I negoziati di Istanbul tra Russia e Ucraina si sono aperti ieri senza i principali protagonisti. Né Vladimir Putin né Donald Trump hanno preso parte al tavolo, preferendo inviare delegazioni di secondo livello. Una scelta che ha suscitato reazioni contrastanti e, secondo molti osservatori, ridotto drasticamente le possibilità di progresso reale verso una tregua.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito “ornamentale” la delegazione russa, insinuando che i rappresentanti di Mosca non abbiano alcun potere decisionale. “Sembrano controfigure, non c’è nulla di serio”, ha dichiarato all’arrivo ad Ankara, prima di incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Zelensky ha tuttavia inviato a Istanbul una squadra guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov, incaricata di esplorare le possibilità di un cessate il fuoco. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che “nulla accadrà” nei negoziati finché non incontrerà personalmente Vladimir Putin. Parlando ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, Trump ha liquidato i colloqui in Turchia come privi di sostanza, mentre proseguiva la sua visita diplomatica in Medio Oriente. Al suo posto, Washington ha inviato il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff.
Zelensky: “La Crimea è Ucraina”
Al termine di un incontro durato quasi tre ore con Erdogan, Zelensky ha ribadito la linea ucraina: nessuna concessione territoriale alla Russia. “La nostra Costituzione stabilisce che la Crimea è parte dell’Ucraina. Non possiamo violarla”, ha affermato, aggiungendo che il presidente turco ha confermato questa posizione. Zelensky si è detto pronto a incontrare Putin “non appena la Russia dimostrerà reale volontà di pace”. Da parte sua il presidente turco Erdogan ha confermato la disponibilità della Turchia a ospitare un incontro diretto tra i due leader, “non appena saranno pronti”. Ankara intende mantenere aperti i canali diplomatici e offrire un terreno neutro per eventuali futuri colloqui. La replica del Cremlino non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha definito “patetica” la richiesta di Zelensky di un incontro diretto con Putin. La portavoce del ministero, Maria Zakharova, è andata oltre: “Chi parla di delegazioni ornamentali è un fallito. Un clown”. Zakharova ha poi attaccato i leader europei intervenuti a Kiev il 10 maggio, definendoli “il partito della guerra”. Mosca ha alzato il tiro anche sul piano politico. Lavrov ha ribadito che qualsiasi cessate il fuoco dovrà includere due precondizioni: la “demilitarizzazione” e la “denazificazione” dell’Ucraina. Ha anche escluso ogni ipotesi di presenza militare straniera sul territorio ucraino, accusando la NATO di essere tra le cause profonde del conflitto.
Europa: sanzioni più dure a Mosca
I partner europei, riuniti ad Antalya per un vertice informale della NATO, hanno espresso frustrazione per l’atteggiamento russo. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che la Russia “non vuole la pace”, perché dipende da un’economia di guerra: “Ha bisogno di mantenere un esercito sovradimensionato e un’industria interamente militarizzata”. Tajani ha invocato un rafforzamento del coordinamento tra Unione Europea e Stati Uniti sulle sanzioni. Anche il Regno Unito, per voce del ministro David Lammy, ha lodato l’impegno di Zelensky come “segno concreto della sua volontà di pace” e ha chiesto un cessate il fuoco immediato come primo passo per porre fine al conflitto.
Yermak: “Senza NATO non ci sono garanzie”
Da parte ucraina, il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak ha dichiarato che l’unica vera garanzia per la sicurezza del Paese è l’adesione alla NATO. “Non permetteremo mai che la Russia abbia un veto sul nostro futuro”, ha affermato. Yermak ha ringraziato gli Stati Uniti per il supporto e ha sottolineato che l’Ucraina è pronta a un cessate il fuoco immediato “purché la Russia dimostri reale disponibilità a negoziare”. Ha poi ribadito il valore della mediazione americana, definendo costruttivi gli incontri con Witkoff e il sostegno espresso da Trump. Nel frattempo, secondo fonti della CNN, la Russia starebbe ammassando forze lungo la linea del fronte in vista di una nuova offensiva, con l’obiettivo di conquistare ulteriore territorio nell’Ucraina orientale. “Putin vuole spingersi fino alla periferia di Kiev”, ha riferito un funzionario americano.
Shevchuk invita Papa Leone XIV a Kiev
Anche la Chiesa greco-cattolica ucraina ha fatto sentire la sua voce. Ieri, il capo dell’istituzione, Sviatoslav Shevchuk, ha incontrato Papa Leone XIV in Vaticano, ringraziandolo per l’impegno a favore della pace e consegnandogli gli elenchi dei prigionieri di guerra ucraini detenuti in Russia. Shevchuk ha poi invitato ufficialmente il Pontefice a compiere una visita apostolica in Ucraina, rievocando quella storica di Giovanni Paolo II. “Il popolo ucraino attende il Papa come un segno di speranza”, ha detto. Il Papa ha ribadito il sostegno della Santa Sede e l’impegno a promuovere ogni via di dialogo. Alla fine dell’incontro, Shevchuk ha donato al Pontefice un quadro simbolico del dolore del popolo ucraino, dipinto dal padre di un soldato caduto.