martedì, 8 Luglio, 2025
Esteri

Iran all’Onu: “Attaccati nel pieno di un promettente negoziato”. Missili di Theiran in una zona residenziale a Beersheba, nel sud di Israele

Migliaia di iraniani in piazza. Mezzaluna Rossa, 5 ospedali danneggiati in raid Tel Aviv

Mentre Gaza affonda sempre di più nell’emergenza umanitaria, il conflitto tra Israele e Iran entra in una fase sempre più drammatica. Ieri a Ginevra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha accusato Israele di aver colpito Teheran nel pieno di un negoziato nucleare che stava per concludersi positivamente con gli Stati Uniti. “Siamo stati attaccati nel mezzo di colloqui promettenti – ha detto all’Onu – in un’aggressione ingiusta e non provocata che ha colpito edifici civili, uccidendo e ferendo centinaia di iraniani”. A confermare l’escalation, un missile balistico iraniano ha colpito ieri Haifa, causando due feriti gravi. Ancora più grave l’attacco a Beersheba, nel sud di Israele: un missile ha devastato un’area residenziale e danneggiato la stazione ferroviaria, con sette feriti e danni ingenti. Le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno rivendicato l’azione, indicando tra gli obiettivi un centro tecnologico legato alla difesa israeliana. Intanto, da Teheran, la Mezzaluna Rossa denuncia il danneggiamento di almeno cinque ospedali a causa dei raid israeliani. L’Iran – secondo fonti raccolte da Reuters – sarebbe disponibile a discutere limiti all’arricchimento dell’uranio, ma rifiuta qualsiasi negoziato diretto con gli Stati Uniti finché Israele continuerà a bombardare. In piazza, migliaia di iraniani hanno protestato contro “l’aggressione sionista”, partecipando in massa alla “marcia della rabbia e della vittoria” dopo la preghiera del venerdì. Dall’altra parte, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito che l’obiettivo è fermare il programma nucleare iraniano “con o senza Trump”, ordinando un’intensificazione dei raid. Il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato apertamente di colpire “simboli e strutture del regime” per fiaccare la capacità balistica e scientifica di Teheran. In un’intervista a La Stampa, anche il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha dichiarato: “Non condivido la linea di Netanyahu, ma stavolta il Paese è unito. Fermare l’Iran è necessario, anche a costo di pagare un prezzo altissimo”.

Isolamento strategico di Teheran

Secondo un’analisi del quotidiano Al-Araby Al-Jadeed, l’Iran è oggi più isolato che mai. I suoi tradizionali alleati – dalla Siria agli Houthi yemeniti, fino alle milizie sciite in Iraq – sono stati colpiti duramente o si mantengono neutrali. Hezbollah, storico pilastro del cosiddetto “asse della resistenza”, è indebolito. Anche a livello internazionale, le reazioni restano tiepide: Cina e Russia esprimono condanne formali, ma non offrono sostegno concreto. Mosca, in particolare, cerca di bilanciarsi tra l’alleanza con Teheran e i rapporti con Israele. Gli Stati Uniti, pur ancora ufficialmente non coinvolti militarmente, hanno fatto sapere che una decisione sull’eventuale intervento potrebbe arrivare entro due settimane.

Gaza: fame e bambini a rischio

Nel frattempo, la Striscia di Gaza è sempre più allo stremo. Ieri almeno 34 palestinesi sono stati uccisi in due attacchi israeliani mentre attendevano aiuti a Deir al-Balah e lungo l’asse Netzarim. L’ONU parla di livelli di violenza contro i bambini “senza precedenti”, con oltre 41.000 violazioni gravi registrate nel 2024, in gran parte legate alle operazioni israeliane. Secondo l’UNICEF, solo nel mese di maggio oltre 5.000 bambini hanno ricevuto cure per malnutrizione acuta, 636 dei quali in condizioni gravissime. L’accesso al cibo e all’acqua potabile è quasi impossibile, mentre l’80% dei centri sanitari è fuori uso. “Le decisioni prese dall’uomo stanno costando vite umane”, ha dichiarato il direttore regionale Edouard Beigbeder, lanciando un appello per un’azione urgente e coordinata. Anche il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ha richiamato l’attenzione sulla crisi umanitaria, parlando di “fame vera, ma anche di fame di giustizia, verità e dignità” durante la celebrazione del Corpus Domini a Gerusalemme.

Tensione nel mondo arabo e nuova mobilitazione in Tunisia

L’aggressione israeliana è stata duramente condannata dalla Lega Araba, che l’ha definita “una violazione del diritto internazionale” e un pericolo per la sicurezza globale. Intanto, in Tunisia è tornata la “Carovana della fermezza”, iniziativa di solidarietà con Gaza che, partita il 9 giugno con oltre 1.300 partecipanti da diversi paesi del Maghreb, è stata bloccata a Sirte dalle autorità libiche della Cirenaica. Il rientro, avvenuto ieri, è stato accolto da una folla festante a Tunisi, dove gli organizzatori hanno promesso una seconda mobilitazione nei prossimi mesi. Durante l’evento finale sono intervenuti anche due rabbini antisionisti, chiedendo coesistenza pacifica tra religioni. “Rompere l’assedio di Gaza è responsabilità di tutti i popoli liberi del mondo”, ha dichiarato il portavoce della carovana Wael Naouar.

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