domenica, 17 Novembre, 2024
Società

E se a capo della Protezione Civile ci fosse stato Remo Gaspari?

Con i se non si fa la storia però immaginare qualcosa di diverso dai fatti reali può essere un esercizio divertente. Per immaginare cosa Remo Gaspari avrebbe fatto bisogna esaminare la sua personalità e in che modo si comportò nei tre famosi episodi in cui si trovò a capo della protezione civile. Va premesso che Gaspari sin da giovanissimo aveva dimostrato coraggio, determinazione e capacità di comando.

Appena ventenne, in qualità di aiutante maggiore del sesto reggimento bersaglieri impegnato in guerra contro l’Unione Sovietica dimostrò capacità di comando e di organizzazione, coraggio e determinazione durante le operazioni belliche e grande cura nel risparmiare la vita degli uomini al suo comando.

Nel novembre 1966 quando si verificò l’alluvione di Firenze la Protezione Civile non esisteva. Il presidente del consiglio Aldo Moro inviò a Firenze, come Commissario del Governo, Remo Gaspari che era sottosegretario all’Interno.

Rapidamente furono coinvolte le forze di polizia e dei carabinieri; si utilizzò l’esercito e furono coordinate queste attività di soccorso con quelle dei tanti volontari accorsi. Alla città venne restituita energia elettrica e acqua potabile in pochi giorni. Le opere d’arte vennero messe in salvo e rapidamente si procedette al ripristino delle condizioni precedenti l’alluvione consentendo la normale ripresa delle attività economiche e delle normali attività dei cittadini. Due episodi vanno segnalati: Facevano parte del Governo due ministri fiorentini che si precipitarono in città per interferire con l’opera di soccorso. Remo Gaspari telefonò a Moro e gli disse-caro Aldo richiama a Roma questi due colleghi e proibisci loro di mettere piede in Toscana altrimenti mi dimetto dall’incarico di Commissario del Governo_ Il Presidente del Consiglio fece come gli veniva richiesto. Il quotidiano la Nazione aveva pubblicato alcuni articoli di critiche all’operato del Commissario Straordinario. Gaspari allora si recò dal direttore che all’epoca era Enrico Mattei e gli disse: il tuo giornale non dovrebbe criticare in modo preconcetto il mio operato, vieni un intero giorno con me a vedere come si agisce e poi avrai tutti gli elementi per sostenere le tue opinioni. Mattei accettò l’invito e divenne uno dei maggiori estimatori dell’attività politica di Remo Gaspari. Il buon giudizio sull’operato del commissario straordinario fu sancito dall’attribuzione a Remo Gaspari del premio Bargellini.

Cosa possiamo apprendere da questi episodi? Che Gaspari fece bene, fu rapido ed efficiente creando sul luogo un coordinamento di tutte le forze disponibili e che era determinato ad assumersi tutte le responsabilità ritenendo che l’azione di comando per essere efficace non poteva essere parcellizzata. Inoltre dimostrò rispetto per la libertà di stampa e per il diritto di cronaca dei giornali e si limitò a fornire elementi oggettivi di riscontro ai professionisti della carta stampata. Sulla base di questa buona prova nel gennaio del 1968 Moro lo nominò nuovamente Commissario del Governo per il terremoto del Belice. Anche in questa occasione i soccorsi furono rapidi ed efficienti, a lui non competeva la fase della ricostruzione, Per evitare fenomeni di sciacallaggio che avevano cominciato a verificarsi non si limitò a porre posti di blocco sulla viabilità ordinaria ma isolò una larga zona con un cordone sanitario che presidiava anche i sentieri nei boschi. Una tecnica militare vera e propria. Per tutto il periodo in cui questa azione venne posta in opera non si verificò in quella parte della regione un solo atto delinquenziale. Veniamo ora all’episodio più famoso: quello della tracimazione. Il 28 luglio 1987 si verificò una frana che bloccò il corso dell’Adda. Si formò un invaso di 30 milioni di metri cubi di acqua che avrebbero potuto, cedendo la diga, portare morte e distruzione a valle fino a Como. Basti pensare che la tragedia di Longarone fu causata da un’onda di due milioni di metri cubi. Remo Gaspari, subentrato a Zamberletti, venne subissato di critiche da parte dei partiti di opposizione, dei giornali e anche dalla popolazione locale che era stata suggestionata da questa levata di scudi.

Un attacco che avrebbe potuto atterrare anche un toro se avesse potuto capirlo, ma non Remo Gaspari che si servì della struttura della Protezione Civile utilizzando un team ristretto di esperti molto qualificati.

