Presso i Cantieri culturali della Zisa, è stata presentata la seconda edizione di Sicilia Carbon Free, il progetto di Legambiente che punta a raggiungere l’obietto di emissioni zero nel 2040 grazie alla promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Ad illustrarla, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente e Anita Astuto, responsabile progetto Sicilia Carbon Free. “Anche quest’anno il progetto coinvolgerà tanti attori, dal mondo delle professioni tecniche, delle aziende, dei decisori politici, fino a quello della scuola. L’iniziativa vuole essere un momento in cui, in modo gioioso, affrontare il tema della sobrietà energetica – su come risparmiare energia ottenendo benefici per la salute e per l’ambiente e su come attrezzarsi per quella transizione ecologica di cui tutti parlano ma pochi sanno come attuarla e con quali strumenti.”, dichiara Anita Astuto. “La nostra campagna è uno strumento pensato per affrontare un tema complesso come la lotta alla crisi climatica interloquendo con le istituzioni, i tecnici e i cittadini. Quando parliamo di decarbonizzazione è bene ricordare luoghi come Gela, il siracusano e Milazzo dove sono evidenti i danni fatti dalle fonti fossili. La Sicilia è, inoltre, una delle aree dell’Europa mediterranea a maggior rischio desertificazione con tutte le conseguenze gravi che possono gravare su un settore produttivo importante come quello agricolo” dichiara Stefano Ciafani. “È necessario comprendere che realizzare impianti a fonti rinnovabili è anche un’azione di pace, perché se l’Italia e l’Europa fossero indipendenti dal gas russo, avrebbero un ruolo diplomatico differente nell’attuale guerra. C’è anche un fronte occupazionale importante: il nuovo triangolo industriale dei prossimi 20 anni può avere come uno dei vertici la Sicilia. Se dal governo nazionale e regionale arriveranno le giuste decisioni, in Sicilia si faranno tanti impianti industriali, come l’eolico a terra e off shore, agrivoltaico sui terreni agricoli e fotovoltaico sui tetti, oltre a tante comunità energetiche” ha aggiunto. “Tutti dovranno essere progettati, costruiti, gestiti e manutenuti, i figli del sud rimarranno qui a lavorare e si invertirà il flusso migratorio che fino ad oggi c’è stato verso il nord. Ma serve un cambio culturale: serve fare la pace con le rinnovabili, un cambio culturale della regione, delle amministrazioni locali, delle sovrintendenze ed una parte delle associazioni ambientaliste” ha concluso.