domenica, 22 Dicembre, 2024
Economia

Sileoni (Fabi): Contratti e stipendi più alti non solo per i bancari ma per 7 milioni di lavoratori

Battere l’inflazione si può, basta aumentare gli stipendi e fermare le speculazioni.
La ricetta che segna una discesa in campo pragmatica e di impegno sociale, arriva inaspettata dalla Federazione autonoma bancari italiani, che dopo aver messo a punto una rivendicazione salariale di 435 euro al mese per i 280 mila lavoratori del settore, guarda fuori dal proprio steccato. L’idea giusta è quella annunciata dal presidente Lando Maria Sileoni, (confermato segretario generale della Fabi col 98,2% delle preferenze, pari a 102.068 voti), che su contratti e speculazione puntualizza: “Aumentare gli stipendi e controllare prezzi. Nella lotta all’inflazione non basta la stretta monetaria”. La svolta della Fabi, che in queste ore ottiene una straordinaria presa sul mondo sindacale e mediatico, è illustrata dal leader dei bancari che individua: “nell’aumento degli stipendi”, lo strumento più efficace e diretto contro l’inflazione.

Stipendi, aumenti per tutti

Sileoni conferma che c’è da agire, non solo per i bancari che già vedono gli aumenti in busta paga, ma per tutti i lavoratori. Una coralità che indica l’impegno sindacale della Fabi estesa a tutto campo.
“Nel settore bancario”, ricorda  Sileoni, “abbiamo avviato il negoziato con l’Associazione bancaria italiana per il rinnovo del contratto nazionale di 280 mila lavoratrici e lavoratori chiedendo alle banche 435 euro di incremento medio mensile da distribuire in più rate per tutta la durata del prossimo contratto; ma in Italia altri 7 milioni di lavoratori hanno i contratti scaduti e vanno tutti rinnovati con riconoscimenti economici adeguati al nuovo costo della vita”. Stipendi più alti in prima istanza, ma non basta, serve  anche il pugno duro contro le tante speculazioni sui prezzi che fioriscono ovunque, dalla benzina al carrello della spesa. L’altro strumento necessario per la Fabi a contrastare energicamente l’inflazione “si basa su un maggior controllo dei prezzi da parte delle istituzioni, sia italiane sia europee”, propone la Fabi, “accompagnando le verifiche con l’introduzione di sanzioni a carico di chi specula causando danni economici alle famiglie e sta aumentando il disagio sociale”.

Potere d’acquisto giù

La determinazione della Fabi poggia, come d’altronde sono abituati i bancari, al grande rispetto di numeri e cifre. La Federazione calcola che la quota delle rate rispetto al reddito disponibile è passata dal 9,50% del 2019 al 10,55% di marzo scorso e, visti i successivi aumenti del costo del denaro, questa percentuale, è destinata salire. Oltre alle spese obbligate come mutui, benzina e cibo, i cittadini subiscono le sventagliate di rincari, che la Federazione autonoma bancari giudica insopportabili. L’allarme è sulla caduta del potere d’acquisto delle famiglie italiane che subiscono anche dell’aumento dei tassi. Si calcola che con il costo del denaro ulteriormente aumentato al 4 per cento, si sia già innescato un ulteriore effetto domino sui rincari. La preoccupazione della Fabi è indicata in un rapporto sui tassi, diocesi prevede come  sia in arrivo uno “shock finanziario”  per le famiglie.

Ecco come salgono i costi

Illustra nel merito la Fabi: “Comprare un’automobile a rate, per esempio un modello da 25 mila euro, potrebbe costare, nel caso di un finanziamento decennale a un tasso del 12,7%, oltre 8 mila 200 euro in più rispetto al 2021”. Secondo esempio, per una lavatrice da 750 euro acquistata interamente a rate, con un finanziamento da 5 anni, il costo totale passa da 942 euro a 1.074 euro, con una differenza complessiva di 132 euro (+28,1%) rispetto ai tassi di fine 2021. La Federazione entra anche in quali territori, gli aumenti sono più duri da sopportare. I tassi praticati dalle banche sono più salati per le famiglie italiane che vivono nel Sud, nelle Regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia. Nelle Isole, la media dei tassi d’interesse è del 4,23% e nel Mezzogiorno è al 4,18%, contro il 4,10% del dato nazionale.

Sud e isole costi più alti

A illustrare come stanno le cose è ancora il segretario dei bancari. “Le differenze territoriali sul costo dei mutui dipendono da alcuni fattori di rischio”, spiega Lando Maria Sileoni, “il Sud e le Isole sono, purtroppo, più indietro economicamente rispetto al Nord. I numeri dei fallimenti di imprese o di difficoltà economica sono numericamente più rilevanti e le famiglie faticano a pagare le rate dei prestiti e dei mutui. Per le banche il fattore rischio quindi è maggiore”, osserva il leader della Fabi, “anche se in questi ultimi tempi c’è più disponibilità da parte degli istituti di credito e più sensibilità rispetto a prima ai problemi di famiglie e imprese”.

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