La soluzione proposta fu di scavare una grande galleria al di sotto del lago per svuotarlo; poiché erano necessari almeno 40 giorni venne messo in opera un sistema di pompe che scaricavano l’acqua che continuava ad arrivare da monte. Ogni cosa sembrava programmata con sicurezza, ma Gaspari chiese _cosa succederà se ci saranno di nuovo forti piogge, tali da superare la quantità d’acqua scaricata dalle pompe? – Che la diga crollerebbe –gli fu risposto- ma questo non può accadere perché negli ultimi cento anni in zona una cosa tale non si è mai verificata. Gaspari però non si sentiva tranquillo e chiese ai suoi tecnici di elaborare una strategia da utilizzare in caso di forti piogge. I valenti consulenti sulla base di modelli sperimentali elaborarono la soluzione della tracimazione, operazione mai tentata prima nel mondo.

C’erano anche tecnici di parere contrario. A metà agosto ripresero le piogge. Gaspari decise per la tracimazione assumendosi la piena responsabilità politica penale e civile con un documento sottoscritto anche nei confronti dei suoi tecnici. Come sono andate le cose è ben noto. Gaspari è stato insignito della cittadinanza onoraria di molti comuni della valle, e il primo monumento che ne ricorda l’azione è stato elevato a Piazza Brembana con una bellissima cerimonia nel 2012. Questa storia ci consente di fare alcune riflessioni. Come al solito Gaspari fu determinato e coraggioso. Si assunse ogni responsabilità e fece lavorare al meglio la struttura che aveva a disposizione. Fu anche eccezionalmente prudente, perché se non lo fosse stato la tecnica della tracimazione non sarebbe stata messa a punto e la diga sarebbe inevitabilmente crollata.

Viste le sue qualità vediamo cosa avrebbe potuto decidere di differente nella situazione attuale. Questo assumendo che nelle decisioni di Conte ci siano stati degli errori perché altrimenti non ci sarebbe nulla da ipotizzare. Conte ha riunito una eccessiva quantità di tecnici talvolta anche in contrasto tra di loro, per le più svariate attività che andavano ad integrare le competenze del Ministero della Salute, e dell’Istituto Superiore di Sanità. Una vera esagerazione, che ha portato alla elaborazione di un numero spropositato di pagine dei vari decreti dove è difficile orientarsi. Gaspari si sarebbe servito di un numero molto più contenuto di esperti, come si sul dire pochi ma buoni, e viste le sue competenze di grande conoscitore dei meccanismi della Amministrazione Pubblica avrebbe rivisto personalmente se non scritto in larga parte il testo dei decreti in modo da dar vita a dei documenti agili, concisi, ben delineati e non contraddittori in ogni loro parte.

La Decretazione del Governo in caso di urgenza è uno strumento costituzionale ma conoscendo il suo grande rispetto per gli aspetti democratici si può presumere che prima di far pubblicare i testi sulla gazzetta ufficiale ne avrebbe, almeno nelle linee generali, fatto una preventiva informativa alle Camere. Sarebbe stato assai sobrio ed attento nella comunicazione, evitando le numerose comparsate a reti unificate o su facebook qualche ora prima della adozione dei provvedimenti. È evidente che lo scopo non era tanto quello di informare i cittadini ma di farsi una propaganda personale. Quello che sicuramente avrebbe evitato, sarebbe stato di abbandonarsi ad una falsa sicurezza. Tutti ricordano cosa Conte dichiarò alla Gruber, che tutto era sotto controllo e non c’era da preoccuparsi. Il ritardo nel prendere i necessari provvedimenti, nel dotare i medici e gli infermieri di mezzi di protezione individuale, quanti morti e malati ha causato in queste benemerite categorie e nella intera popolazione? Gaspari non si sarebbe lasciato sorprendere e avrebbe procurato per tempo mascherine e mezzi di protezione individuale per medici e infermieri.

Anticipatamente si sarebbero prese misure come il distanziamento sociale. I reattivi per i tamponi, se acquisiti in anticipo, non sarebbero mancati. Le azioni contraddittorie, come ammettere nelle scuole i bambini provenienti dalla Cina e poi chiuderle a tutti, sarebbero state evitate. La chiusura dei voli dalla Cina senza il controllo e la quarantena di quanti utilizzavano una triangolazione degli scali sarebbe stata evitata.

Non voglio però sparare sulla Croce Rossa. Quando Gaspari prese le sue decisioni per la tracimazione aveva collezionato 5 legislature, era stato per nove anni ininterrottamente sottosegretario, era stato varie volte ministro in differenti ministeri, aveva alle spalle un grande partito di maggioranza di cui era stato Vice Segretario. Giuseppì invece non è stato eletto neanche presidente dell’assemblea del proprio condominio.

Uso un paragone calcistico e, per non tradire la mia fede giallo rossa, dico che non si può pretendere che Pellegrini e Florenzi giochino come Falcao e Totti. Questi sono i giocatori che abbiamo ora, con questi dobbiamo affrontare le partite ora e che Dio ci assista.

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