Nel corso del 2024 l’indice delle retribuzioni orarie contrattuali ha registrato un aumento del 3,1% rispetto all’anno precedente, secondo i dati pubblicati nella giornata di ieri dall’Istat. Ma è un incremento che però non si distribuisce in modo omogeneo tra i diversi settori economici: mentre l’industria ha segnato un rialzo del 4,6% e i servizi privati del 3,4%, la pubblica amministrazione è rimasta sostanzialmente invariata a causa del mancato rinnovo dei contratti. Tra ottobre e dicembre 2024 sono stati recepiti due nuovi contratti collettivi, riguardanti i settori dei servizi portuali e tessili, mentre nello stesso periodo nessun contratto è scaduto. Alla fine dell’anno, il numero di contratti in attesa di rinnovo ammontava a 28, coinvolgendo circa 6,6 milioni di lavoratori, pari al 50,8% del totale dei dipendenti italiani. Un dato positivo emerge nel tempo medio di attesa per il rinnovo, che si è ridotto significativamente dai 34,1 mesi di gennaio ai 21,7 mesi di dicembre.
In termini di copertura contrattuale, al 31 dicembre 2024 risultavano in vigore 47 contratti collettivi nazionali che regolavano le condizioni economiche di circa 6,4 milioni di lavoratori, ovvero il 49,2% del totale dei dipendenti. Questi contratti coprivano il 47,3% del monte retributivo complessivo.
Andamento mensile
A dicembre 2024 l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha segnato un aumento dello 0,1% rispetto a novembre, ma una flessione dello 0,6% su base annua. L’industria ha registrato un incremento del 4,8% e i servizi privati del 3,6%, mentre la pubblica amministrazione ha subito una riduzione del 14,1% a causa dell’anticipo dell’indennità di vacanza contrattuale erogato a dicembre 2023. Tra i settori industriali, i maggiori aumenti tendenziali si sono osservati nei comparti metalmeccanico (+6,4%), legno, carta e stampa (+5,3%) e alimentari (+5,1%). Settori come edilizia, farmacie private e telecomunicazioni non hanno registrato alcun incremento, mentre i CCNL del settore statale della pubblica amministrazione hanno subito variazioni negative fino al 20%.
La contrazione delle retribuzioni nel settore pubblico è legata all’anticipo dell’indennità di vacanza contrattuale avvenuto nel 2023. Nel settore privato, invece, la dinamica retributiva si è mantenuta sopra il 4% per il terzo trimestre consecutivo. Nell’intero 2024, le retribuzioni contrattuali hanno registrato una crescita significativa dopo due anni di contrazione in termini reali, beneficiando della bassa inflazione.
Prospettive future
Guardando al futuro, sulla base dei contratti attualmente in vigore, si prevede che l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie aumenterà del 3,0% nella media del primo semestre 2025 e del 2,3% nell’intero anno. Ma senza nuovi rinnovi contrattuali la quota dei contratti attivi scenderà dal 47,3% di dicembre 2024 al 41,1% entro aprile 2025. Alla fine del 2024, la quota di dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale si attestava al 50,8%, invariata rispetto al mese precedente ma in calo rispetto a dicembre 2023 (51,5%). Il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti è sceso a 21,7 mesi, rispetto ai 35,4 mesi di un anno prima.
Nel settore privato, la quota di lavoratori in attesa di rinnovo era pari al 37,1%, stabile rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto al 38,0% di dicembre 2023. Per i lavoratori con contratto scaduto, il tempo medio di attesa era di 10,9 mesi, mentre considerando l’intero settore il dato scendeva a 4,1 mesi.