La capitale di Haiti è ormai nelle mani delle gang armate, che esercitano un controllo quasi totale su circa il 90% del territorio urbano, secondo quanto denunciato da alti funzionari delle Nazioni Unite durante una riunione del Consiglio di Sicurezza. La situazione, definita “prossima al collasso totale dello Stato”, ha spinto l’ONU a chiedere un intervento internazionale più deciso. “Port-au-Prince è paralizzata. Le gang impongono tasse, controllano le rotte commerciali e sostituiscono lo Stato con strutture di potere parallele”, ha dichiarato Ghada Fathi Waly, direttrice dell’Ufficio ONU contro la droga e il crimine. Il sud del Paese, finora relativamente stabile, è stato travolto da un’ondata di violenza, mentre a est i gruppi armati attaccano doganieri e poliziotti ai valichi di frontiera. Il sottosegretario generale Miroslav Jenča ha avvertito che, senza un’azione urgente, “l’intera presenza statale nella capitale potrebbe scomparire”. Le forze di polizia haitiane, già indebolite da anni di crisi, sono sopraffatte. La missione multinazionale di sicurezza guidata dal Kenya, pur sostenuta dall’ONU, è ancora sottodimensionata e sottofinanziata. Nel frattempo, la popolazione è intrappolata in un incubo quotidiano: violenze sessuali, rapimenti, esecuzioni sommarie, e un’escalation di linciaggi da parte di gruppi di autodifesa. Secondo l’ONU, tra marzo e aprile si sono registrati oltre 360 casi di violenza sessuale, mentre i prezzi di beni essenziali come riso e combustibile sono schizzati alle stelle. Il segretario generale António Guterres ha proposto un rafforzamento logistico della missione, ma il Consiglio di Sicurezza non ha ancora approvato le misure. Intanto, Haiti sprofonda in una spirale di anarchia e disperazione, mentre la comunità internazionale resta a guardare.
