Incertezze globali e la pressione del fisco. Sono i due freni che per la Confesercenti bloccano la ripresa dei consumi lasciando sul terreno la delusione delle imprese commerciali che da tempo soffrono i venti di una crisi che non lascia prevedere una rapida svolta.
Famiglie, domina la prudenza
“L’economia italiana prosegue lungo un percorso di crescita”, osserva la Confederazione degli esercenti, “ma i consumi delle famiglie mostrano segnali contrastanti: il reddito disponibile è in aumento, ma la spesa cresce meno del previsto. Colpa dell’incertezza, che spinge alla prudenza, ma non aiuta nemmeno l’aumento della pressione fiscale, che riduce il potere d’acquisto reale dei cittadini”.
Niente salti di gioia
La Confesercenti che ha analizzato i dati resi noti dal l’Istat puntualizza. “Non c’è da fare salti di gioia ma nell’insieme, nonostante le difficoltà dovute alle tensioni internazionali, l’economia italiana si conferma su un percorso di crescita almeno nel primo trimestre dell’anno. L’aumento del reddito disponibile e la crescita dei consumi lasciano ben sperare, anche se la spesa delle famiglie continua a produrre risultati sotto le attese”.
Fermo l’incremento della spesa
Nessuna inversione a favore della ripresa dei consumi. “A oggi, infatti, il recupero sul fronte dei redditi non si è riversato ancora pienamente in consumi: l’incremento della spesa nel primo trimestre si è fermato al 2,3% nei valori nominali, mentre il reddito disponibile, nei primi tre mesi, è cresciuto del +3,1% su base tendenziale”, evidenzia la Confesercenti, “Gli italiani continuano ad essere prudenti: prosegue infatti la crescita tendenziale della propensione al risparmio, 0,8% in più rispetto al primo trimestre 2024, arrivando a superare nuovamente il 9%. Un elemento che continua ad evidenziare incertezza nei comportamenti di consumo. Pesa la grande insicurezza del quadro macroeconomico, tanto che il clima di fiducia è oggi inferiore di 2,2 punti rispetto al dato di un anno fa (rispettivamente, 91,1 contro 98,3)”.
Segnali da non sottovalutare
“Lo scollamento tra andamento dei redditi e dei consumi”, fa ben presente la Confederazione, “segnala una disconnessione tra la crescita economica e la fiducia, ed è un segnale che non va sottovalutato. Ma preoccupa anche l’aumento della pressione fiscale, salita nel primo trimestre 2025 al 37,3% del Pil, 0,5 punti in più rispetto al primo trimestre 2024, anche per effetto del fiscal drag. La crescita di reddito incide pure sull’accesso ai benefici contributivi: si assiste infatti a un balzo dei contributi sociali, aumentati di quasi 5 miliardi nel confronto con il primo trimestre 2024 (+7,6%)”.
Ridurre la pressione fiscale
Per la Confederazione ci sono decisioni da prendere tra queste quella sulla riduzione del peso fiscale. “Occorre dunque agire con urgenza sul fronte fiscale: senza un intervento strutturale, il rischio è che l’effetto positivo” conclude la Confesercenti, “dei rinnovi contrattuali e della crescita del reddito si neutralizzi, lasciando la ripresa ancorata a un terreno fragile. Serve un’azione decisa per restituire potere d’acquisto e stimolare una domanda interna ancora troppo debole”.