domenica, 13 Luglio, 2025
Esteri

Massiccio attacco russo all’Ucraina. Berlino invia missili, Trump cambia tono su Putin

Zelensky conferma: riprese forniture militari americane. Kiev verso un rimpasto di governo. Lavrov in NordCorea, vede Kim

Ieri l’Ucraina è stata colpita da uno degli attacchi aerei più pesanti dall’inizio della guerra: 26 missili da crociera e ben 597 droni d’attacco lanciati nella notte da Mosca hanno preso di mira città distribuite su tutto il territorio nazionale, da Kharkiv a Sumy, fino a Lviv e Chernivtsi, a soli 50 km dal confine con l’Unione Europea. A riferirlo è stato direttamente il presidente Volodymyr Zelensky, parlando di almeno due morti e una ventina di feriti solo a Chernivtsi, e denunciando il colpimento di infrastrutture civili e residenziali. Il raid ha innescato la reazione immediata della Polonia e dei suoi alleati, che hanno fatto decollare caccia militari e messo in stato di allerta radar e difese aeree lungo i confini orientali, a tutela dello spazio aereo NATO. Nel suo discorso serale, il presidente ucraino ha ribadito la necessità di sanzioni più severe e forniture urgenti di sistemi di difesa aerea e intercettori. “Non bastano più i segnali — ha detto — servono azioni concrete per salvare vite umane. Questa guerra può essere fermata solo con la forza”. Zelensky ha anche confermato che le forniture militari americane sono riprese, e ha parlato di “buoni segnali” dagli alleati europei e dagli Stati Uniti, in particolare dal generale Kellogg. Il presidente americano Donald Trump, fino a pochi mesi fa incline a criticare Zelensky, ha cambiato drasticamente tono: dopo l’attacco a un ospedale ucraino, ha dichiarato “Vedrete che succederanno delle cose”, lasciando intendere nuove mosse. Secondo il Financial Times, si tratta di un “netto cambio di tono” che però non si è ancora tradotto in un vero sostegno strategico all’Ucraina.Trump ha annunciato l’invio di nuovi sistemi Patriot e ventilato sanzioni più dure contro Mosca, ma il suo entourage resta diviso tra falchi e isolazionisti. Kristine Berzina del German Marshall Fund ha affermato che “mai prima d’ora siamo stati così vicini a vere pressioni su Putin”. Ma altri analisti, come Rachel Rizzo dell’Atlantic Council, parlano solo di “frustrazione” più che di “svolta”. Intanto, il Segretario di Stato Marco Rubio ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in Malesia, senza ottenere alcun risultato.

Kiev verso un rimpasto di governo

Nel frattempo, si profila un cambio importante nella leadership ucraina: il ministro della Difesa Rustem Umerov è dato in partenza per Washington, dove potrebbe diventare nuovo ambasciatore ucraino negli Stati Uniti. Tra i nomi ipotizzati per sostituirlo figurano il premier Denys Shmyhal, il ministro dell’Interno Ihor Klymenko e il ministro della Trasformazione Digitale Mykhailo Fedorov.

Meloni e Tajani rilanciano il sostegno a Kiev

Alla Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina, conclusasi ieri, il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha ribadito l’impegno italiano: “Dal primo giorno siamo accanto all’Ucraina e continueremo a esserlo”, ha dichiarato, firmando anche una serie di accordi di cooperazione con l’Ucraina e gli Emirati Arabi Uniti. Dalla Croazia, anche il ministro Antonio Tajani ha sottolineato la linea italiana: “Se vogliamo fermare Putin dobbiamo incidere a livello finanziario, colpendo la capacità della Russia di pagare i propri militari. Non siamo in guerra con Mosca, ma operatori di pace”.

Berlino invia missili a lungo raggio

A rispondere con prontezza all’escalation russa è stata la Germania, che ieri sera ha annunciato il finanziamento di “un numero elevato” di missili a lungo raggio destinati all’Ucraina. Il generale Christian Freuding, responsabile del sostegno militare tedesco a Kiev, ha riferito che le prime consegne partiranno già entro fine luglio e che “seguiranno centinaia di pezzi”. Non è stato chiarito se si tratti dei controversi missili Taurus, il cui invio è oggetto di dibattito da anni.

Mosca: “Chi aiuta Kiev è complice del terrorismo”

La reazione del Cremlino è arrivata per bocca di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che ha accusato i fornitori di armi all’Ucraina di essere “sponsor del terrorismo” e “complici dell’uccisione di civili”. Mosca, dal canto suo, ha rivendicato l’abbattimento di 33 droni ucraini sopra il proprio territorio nelle ultime 24 ore. Parallelamente, da Pyongyang, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha criticato duramente l’iniziativa franco-britannica della Coalizione dei Volenterosi per una futura forza di peacekeeping in Ucraina, definendola “una fantasia”, “non degna di discussione”. Una posizione che conferma la chiusura totale del Cremlino a qualsiasi soluzione diplomatica al conflitto.

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