venerdì, 11 Luglio, 2025
Esteri

Gaza, trattative e nuove vittime: 15mila studenti uccisi secondo l’Onu

Ieri 55 morti in attacchi Idf. A Doha proseguono i negoziati, Netanyahu: "Accordo non a ogni prezzo"

Continuano i negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza, ma la guerra non si ferma. Ieri almeno 55 palestinesi sono stati uccisi in una nuova ondata di attacchi dell’esercito israeliano. Molti erano donne e bambini, alcuni in fila per ricevere aiuti alimentari. Sempre ieri, l’esercito israeliano ha annunciato la morte di un proprio soldato nel sud della Striscia, ucciso da miliziani di Hamas nei pressi di Khan Younis durante un tentato rapimento. Secondo l’IDF, l’attacco è partito da un tunnel; l’obiettivo era rapire il militare che guidava un escavatore. I soldati presenti hanno reagito, uccidendo alcuni assalitori. In Cisgiordania, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartiere di Al-Hadaf a Jenin, effettuando perquisizioni e arresti con droni. Nella vicina Rumana, un palestinese è stato ucciso dopo aver ferito un soldato con un coltello. Le demolizioni nel campo profughi proseguono: dal 1° giugno sono state abbattute oltre 100 abitazioni, con un bilancio di 41 palestinesi uccisi e 22.000 sfollati. Intanto, a sud di Nablus, coloni israeliani hanno distrutto una conduttura idrica che riforniva diversi villaggi palestinesi.

ONU: “15.000 studenti uccisi”

Un nuovo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari riferisce che oltre 15.800 studenti e più di 700 membri del personale scolastico sono stati uccisi a Gaza dall’inizio della guerra. Altri 23.000 sono rimasti feriti. L’istruzione è al collasso: tra il 22 giugno e il 5 luglio, 14 attacchi hanno colpito 11 scuole pubbliche e 3 istituti gestiti dall’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. Intanto, il senatore americano Marco Rubio ha annunciato sanzioni contro la relatrice speciale ONU Francesca Albanese, accusandola di sollecitare la Corte penale internazionale ad agire contro funzionari israeliani e statunitensi.

Netanyahu: “Accordo sì, ma non a ogni costo”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita a Washington, ha ribadito che Israele vuole porre fine al dominio di Hamas a Gaza. “Il presidente Trump vuole un accordo, ma non a qualsiasi prezzo. Anch’io”. A margine di un incontro con i familiari degli ostaggi, Netanyahu ha parlato di “progressi verso una tregua”. Secondo una fonte israeliana, un’intesa potrebbe arrivare entro una o due settimane. Se si raggiungesse una tregua di 60 giorni, Israele punterebbe a un cessate il fuoco permanente, subordinato al disarmo di Hamas. Hamas, dal canto suo, si è detto disposto a rilasciare dieci ostaggi e ha mostrato “flessibilità”, pur riconoscendo divergenze su ingresso di aiuti, ritiro delle truppe israeliane e garanzie per la fine del conflitto.Netanyahu ha anche respinto le accuse di voler espellere i palestinesi da Gaza: “Non stiamo cacciando nessuno. Chi vuole andarsene, dovrebbe avere il diritto di farlo”. Le sue parole arrivano mentre si moltiplicano le accuse secondo cui la distruzione sistematica degli edifici sarebbe mirata a incentivare un esodo forzato, che Israele continua però a presentare come “migrazione volontaria”.

Israele apre ai fondi del Qatar

Durante i colloqui a Doha, Israele avrebbe accettato – in linea di principio – che Qatar e altri Paesi inizino a destinare fondi alla ricostruzione di Gaza già durante la tregua. Hamas lo chiede come garanzia. Tuttavia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti si rifiutano di partecipare finché non ci saranno impegni chiari da parte israeliana per la fine del conflitto.

Missili dallo Yemen, sanzioni all’Iran

Ieri un missile lanciato dallo Yemen è stato intercettato dall’esercito israeliano. Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, continuano a rappresentare una minaccia. L’IDF ha recentemente compiuto raid mirati in territorio yemenita. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a 22 aziende in Hong Kong, Turchia ed Emirati per aver facilitato la vendita di petrolio iraniano a beneficio della Forza Quds. Infine, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha incontrato il direttore dell’AIEA Rafael Grossi, ribadendo il sostegno dell’UE al monitoraggio sul programma nucleare iraniano. “All’Iran non deve mai essere permesso di ottenere un’arma nucleare”, ha dichiarato Costa.

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