mercoledì, 18 Dicembre, 2024
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Economia

L’export che piace. La bici Italiana conquista il Giappone. Il caso “Arteciclo”. Confartigianato: timidi segni di ripresa nel manifatturiero

Ci sono piccole conquiste che fanno onore all’Italia, agli imprenditori, all’export. Si tratta del genio manifatturiero del Paese che è sempre pronto a sfornare novità. L’ultima arriva dal Giappone a darne notizia è Confartigianato. “L’eccellenza manifatturiera degli artigiani italiani produttori di biciclette ha conquistato anche il Giappone”, così annuncia una nota che fa riferimento ad un progetto che ha incontrato il favore degli appassionati delle due ruote.

Nel Paese del Sol Levante infatti è nata Arteciclo, un’iniziativa promossa da Atsushi Shizumi per offrire visibilità alle officine italiane di bici artigiane e ai loro telaisti e permettere ai consumatori giapponesi di conoscere ed acquistare i nostri ‘capolavori’ . Molti gli imprenditori soci di Confartigianato protagonisti in questa ‘vetrina’ visitabile sul portale www.arteciclo.org: “solo per citarne alcuni, Doriano De Rosa e sua figlia Martina fondatori di ‘BIXXIS’, ‘Casati’, ‘Cicli Di Bartolomei’.

“L’interesse del Giappone per la cultura della bicicletta”, scrive Confartigianato, “ha fatto nascere anche il Tokyo College of Cycle Design, fondato nel 2012 e primo istituto del Paese esclusivamente dedicato alle tecniche relative alla costruzione di bici. Anche in questo caso Arteciclo ha tributato un riconoscimento alla tradizione produttiva italiana in questo settore, considerata tra le più prestigiose al mondo, coinvolgendo i nostri imprenditori in corsi di formazione on line per gli studenti dell’istituto”.

Intanto tra tanti dati e scenari negativi migliora il trend della produzione manifatturiera secondo i dati pubblicati dall’Istat ad agosto. “A giugno 2020 l’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera aumenta dell’8,8% rispetto a maggio”, calcola il Centro studi di Confartigianato, “gli aumenti congiunturali sono diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni di consumo (+9,8%), i beni intermedi (+9,0%) e i beni di strumentali (+8,1%). Nella media del secondo trimestre, il livello della produzione cala del 19,4% rispetto ai tre mesi precedenti.

Su base annuale, a giugno 2020 l’indice dell’attività della manifattura, al netto dei giorni lavorativi, scende del 14,7% rispetto lo stesso mese dell’anno precedente, recuperando rispetto al -22% di maggio e al drammatico dimezzamento (-46%) di aprile”.

L’Italia, ricorda la Confederazione, è il primo paese europeo per occupati nelle micro e piccole imprese manifatturiere: si tratta di 367 mila imprese e 1 milione e 967 mila addetti. “Le imprese artigiane della manifattura sono 241 mila e danno lavoro a 919 mila addetti”, ricorda la Confartigianato nel rivendicare alle piccole imprese un ruolo strategico, “Nel complesso del quadrimestre della crisi Covid-19 (marzo-giugno) la produzione in Italia è scesa del 27,8%, equivalente ad una perdita di valore della produzione di 89,4 miliardi di euro”. Tra i maggiori paesi Ue si tratta della performance peggiore: segna un calo 19,1% la produzione in Germania, del 23,1% in Francia e del 23,2% in Spagna.

“Se consideriamo la composizione dell’occupazione nell’artigianato manifatturiero, la produzione nei quattro mesi della crisi Covid-19 scende del 29,1%”, osserva la Confartigianato, “In particolare tra i maggiori settori per occupati nelle imprese artigiane si osservano pesanti cali per la moda e i mobili: la produzione cala del 54,1% nella Pelle, del 46,6% nell’Abbigliamento, del 40,5% nei Mobili, del 39,2% nelle Altre manifatturiere (che include la Gioielleria), del 35,9% nel Tessile”. Ma cali importanti per altri settori chiave del made in Italy: l’output cala del 35,3% nel Vetro, cemento, ceramica, del 32,5% nei Prodotti in metallo, del 30,9% nei Macchinari e apparecchiature. “In questi otto settori maggiormente penalizzati le imprese artigiane danno lavoro a 532 mila addetti, il 58,0% dell’artigianato manifatturiero”, conclude la Confartigianato, “Maggiore tenuta per la produzione alimentare, dove la flessione si ferma al 5,1%; nel settore 153 mila addetti lavorano nelle imprese artigiane”.

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