che vede “il serio rischio per chi versa in una condizione di sofferenza creditizia, di finire, per disperazione, nelle mani degli usurai e della criminalità organizzata. La nostra preoccupazione è tanto maggiore se consideriamo i numeri del fenomeno, numeri a sei cifre, parliamo ad oggi di oltre 360 miliardi di euro di sofferenze per oltre 1,2 milioni di soggetti coinvolti”.

A giudizio della Fisac Cgil gli Istituti di credito hanno cercato “dal loro punto di vista” di ben operate e tenere i bilanci in ordine per non incappare nelle valutazioni negative della vigilanza europea ma, osserva Calcagni, “è altrettanto chiaro però come non abbiano hanno fatto i conti con le categorie più deboli che vengono colpite da questa dinamiche che anche per i volumi dimensionali sono di estrema importanza per il Paese: le famiglie, i lavoratori e le imprese”, scrive il segretario Fisac a Mattarella, “senza dimenticare che le ripetute cessioni di sofferenze da parte delle banche hanno un impatto negativo sul settore, sia per quanto riguarda l’occupazione sia perché gli istituti bancari rinunciano ad attività che potrebbero essere del tutto gestite al proprio interno”. Nel documento si fa riferimento anche al “silenzio della politica”, mentre la situazione è esplosiva.

“E’ una bomba che sta per esplodere”, fa presente Calcagni “abbiamo ancora fresco il doloroso ricorso legato ai suicidi di quei risparmiatori che nei crack bancari susseguitisi negli ultimi anni hanno visto incolpevolmente depauperati i loro risparmi , non vorremmo nel silenzio della politica trovarci nuovamente a dover gestire analoghe e drammatiche situazioni”. La lettera tocca tutti i temi caldi del credito, del risparmio, del lavoro, dei tagli degli sportelli bancari e quindi dei servizi nel Mezzogiorno. Argomenti che stanno a cuore alla Fisac-Cgil al suo segretario e alla categoria dei lavoratori delle banche, un settore che vive una profonda crisi occupazionale. Molte le proposte come “un intervento legislativo ad hoc ed in tempi rapidi da parte del Governo così da salvaguardare piccole, medie imprese in crisi oltre che famiglie
disperate”.

Ma anche a difesa della: “indipendenza di Banca D’Italia”, nel mirino di “continui attacchi”; e su misure concrete per arginare l’evasione fiscale come ad esempio, “eliminando l’utilizzo del contante si avrebbe un recupero sull’evasione fiscale dai 15 ai 21 miliardi”. Così come la forte preoccupazione: “per lo stato di abbandono rispetto alle questioni politiche, occupazionali e sociali che investono il Mezzogiorno”. La lettera ripropone anche i temi legati alla crisi dei lavoratori delle banche nel mirino di tagli occupazionali e riassetti societari che riguardano in particolare il sud Italia. “Il continuo ed incessante processo di ‘asciugatura delle reti bancarie”, osserva Calcagni, “non solo per la continua crisi del settore, ma anche per scelte organizzative del management bancario a vari livelli, impatta sul sud del nostro Paese con effetti disastrosi determinando una sempre crescente desertificazione del territorio”.

Infine un sentito e sincero appello che la Fisac-Cgil rivolge al presidente Mattarella sul lavoro e le future generazioni. “Ricostruire un efficace apparato di diritti intorno al lavoro non può che essere un rafforzamento dei meccanismi di equilibrio e di democrazia del nostro Paese arginando quella polarizzazione sociale e generazione che oggi è purtroppo lacerante e sotto gli occhi di tutti”.

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