Il nuovo rapporto demografico diffuso ieri dall’Istat al termine del 2023 conferma una realtà già nota, ma non meno allarmante: l’Italia sta invecchiando. La popolazione media ha raggiunto i 46,6 anni, con un bambino sotto i 5 anni ogni sei persone sopra i 65 anni. È di certo un trend che solleva serie questioni sulle prospettive economiche, sociali e culturali del Paese. Con 58.971.230 abitanti censiti al 31 dicembre 2023, la popolazione italiana continua a diminuire. Rispetto al 2022, il calo è di 25.971 unità, pari allo 0,4 per mille. Il dato non è omogeneo: il Sud (-3,7 per mille) e le Isole (-3,8 per mille) registrano le perdite più significative, mentre il Nord-ovest (+2,3 per mille) e il Nord-est (+2,0 per mille) mostrano leggeri incrementi. Al livello regionale, spicca il forte calo della popolazione in Basilicata (-8,1 per mille), contrapposto all’aumento della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (+6,3 per mille).
L’invecchiamento è evidente in tutto il territorio nazionale: gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 24,3% della popolazione (24% nel 2022), mentre i giovani sotto i 14 anni scendono al 12,2% (dal 12,4% del 2022). La Campania si conferma la regione più giovane con un’età media di 44,2 anni, mentre la Liguria, con 49,5 anni di media, rimane la più anziana.
Un’economia demografica fragile
L’invecchiamento della popolazione influisce profondamente sul sistema economico e sociale italiano. Con una media di 5,8 anziani per ogni bambino, il Paese deve affrontare la sfida di garantire un equilibrio sostenibile tra forza lavoro e pensionati. Inoltre, l’indice di vecchiaia – che misura il rapporto tra over 65 e under 14 – è salito al 200% nel 2023, rispetto al 193% dell’anno precedente e al 149% del 2011. Nonostante il calo complessivo della popolazione, le dinamiche migratorie hanno un ruolo fondamentale nel mitigare questa tendenza. Al 31 dicembre 2023, i cittadini stranieri rappresentano l’8,9% della popolazione totale, con un incremento di 112mila unità rispetto all’anno precedente. La componente straniera risulta più giovane, con un’età media di 36,8 anni, e costituisce una risorsa cruciale per il mercato del lavoro.
Declino delle nascite
Il numero di nascite è sceso ulteriormente nel 2023, con 379.890 bambini, segnando una diminuzione del 3,4% rispetto all’anno precedente. Questo calo riflette sia la riduzione della popolazione femminile in età fertile che la tendenza a posticipare la maternita. L’età media al parto è aumentata a 32,5 anni, con le donne italiane che partoriscono in media a 33 anni, contro i 29,6 anni delle donne straniere. Il numero medio di figli per donna è sceso ulteriormente a 1,20 nel 2023, segnando un nuovo minimo storico. Le regioni con il tasso di fecondità più alto, come la Provincia Autonoma di Bolzano (1,57 figli per donna), mostrano comunque un calo rispetto agli anni precedenti. La Sardegna, con un tasso di 0,91 figli per donna, è il fanalino di coda.
La diminuzione naturale della popolazione – con 379.890 nascite a fronte di 671.065 decessi – viene in parte compensata dalla dinamica migratoria positiva. Nel 2023, il saldo migratorio è stato di 281.220 unità, il più alto degli ultimi 12 anni. L’aumento degli ingressi dall’estero (+7,0% rispetto al 2022) è attribuibile principalmente ai cittadini stranieri, con il Bangladesh, l’Ucraina e l’Albania tra i principali Paesi di provenienza.
La sfida
Il censimento rivela che il calo della popolazione colpisce soprattutto i piccoli Comuni. Tra quelli con meno di 5mila abitanti – che rappresentano il 70% dei Comuni italiani – il 60,8% registra un saldo negativo. Questi territori ospitano solo il 16,4% della popolazione nazionale e sono particolarmente vulnerabili all’invecchiamento e all’emigrazione giovanile. In controtendenza, i grandi Comuni con oltre 100mila abitanti mostrano segnali di crescita, con 25.789 residenti in più rispetto al 2022.
L’invecchiamento della popolazione ha profonde implicazioni sociali. La maggiore longevità delle donne – che rappresentano il 57% della popolazione over 80 e il 75% degli ultra novantacinquenni – acuisce il divario di genere nella struttura demografica. Inoltre, la crescita della componente straniera introduce nuove sfide di integrazione, ma anche opportunità per un tessuto sociale più dinamico e inclusivo.
Le prospettive per il futuro
“Il futuro dell’Italia dipende dalla capacità di invertire il trend demografico” ha dichiarato un portavoce dell’Istat. “Senza un intervento deciso, l’invecchiamento rischia di compromettere la sostenibilità del sistema sociale ed economico”.