Ieri, dal palco del Festival delle Regioni e delle Province Autonome in programma a Venezia fino a oggi, Sergio Mattarella ha lanciato un messaggio chiaro e, come sempre, inequivocabile: l’autonomia regionale è una risorsa, ma richiede equilibrio, collaborazione e rispetto reciproco tra istituzioni. Quello del Presidente della Repubblica è stato un discorso ricco di spunti, pronunciato in occasione del 25° anniversario dell’introduzione dell’elezione diretta dei presidenti di Regione, che ha accompagnato anche il percorso di riforma costituzionale culminato nella riscrittura del Titolo V.
Una riforma che, ha ricordato il Capo dello Stato, ha sancito un principio fondamentale: Regioni, Comuni, Province e Città Metropolitane sono enti costitutivi della Repubblica al pari dello Stato, in virtù della comune derivazione dalla sovranità popolare. Ma ha anche avvertito: “L’autonomia si esercita nel rispetto dei limiti costituzionali e al riparo da sconfinamenti. E senza leale collaborazione non si possono tutelare gli interessi fondamentali della collettività”.
Un’autonomia più matura

Il Festival delle Regioni, che quest’anno si svolge a Venezia, si propone come luogo di confronto tra istituzioni locali e centrali, con l’obiettivo di mettere a sistema le eccellenze regionali e promuovere una cultura politica fondata sull’equilibrio tra innovazione e tradizione. Ospitato dal Presidente del Veneto, Luca Zaia, l’evento ha visto l’intervento del Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, e dei principali rappresentanti degli enti locali. Mattarella ha voluto sottolineare come il principio autonomista sia inscritto nella Costituzione sin dalla sua nascita, ma che solo con la riforma del Titolo V del 2001 esso abbia trovato una piena attuazione. Ma il nuovo riparto di competenze tra Stato e Regioni ha dato vita a una fase iniziale di forte conflittualità, che solo con il tempo, grazie all’opera della Corte costituzionale e al consolidamento della prassi, si è assestata.
“La giurisprudenza della Corte”, ha ricordato il Capo dello Stato, “ha riportato a livelli fisiologici il contenzioso tra i diversi livelli di governo, assicurando stabilità e chiarezza nell’esercizio delle rispettive funzioni”.
Il valore della sussidiarietà e della differenziazione
Mattarella ha poi rilanciato i principi guida dell’autonomia: sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. “Sono criteri che la Costituzione applica alle funzioni amministrative, ma che valgono anche nella distribuzione delle competenze legislative”. In altre parole, l’autonomia funziona quando è calibrata sulle esigenze reali dei territori, senza diventare un pretesto per competizioni sterile o per squilibri istituzionali. “Va riconosciuto che, se ben attuata, l’autonomia può rivelarsi vantaggiosa per le collettività”, ha osservato Mattarella. Ma per esserlo davvero, serve un quadro normativo chiaro, un rapporto costante tra Stato e Regioni e un approccio costruttivo nella gestione delle competenze condivise.
Sanità

Uno dei passaggi più incisivi del discorso presidenziale ha riguardato la sanità pubblica, una delle competenze più rilevanti attribuite alle Regioni con la riforma del Titolo V. Per Mattarella, è inaccettabile che esistano ancora divari profondi tra i diversi sistemi sanitari regionali, che penalizzano milioni di cittadini: “L’esercizio delle rispettive competenze ha un solo fine, doverosamente comune: il diritto alla salute dei cittadini”. Un principio che, nella realtà, si scontra con criticità strutturali come la scarsità di risorse, i costi crescenti e le diseguaglianze territoriali. Per questo, ha esortato a una “strategia unitaria e condivisa tra Stato e Regioni”, capace di garantire una copertura sanitaria universale e un accesso equo alle prestazioni su tutto il territorio nazionale.
Leale collaborazione
Il principio della leale collaborazione è stato il vero cuore del messaggio presidenziale. Richiamato più volte dalla Corte costituzionale e ormai divenuto prassi operativa nelle relazioni tra i diversi livelli di governo, rappresenta l’elemento chiave per garantire l’unità nella diversità del sistema istituzionale italiano. “È un metodo, non solo una norma e va praticato intensamente per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati”. Le sedi istituzionali in cui questo avviene, come le Conferenze Stato-Regioni e Stato-Città, sono strumenti indispensabili, ma da soli non bastano: serve una cultura politica della collaborazione, fondata sulla fiducia e sulla responsabilità, secondo il Capo dello Stato. Un principio che, ha tenuto a precisare, vale per tutte le istituzioni, anche per il Presidente della Repubblica, che si impegna a operare “nel rispetto dei limiti e nella ricerca di intese”.